AVANTI ITALDONNE MA ORA SERVIRANNO PIÙ CARICA E VISIBILITÀ
Quattro anni e qualche mese in altalena. L’inaspettato paradiso dei quarti di finale raggiunti al Mondiale nel 2019, il crollo all’Europeo, la delusione mondiale in Australia e Nuova Zelanda, nel bel mezzo di un cambio generazionale e di una rivoluzione non riuscita. Poi l’ingresso nella Lega A della Nations League, il salotto buono del calcio femminile europeo, e i timidi segni di risveglio che sono diventati un crescendo. L’Italia delle ragazze ha mantenuto la posizione dopo tante delusioni e avere ottenuto la permanenza in A senza neppure dover passare dallo spareggio è un successo che pesa, soprattutto se si pensa che allo spareggio è finita la Svezia, numero uno nell’ultimo ranking.
Quello che aveva provato a fare Milena Bertolini è riuscito poi a Andrea Soncin, con uno strappo in panchina per il quale il presidente federale Gravina era stato anche sommessamente criticato.
Invece il risultato di Parma dimostra che la scelta non era sbagliata: dopo tanti anni, alla fine di una storia prima felice, poi un po’ triste e desolata, serviva un tocco di discontinuità che consentisse la svolta: è capitato spesso nella storia dello sport e questo non toglie nulla al valore del lavoro di Milena Bertolini. Poi, Soncin, sulla panchina che nessuno pareva volere. Vox populi, e non sempre la voce del popolo racconta la verità, ma è innegabile che ci fossero molti nodi da sciogliere per trovare il c.t. giusto e quei nodi si sono sciolti strada facendo, dalle prime uscite a Castel di Sangro fino ai sette punti conquistati in tre partite. Non è stata e non sarà mai una questione di sistemi di gioco: l’Italia delle ragazze aveva bisogno di insegnamenti diversi, ma anche della freschezza di alcune protagoniste nuove o ritrovate, come Michela Cambiaghi e Sofia Cantore, Laura Giuliani e Valentina Bergamaschi. Aveva bisogno di migliorare le capacità atletiche, e in queste partite qualcosa si è visto. Soncin ha portato le sue idee e ha trovato un posto anche per Sara Gama, guru rimasta a lungo in panchina, ma con il sorriso.
Ora però ci sarà bisogno d’altro per consolidarsi. Servirà costanza, servirà l’impegno economico della Figc e quello dei grandi club. E a questo proposito, il derby di Milano giocato all’Arena davanti a migliaia di persone è una specie di pietra miliare anche per il campionato che a volte balbetta. Le ragazze del calcio
hanno bisogno di visibilità, devono imparare a trovarla, ma devono anche essere aiutate. A Parma il colpo d’occhio era diverso da quello della partita in Spagna, con un impianto da 12 mila posti praticamente esaurito per le
campionesse del mondo. Si sa, i risultati aiutano, poi serve altro: un cambio di filosofia, un approccio culturale differente. «Questo per me non è calcio femminile: è calcio», ha ripetuto spesso Andrea Soncin da quando è stato ingaggiato.
Ha l’entusiasmo che serve per riuscire nell’impresa di far compiere alle ragazze azzurre l’ultimo step, il più importante, quello che poi porta le bambine nei vivai. Questa Nazionale mista di giovani e senatrici ha tutto per riuscirci, e lo ha dimostrato.
Nations League okay, le azzurre del calcio possono aiutare il movimento a crescere