Le chiavi della svolta Facile da insegnare garantisce potenza e angoli imprevedibili
► Ai bambini viene subito naturale l’impugnatura a due mani ► Negli ultimi trent’anni, il miglior rovescio a una mano è di Wawrinka
Da esecutore del rovescio a una mano, ho assistito con ovvia apprensione all’evoluzione del gioco verso l’utilizzo quasi esclusivo del colpo bimane, come se privassero il mio sport dell’essenza che lo contraddistingueva. Ma senza lasciarsi trasportare dal romanticismo, e analizzando invece le ragioni tecniche legate a questa rivoluzione, si comprende come il percorso sostanzialmente iniziato da Connors e Borg non poteva che sfociare nel trionfo dell’esecuzione a due mani.
Le ragioni Innanzitutto, è quella più facile da insegnare ai bambini e quella con cui si sentono più sicuri, potendo ovviare con la presa alla mancanza di forza atletica in una fase della crescita in cui non sono ancora sviluppati muscolarmente. Poi, con il passare del tempo, a questi vantaggi si aggiunge la consapevolezza di poter imprimere molta più potenza alla palla, tra l’altro con il vantaggio di un miglior controllo del colpo anche grazie alle nuove racchette. Inoltre, la presa bimane consente di piegare il polso con molta più flessibilità e quindi di trovare nelle traiettorie di gioco angoli acuti molto più marcati e imprevedibili rispetto al rovescio tradizionale. Dal punto di vista della biomeccanica (mi riferisco ai giocatori destrorsi), l’esecuzione classica richiede lo scivolamento sulla gamba destra e il piegamento del busto in avanti, con la conseguenza di perdere un passo prima di ritrovare la posizione da cui controbattere alla replica dell’avversario, un problema che non si pone con il rovescio a due mani, dove a scivolare è la gamba sinistra ed è possibile effettuare l’open stance, cioè l’esecuzione frontale, da cui recuperare immediatamente il passo effettuato con l’esecuzione del colpo. Inoltre, mentre il rovescio a una mano rende complicato maneggiare le palle alte sulla spalla dalla parte sinistra, a cui è possibile far fronte solo con un colpo tagliato, quello bimane permette al giocatore di spingere anche su quel tipo di soluzioni proposte dall’avversario per metterlo in difficoltà. Non è un caso, infatti, che contro gli ormai pochi tennisti provvisti di rovescio a una mano, i rivali propongano nei loro turni di battuta servizi tagliati a uscire con traiettoria alta, la cui unica contromisura è rappresentata da una risposta tagliata che non ti consente comunque di guadagnare campo. Non c’è dubbio che l’eleganza del gesto classico (pensiamo a Federer) rimanga più impressa negli occhi e nel cuore, ma con l’evoluzione del tennis i vantaggi del rovescio a due mani sono troppo accentuati perché la tendenza addirittura non si consolidi ulteriormente fino alla definitiva scomparsa degli esecutori a una mano sola, peraltro quasi certificata dalle classifiche: appena quattro tra i primi 40 del mondo giocano il colpo tradizionale, e di questi Musetti è indubbiamente il più elegante ed efficace. Se dovessi stilare una classifica dei migliori rovesci a una mano da trent’anni a questa parte, cioè da quando il cambiamento si è messo in moto diventando inarrestabile, più ancora di Federer premierei Wawrinka e nel consesso inserirei anche Thiem (che peraltro da ragazzino era bimane) e Gasquet. A proposito di Stan, che riesce ad imprimere al colpo una frustata straordinaria, sarebbe bello possedere una macchina del tempo e tornare ai suoi inizi, convincendolo a giocare il colpo con due mani. Non avremo mai la riprova, ma sono convinto che ci saremmo trovati di fronte a una macchina da guerra in grado di rivaleggiare con i Big Three più di quanto non sia comunque riuscito a fare con eccellenti soddisfazioni.