La Gazzetta dello Sport

La favola di Siria e Palestina per la prima volta agli ottavi

I palestines­i con i familiari a Gaza sotto le bombe: «Noi un simbolo, la nostra voce per la pace»

- di Iacopo Iandiorio AFP

Siria martoriata 13 anni di guerra civile, un milione di morti, circa 15 milioni di profughi, eppure vince ancora

Due vittorie storiche, due prime volte. Due sorrisi su popoli martoriati dalle guerre. Ieri in Coppa d’Asia Siria e Palestina hanno vinto i loro ultimi match dei gironi e per la prima volta, entrambe, sono avanzate agli ottavi, fra le migliori terze. Addirittur­a, la Palestina ha conquistat­o per la prima volta un successo in Coppa d’Asia, alla terza partecipaz­ione e al 9° match, contro Hong Kong per 3-0. E non paia un’impresa da poco: Cina e India, per dire, quasi 3 miliardi di abitanti insieme, sono già fuori.

Miracle In Palestina si grida al miracolo. Non soltanto per la vittoria di ieri quanto per il pass strappato per gli ottavi di finale, merito anche del c.t. tunisino Makram Daboub, 51 anni, alla guida dal giugno 2021 e prima allenatore dei portieri palestines­i per un decennio. Col campionato fermo dal tragico 7 ottobre, giorno dell’attacco di Hamas, non sono potuti arrivare i convocati da Gaza, solo due che giocano in Egitto ce l’hanno fatta. Contro Hong Kong li ha trascinati tutti con una doppietta il n.11 Oday Dabbagh, 25 anni, di Gerusalemm­e, il più bravo dei suoi, che gioca in Belgio a Charleroi. In 14 sui 26 della rosa giocano in patria, in Cisgiordan­ia, fra Nablus, Gerusalemm­e est e Hebron. Luoghi tristement­e noti per le cronache di guerra. «La speranza è che quello che stiamo vivendo ci spinga a fare sempre meglio, per ottenere ciò che la nostra gente merita», ha detto il capitano Musab Al-Battat, 30 anni, esterno basso dello Shabab Al-Thahrea, club vicino a Hebron. Ha ricordato anche che un centinaio di atleti, fra cui oltre 70 calciatori sono stati uccisi in questi tre mesi e mezzo di occupazion­e militare della Striscia. Fra questi Ahmed Daraghmeh, 23 anni del Tulkarem, in Cisgiordan­ia, capocannon­iere della sua squadra seconda in classifica, ucciso alle spalle il 21 dicembre dalle truppe israeliane, in un territorio in teoria fuori dall’avanzata anti-Hamas.

Contro la guerra Proprio il difensore di Gaza Mohammed Saleh, in forza all’Al-Ittihad di Alessandri­a, in Egitto, ha raccontato di essere sfuggito alla morte per un pelo più volte in questi anni: «Ora mi hanno distrutto la casa, ucciso la famiglia di mio zio con i miei cugini e i miei familiari sono tutti profughi, per giorni non ho saputo nemmeno dove fossero. Siamo sottomessi a una guerra di sterminio. Ma questa nazionale è il simbolo più nobile della nostra identità e giocherà sempre per vincere e dedicare il successo ai martiri. E serve a fare sentire la nostra voce contro la guerra». Sotto le bombe israeliane è rimasto anche Hani al Masdar, 42 anni, ex calciatore e c.t. della Palestina olimpica, che ad aprile proverà a qualificar­si per Parigi 2024, anche lui è uno degli oltre 25 mila morti del tragico conteggio. In questi giorni sugli spalti di Doha sono apparsi tanti cartelli Free Palestine. Ieri per un attimo, quelli con la keffiah hanno sorriso, felici.

Cuper docet Se la Palestina fa un miracolo anche in Siria si sorride. Ha battuto ed eliminato il gigante India. Le aquile di Qasioun, come sono soprannomi­nati i giocatori siriani, sono alla loro settima partecipaz­ione, avevano già vinto 7 match su 23 finora, ma mai erano arrivato agli ottavi di finale. Ci sono riusciti con una nostra vecchia conoscenza in panchina, l’argentino ex Inter Hector Cuper, 68 anni, in Siria da febbraio scorso, dopo aver raggiunto con l’Egitto di Salah una finale di Coppa d’Africa nel 2017 ed essere passato poi per l’Uzbekistan e la Repubblica del Congo. Cuper ha accettato di guidare la rappresent­ativa di un Paese che dopo quasi 13 anni di guerra civile, quasi un milione di morti, ha visto fuggire o spostarsi circa 15 milioni di profughi, che dipendono dagli aiuti umanitari, e il 90 per cento della popolazion­e vive sotto la soglia di povertà. La nazionale, come il suo popolo, ha vagato fra Doha, Emirati e Arabia. Ma è stata addirittur­a a un passo dal qualificar­si al Mondiale, quello russo del 2018, quando perse il playoff contro l’Australia, con un palo decisivo al 120’. Ieri il gol decisivo l’ha firmato Omar Khrbin, 30 anni, un simbolo, che gioca negli Emirati Arabi con l’Al Wahda e nelle qualificaz­ioni per la Russia siglò 10 reti. Pure la Siria martoriata da turchi, islamisti, Hezbollah e Al Qaeda, sta provando a rialzarsi. Magari tifando per una palla che rotola in rete. In bocca a lupo.

 ?? ??
 ?? AFP ?? Felici
A sinistra, le tante bandiere palestines­i ieri esposte allo stadio bin Khalifa di Doha. A destra, la gioia di Oday Dabbagh (n. 11), 25 anni, autore di una doppietta per la Palestina
AFP Felici A sinistra, le tante bandiere palestines­i ieri esposte allo stadio bin Khalifa di Doha. A destra, la gioia di Oday Dabbagh (n. 11), 25 anni, autore di una doppietta per la Palestina
 ?? ?? Chi si rivede L’hombre vertical
L’argentino Hector Cuper, 68 anni, in Siria dal febbraio scorso, ha portato la nazionale di Damasco agli ottavi
Chi si rivede L’hombre vertical L’argentino Hector Cuper, 68 anni, in Siria dal febbraio scorso, ha portato la nazionale di Damasco agli ottavi

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy