IL MONDOA ROVESCIO
RIVOLUZIONE FINITA QUARANT’ANNI DOPO IL COLPO A DUE MANI SI È PRESO IL TENNIS
EEra considerato d un gesto tecnico solo per donne, con l’evoluzione del gioco ha spodestato ato la più elegante nte delle esecuzioni zioni
Il colpo delle femminucce. nucce. Non erano teneri, i puristi,ti, quando dovevano commentareare le gesta dei pochi giocatori chee nell’epoca classica del tennis, cioè fino a metà degli anni 70, usavano s avano en- entrambe l emani per colpireolpire di rovescio. Tenere l’ impugna tu ragnatura con tutti e due gli arti era definito, insomma, un sintomo dii debolezza di fronte al rovescio a una mano sola, che la fantasiaa di alcuni scrittori aveva definitoito come il «colpo della lussuriaa» e certa-certamente il più elegantete dei gesti bianchi. Nel dicembree del 1983, trai primi 40 della classificassi fica difi- fine anno appena otto o giocatori portavano in dote il rovescio bi-bimane; a dicembre 2023,023, esatta-esattamente 40 anni dopo, la rivoluzione si è di fatto compiuta, perché tra i top 40 la proporzione si è capovolta, e sono soltanto quattro i tennisti che eseguono il rovescio a una mano, esemplari ormai in via d’estinzione.
I precursori Una lunga marcia iniziata con Jimmy Connors e Chris Evert a metà degli anni 70, appunto, e portata alle estreme conseguenze da Björn Borg: sono stati i loro successi Slam, in particolare sull’erba, a invertire la tendenza, a scolpire il rovescio a due mani sul basamento del tennis moderno, sdoganandolo definitivamente e convincendo a poco a poco tecnici e atleti che il controllo del colpo, la sua efficacia e la sua potenza rappresentavano doti migliori dell’estetica e della complessità dell’esecuzione. C’erano già stati, è vero, interpreti della filosofia bimane. E noi italiani possiamo vantare uno dei più grandi pionieri in materia, Beppe Merlo, semifinalista al Roland Garros nel 1955 e nel 1956, da qualcuno considerato addirittura l’inventore del rovescio a due mani, anche se si trattava di un’esecuzione del tutto particolare, con la seconda mano tenuta a metà del manico della racchetta. Prima di lui, erano stati bimani Vivian McGrath, australiano che nel 1937 vinse lo Slam di casa ma che era molto forte anche sulla terra battuta, e il connazionale John Bromwich, che invece vinse
Wimbledon nel 1939 e nel 1946. A due mani (anche con il dritto) giocava pure l’ecuadoriano Pancho Segura, costretto all’insolita impugnatura dal rachitismo che gli aveva indebolito i muscoli da bambino e poi straordinario giocatore nel circuito professionistico per tutti gli anni 50. Si trattava tuttavia di eccezioni, seppur di altissimo livello, che non potevano certo intaccare la tradizione di uno sport nato con l’esecuzione del rovescio a una mano e disputato, fino a tutti gli anni 60, per la maggior parte della stagione su campi in erba, dove il rimbalzo più basso richiede impatti e tagli più facili da eseguire con il rovescio classico.
L’evoluzione Proprio i trionfi a Wimbledon dei già citati Connors e Borg (e con loro della Evert) dimostrarono che anche con il colpo bimane si potevano gestire le insidie dei prati, con il vantaggio di essere più competitivi nella risposta al servizio e sui rimbalzi ravvicinati. Inoltre il rovescio a due mani era più facile da insegnare e da eseguire, e con l’evoluzione del gioco verso il top spin esasperato di inizio anni 90 ha risposto alla perfezione alle esigenze di colpire con più potenza e più accelerazione, un percorso poi definitivamente esaltato dai materiali delle nuove racchette. Non è un caso che pure alcuni degli ultimi interpreti del rovescio tradizionale, da Pete Sampras a Dominic Thiem e passando pure per Roger Federer, iniziarono con quello bimane per poi convertirsi attorno ai 14 anni, quando si deve completare il salto tra l’attività giovanile e l’aspettativa di una carriera da potenziali campioni. Proprio il Divino svizzero, con la sua magistrale esecuzione, ha rappresentato forse l’ultimo corifeo del rovescio a una mano, e sul suo esempio la generazione successiva non ha perlomeno dimenticato che un altro mondo è possibile. È il caso dello statunitense Christopher Eubanks, uno dei quattro superstiti presenti nel ranking 2023, che scelse di giocare il colpo classico proprio per imitare Roger, ma se potesse tornare indietro seguirebbe la religione imperante. Tra le donne, ormai praticamente nessuna gioca più il rovescio a una mano, perché non supporta più la potenza richiesta dal gioco, mentre secondo i pronostici di molti tecnici tra dieci anni scomparirà anche tra gli uomini. E la clava avrà definitivamente travolto il fioretto.
Musetti all’antica Analisi sui top 40: nell’83 lo giocavano in 8, oggi sono 36. A una mano solo Tsitsipas, Eubanks, Dimitrov e Musetti
«Gioco a una mano perché volevo imitare Federer, ma se tornassi indietro sceglierei quello a due mani»