La Gazzetta dello Sport

Spalletti è già pronto «Non è stato facile Adesso viene il bello»

Il c.t. è felice: «Non c’era nulla di semplice. Abbiamo avuto molte occasioni nel primo tempo, nel finale si è giocato meno a calcio. Il rigore? Cristante non ha pestato il piede di Mudryk»

- di Andrea Elefante INVIATO A LEVERKUSEN (GERMANIA)

Abbiamo fatto una buona gara, nel primo tempo potevamo mettere al sicuro il risultato

L. Spalletti

C.t. Italia

Poi la gara è diventata fisica, ma non è stato più calcio: l’Ucraina ha fatto vedere di essere quadrata

«Ci sono nato e cresciuto, in situazioni così». Luciano Spalletti esce dall’abbraccio che dal prato si è trasferito all’interno della BayArena con la faccia e le parole non del sopravviss­uto, ma di chi si prepara a vivere: notti meno sofferte di questa. «Adesso viene il bello», sorride. E forse gli verrebbe da aggiungere qualcosa, qualcos’altro avrebbe da dire, ma questo «è il momento nel quale ci si dice sempliceme­nte bravi. E per questo ho salutato tutti i miei collaborat­ori, il presidente e tutto l’entourage della federazion­e: eravamo tutti attaccati a questo risultato». Bravi lo ha detto anche a tutti i suoi giocatori, quasi uno per uno, quando Gil Manzano fischiando la fine ci ha detto che giocheremo il prossimo Europeo, dopo aver bigiato due Mondiali. Avere il destino nelle mani non ci scotta più. Stavolta l’Italia lo ha afferrato come le aveva chiesto il suo c.t.: senza paura di bruciarsi. Un altro tabù esorcizzat­o, dopo quello della Macedonia. La sola parola, spareggi, evocava ricordi da stomaco in fiamme: ma a volte c’è due senza tre, e questo ce lo siamo evitato.

Dice Gravina Come promesso, ha detto il presidente della Figc, Gabriele Gravina: «Avevamo preso un impegno con tutti gli italiani. Dopo una serie di ferite sportive e tecniche subite nel tempo, oggi abbiamo mantenuto la parola. Nello spirito di questi ragazzi non è cambiato molto. Abbiamo recuperato fiducia e la voglia di essere una squadra speciale. Ci stavamo affievolen­do, stavamo perdendo entusiasmo e grazie a Spalletti abbiamo recuperato quell’incantesim­o: onore e merito a Luciano nell’aver voluto in maniera decisa, ferma e con gioia e serenità aver dato questa fisionomia alla squadra che stasera ha mostrato vedere sul piano tecnico e caratteria­le».

Non era più calcio Non è stato facile, è servito anestetizz­are anche un po’ di paura, ma la cosa non ha meraviglia­to Spalletti: «E’ dal primo giorno che sono arrivato che si dice che questa partita sarebbe stata fondamenta­le, come qualificar­si all’Europeo. Dovevamo per forza qualificar­ci e quando si ha il fiato sul collo di tante situazioni non è facile, come non è facile subentrare e fare subito le scelte giuste: ora penso di sapere qualcosa di più. Avevo accettato questo incarico per qualificar­mi, non per trovare scuse se non ci fossimo qualificat­i, e dunque era un dovere qualificar­ci». Non è stato facile perché «non c’era nulla di facile in questa partita e non c’è mai nulla di scontato, nel calcio. Abbiamo giocato una buona partita, con molte occasioni nel primo tempo per mettere al sicuro il risultato. Poi la partita è diventata più sporca, piu fisica e ho messo gente fisica, a partire dai centravant­i che avevo lasciato fuori apposta nel primo tempo. Ma a quel punto non si è giocato più a calcio e non c’era più bisogno neanche di un giocatore come Politano, che pure avevo appena messo. Ma in quel momento serviva altro e io le sostituzio­ni, quando mi servono, le faccio. Come avevo fatto con Raspadori. Bisognava essere più bravi a tenere la palla sulla linea d’attacco, ma l’Ucraina - lo sapevamo - è una squadra attrezzata, che ci ha dato filo da torcere e ha fatto il suo dovere fi

Conosce il calcio più di tutti, ogni suo movimento è finalizzat­o alla giocata di tutta la squadra

Recupera e aggredisce, ha grande energia ma deve ancora migliorare nelle letture del gioco

no in fondo. Il rigore? Cristante ha messo il piede accanto a Mudryk, non lo ha pestato».

Test duri Ora, da qui a giugno, Spalletti avrà l’aiuto di due amichevoli a marzo: «E le voglio più difficili possibili, perché quello sarà il livello che dovremo affrontare. E anche perché ci sono giocatori che non giocano le coppe e hanno bisogno di provare il morso del lupo vero». Così avrà il tempo di architetta­re un’Italia più vicina alle sue visioni: «Il lavoro vero inizia adesso. Ma intanto abbiamo evidenziat­o conoscenze che saranno importanti. E anche inserito giocatori che non avevo potuto vedere prima come Buongiorno, che ha fatto vedere di essere un campione». Fra le missioni di ieri sera, e subito dopo la primissima che era qualificar­si per l’Europeo, il c.t. ne aveva messa un’altra a cui tiene non poco: è il momento giusto per far innamorare gli italiani, aveva detto. Forse l’Italia ieri sera ha iniziato a cogliere l’attimo anche per questo.

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AFP/EPA/LAPRESSE 1 1 Nicolò Zaniolo braccato da Roman Yaremchuk 2 La grinta di Gianluca Scamacca, subentrato a Giacomo Raspadori 3 Moise Kean contro Oleksandr Tymchyk
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L. Spalletti C.t. Italia
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Il commissari­o tecnico dell’Italia Luciano Spalletti, 64 anni
GETTY Grinta azzurra Il commissari­o tecnico dell’Italia Luciano Spalletti, 64 anni
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su Giacomo Raspadori

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