Medvedev rilancia Arriva lo stratega per la sfida a Sinner
Dopo il ko di Melbourne oggi torna a Dubai con un super coach, l’ex n.6 Simon: «Mi aiuterà nei miei punti deboli»
Un anno è un secolo. Nel 2023, di questi tempi, Medvedev viveva un personale stato di grazia che lo accreditava come il più insidioso rivale di Djokovic: trionfi in successione a Rotterdam, Doha e Dubai, 19 partite vinte di fila prima della finale di Indian Wells persa contro Alcaraz, una caduta subito riscattata dal successo a Miami battendo Sinner. Jannik, appunto: dodici mesi dopo, la sua prorompente irruzione in paradiso ha terremotato le gerarchie e aperto crepe profonde nelle certezze dei rivali. Anche Daniil, domato nell’epica finale degli Australian Open nonostante due set di vantaggio, ha dovuto maneggiare l’effetto Volpe Rossa: e così, lasciata l’Australia, ha rinunciato a difendere il titolo in Olanda e in Qatar, perdendo 750 punti e il terzo posto in classifica proprio ai danni di Sinner, ufficialmente per guarire da piccoli guai a un piede e a una spalla, ma in realtà per metabolizzare la sconfitta di Melbourne e preparare le contromisure per il formidabile avversario italiano che lo ha fatto piangere le ultime quattro volte in cui si sono affrontati dopo aver perso nelle prime sei.
Similitudini A parole, l’Orso moscovita, che oggi rientra in campo a Dubai affrontando Shevchenko, rivela di aver superato il trauma-Jannik: «In realtà, dopo aver perso la finale degli Australian Open del 2022 contro Nadal, ero più deluso. Stavolta, passare oltre è stato più facile, perché ho comunque giocato un grande torneo e una grande finale». Tuttavia, quella notte lo ha convinto a compiere un passo importante nel rilancio alla sfida con Jannik: la scelta di Simon, ex n.6 del mondo, come supercoach accanto all’altro Gilles, Cervara, l’allenatore di una vita. Una mossa solo all’apparenza estemporanea, visto che il francese, ritiratosi a fine 2022, è alla prima esperienza all’angolo: in realtà, Simon da giocatore aveva caratteristiche molto simili a quelle di Medvedev, con l’abitudine di tessere una ragnatela mortifera da ben oltre la riga di fondo, abbinando alla capacità di far giocare sempre un colpo in più agli avversari grandi doti di corsa e di resistenza. Entrambi, facevano e fanno giocare male gli altri, come riconosce il campione russo: «Ho pensato a Simon perché conosce benissimo il tennis, mi ha battuto tre volte su quattro da giocatore e ha sempre mandato all’aria i miei piani. Lui e Cervara hanno discusso di ciò che mi metteva in difficoltà quando lo affrontavo, e applicheranno in allenamento le sue conoscenze dei miei punti deboli, per farmi Il genio Dunque, più che un consulente tecnico, un raffinato stratega, come del resto era in campo: gli abboccamenti sarebbero cominciati già a dicembre, e dunque ci sarebbe stata la mano del nizzardo dietro la tattica aggressiva di Medvedev che nei primi due set della finale di Melbourne mise Sinner con le spalle al muro. Insomma, un matrimonio che promette scintille: «Non sarò il classico coach che segue il suo giocatore 35 settimane all’anno, anche perché ho una famiglia e non ho tempo — ha raccontato Simon — ma piuttosto un consigliere che cercherà di studiare con Daniil e il suo allenatore i piani adeguati per scardinare le armi dei suoi avversari. È vero, un po’ mi somiglia e i tennisti con le nostre caratteristiche sono sempre di meno. Ma lui è un genio, quel mix attacco-difesa è la sua forza, è un giocatore fastidiosissimo perché tiene la palla sempre bassa e così può scambiare da lontano e poi accelerare improvvisamente. E capisce tutto in anticipo. Sono le qualità di un fenomeno, perché ha adattato la sua tecnica a quello che vuole fare. Riesce ad adeguarsi alle circostanze, ed è quello che dovrebbero fare tutti. Non è permeabile ai dogmi, e ha una grande forza di carattere». Simon mago: per tornare ad inseguire la Volpe Rossa.