La Gazzetta dello Sport

Ciro: «Gioia immensa E non sono un giocatore da 20 minuti a partita»

Il bomber: «Voglio dividere i meriti con i compagni Ora sto bene anche se il fisico non è più come prima»

- di Stefano Cieri INVIATO A CAGLIARI

Un regalo anticipato per i 34 anni che compirà tra una decina di giorni, il 20 febbraio. Anzi, un regalone. Sì, perché nella dolce Cagliari (qui ha segnato, di tacco, nel 2018, il gol più bello della carriera) Ciro Immobile ha toccato la fatidica quota dei 200 gol in Serie A. Ora è definitiva­mente nella storia del nostro calcio. Lo era già per i quattro titoli di capocannon­iere di Serie A (impresa mai riuscita ad alcun calciatore italiano, solo Nordahl, con 5 titoli, ne ha vinti di più). Lo era anche per il record di 36 gol in un singolo campionato (primato che condivide con Higuain). E lo era già anche per la Scarpa d’oro, vinta nella stessa stagione dei 36 gol (terzo italiano a riuscirci dopo Toni e Totti). Ora è anche entrato nel club dei 200, raggiungen­do gli altri sette campioni che ce l’hanno fatta prima di lui (Piola, Totti, Nordahl, Altafini, Meazza, Di Natale e Baggio). Un traguardo eccezional­e, raggiunto al 341° match giocato nel massimo campionato, con la ragguardev­ole media di 0,58 reti per gara. Una media che, tra i magnifici 8 del club dei 200, soltanto Nordahl ha più alta (0,77). Una media che, tra l’altro, nell’ultimo anno ha un po’ abbassato, Ciro. Senza però mai abbassare la guardia, continuand­o a lavorare per un obiettivo che si è finalmente materializ­zato e che ora, oltre che nella storia del calcio italiano, lo fa entrare ancora di più nella leggenda del club biancocele­ste. Di cui è sempre più il miglior marcatore di tutti i tempi, con 205 realizzazi­oni.

Solita umiltà Numeri che fanno venire i brividi e che invece il capitano biancocele­ste festeggia con la solita umiltà, come se si trattasse di un traguardo uguale a tanti altri. «È stata una gioia immensa raggiunger­e questa cifra - dichiara a fine partita l’attaccante. - È bello ed emozionant­e e mi rende orgoglioso del lavoro svolto. Se ripenso agli inizi a Torre Annunziata mi sembra incredibil­e essere arrivato a tanto. Quando feci il primo gol in A (col Genoa nel 2012, ndr), avrei firmato per molto meno. Ringrazio e divido la felicità con i miei compagni, anche perché se ho segnato tanto il merito è anche loro». Poi parla della sua condizione atletica, in netto migliorame­nto: «Ora mi sento bene, chiaro che il fisico non è più quello di prima, però non credo neppure di essere diventato un giocatore da venti minuti a partita». Quindi, da bravo capitano, oltre a celebrare il successo personale, sottolinea l’importanza di quello ottenuto dalla squadra. «Ci tenevamo a tornare a vincere per rilanciarc­i nella corsa Champions. Non è stata una settimana facile. Abbiamo però lavorato molto bene dal punto di vista mentale. Sarri ci è stato vicino, ha capito le nostre esigenze. E noi siamo stati vicini al nostro allenatore perché ha avuto problemi extra-calcistici. Ne siamo usciti tutti più forti».

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