La Gazzetta dello Sport

SPALLETTI FUORICLASS­E STIAMO DIVENTANDO UNA VERA SQUADRA

- di ANDREA DI CARO

Chi vorrà trionfare in Germania nel 2024, dovrà vedersela anche con i Campioni d’Europa. Ci saremo anche noi a difendere il titolo conquistat­o nel 2021. Ci arriviamo al termine di una partita sofferta, maschia, tesa contro una Ucraina generosa e tosta: avevamo due risultati su tre, ma ci siamo giocati la partita per vincerla almeno per 70’, poi alla fine abbiamo abbassato il baricentro, chiuso gli spazi e dobbiamo dire grazie a una svista di arbitro e Var che hanno negato un rigore all’Ucraina all’93’. Cristante non cerca Mudryk, ma l’impatto c’è. Se non lo avesse assegnato a noi un rigore così ne avremmo parlato molto a lungo. Prendiamoc­i il regalino, evitiamo gli spareggi e prepariamo­ci a vivere un mese di giugno (e speriamo di luglio…) tinto d’azzurro. Sapevamo che non sarebbe stata una passeggiat­a qui a Leverkusen, anche se eravamo convinti di poter vincere, vista la superiorit­à tecnica. Il pari però è arrivato al termine di una partita “seria”, di lotta e di governo. Siamo partiti piano, abbiamo preso il pallino del gioco a metà primo tempo, abbiamo avuto le occasioni per passare. Nella ripresa abbiamo tenuto il campo, creato meno, ci siamo difesi, abbiamo lottato, sofferto. C’è stato un po’ di tutto, in una gara che non può certo definirsi spettacola­re e neanche epica, ma è stata molto intensa. La posta era altissima. Quindi prendiamo il buono che c’è stato e accontenti­amoci. Volevamo almeno un punto, lo abbiamo preso. L’Italia di oggi è questa, non siamo nettamente superiori a molte altre Nazionali e sicurament­e siamo inferiori a qualcuna. Ma stiamo diventando squadra. Dobbiamo migliorare e crescere ancora molto per essere protagonis­ti all’Europeo, ma ora possiamo impostare i prossimi mesi con serenità. Tiriamo un sospiro di sollievo: il traguardo è stato raggiunto. Contava quello. Non dimentichi­amoci il caos di ferragosto, la fuga di Mancini, la classifica penalizzan­te, la caccia al tecnico giusto in pochi giorni, Spalletti subentrato in corsa che ha dovuto rimettere le mani in tante cose. E ha fatto il massimo. Se fossimo finiti agli spareggi e addirittur­a se non ci fossimo qualificat­i, sarebbe saltato il banco con i suoi vertici. Questa qualificaz­ione ci permette ora di programmar­e e di mettere a fuoco i punti fermi di una squadra che ha in Barella e Chiesa due alfieri (anche ieri sono stati i migliori in campo, come con la Macedonia), in Dimarco e Di Lorenzo due terzini solidi, in Bastoni un ottimo centrale, in Raspadori un giocatore di grande talento, in Donnarumma un portiere top. Li abbiamo citati in ordine sparso. Dobbiamo contare sulla crescita di Locatelli, Zaniolo, Scamacca, Kean e Frattesi, sulla tenuta di Jorginho e Acerbi… E via via gli altri. Ma soprattutt­o contiamo su Luciano Spalletti, l’unico vero fuoriclass­e che abbiamo. A lui dobbiamo un sentito grazie: prendere l’Italia in quel momento storico è stato un onore, ma anche un onere. In tre mesi ha fatto un lavoro enorme. Ha ripreso la bandiera caduta a terra e l’ha riportata sul cuore, ha mostrato subito una guida salda, idee chiare, fatto scelte, imposto regole, ridato entusiasmo, mostrato di essere un leader, rassicurat­o l’ambiente. Gli è stato chiesto: «Luciano, portaci agli Europei». Lo ha fatto. Riavvolgen­do il nastro: esordio così così in Macedonia. Ha giocato e vinto bene in casa con Macedonia, Ucraina e Malta. È stato battuto nettamente in Inghilterr­a. A petto in fuori qui nell’ultima a Leverkusen. Undici punti in sei partite: ne servivano quattro nelle ultime due. Li ha presi. Non è il momento di spaccare il

In tre mesi il tecnico ha fatto un lavoro enorme. Ha ridato entusiasmo e imposto regole precise: adesso possiamo continuare con serenità

capello con analisi tecnico-tattiche. Per l’Italia non qualificar­si sarebbe stato un disastro senza precedenti dopo aver già saltato il Mondiale. Adesso Luciano, assorbita la prima grande soddisfazi­one, si rimetterà al lavoro più di prima. Sa che il difficile viene ora: l’Italia deve crescere. In Germania ci saranno avversarie molto più temibili di quelle – Inghilterr­a esclusa – affrontate nel nostro girone. Servirà tanto di tutto. Ma ci saremo anche noi. Da campioni d’Europa.

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L’esultanza di Kean, Dimarco e Zaniolo dopo il fischio finale di Ucraina-Italia. Lo 0-0 qualifica la Nazionale di Spalletti all’Europeo 2024
Eurogioia L’esultanza di Kean, Dimarco e Zaniolo dopo il fischio finale di Ucraina-Italia. Lo 0-0 qualifica la Nazionale di Spalletti all’Europeo 2024
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