La Gazzetta dello Sport

«Giornata grandiosa: pensavo che gli altri fossero più vicini a noi»

- di Mario Salvini

Una curva. Il terrore di tutti è che sarà la risposta da dare quando in futuro ci chiederann­o: «Quanto è durato il campionato 2024?». È durato il tempo in cui Charles Leclerc ha tenuto giù nel tentativo di un attacco impossibil­e all’esterno del gomito che chiude il rettilineo di Sakhir, al primo gran premio dell’anno. Max Verstappen ha difeso sulla corda e se n’è andato. Nessuno l’ha mai più visto.

Trailer di un remake Tutti, ieri, ci siamo figurati un agghiaccia­nte trailer del remake del campionato 2023. George Russell che un anno fa giusto, anche allora in Bahrain, aveva vaticinato che «la Red Bull le vincerà tutte», e che per quello ai tempi era stato a torto preso in giro, ieri ha ribadito il concetto. Solo con qualche concession­e in più per sé e per la Ferrari: «Per il campionato non c’è speranza, la Red Bull è troppo davanti. Però in qualche gara, con le giuste condizioni, qualcuno potrà forse pensare di giocarsela». Un concetto molto simile a quello espresso da Carlos Sainz. Mentre gli altri ferraristi, Leclerc e il gran capo Vasseur, forse senza nemmeno accorgerse­ne, hanno confermato sensazione e prospettiv­e. «Se il secondo posto è raggiungib­ile bisogna portarlo a casa», ha lamentato Charles. Sulla cui prestazion­e il team principal in precedenza aveva detto: «Se non avesse avuto quei problemi ai freni, con Perez avrebbe potuto giocarsela». Max era talmente lontano da essere imprendibi­le persino nei loro pensieri.

Passo avanti Il secondo posto come massimo obiettivo raggiungib­ile. Implicita ammissione che diventa la più fedele raffiguraz­ione della situazione. E dello strapotere di Max. «Abbiamo fatto un passo avanti, più di quello che hanno compiuto gli altri», ha commentato. Laconico, soddisfatt­o ma tutt’altro che esaltato, ha proseguito: «Mi aspettavo di averli più vicini». Forse per non infierire, più probabilme­nte perché anche lui aveva temuto che libere e qualifiche avessero raffigurat­o un po’ più di equilibrio rispetto all’anno passato. E, stando ai distacchi finali, forse è pure vero. Ma sono dettagli, perché chiunque ieri ha capito che alla terza curva era già imprendibi­le. Tanto più che si è permesso due pit stop senza mai perdere il comando. «Mi sono sentito bene in macchina, era molto agevole e guidarla è stato un vero piacere con ogni mescola che abbiamo montato. È stato davvero un ottimo inizio. Non poteva andare meglio». Cominciamo dunque a prendere in consideraz­ione l’idea di rassegnarc­i a un’altra sua volata da qui ad Abu Dhabi. Sperando casomai di vederla interrotta di tanto in tanto, su piste più favorevoli a Ferrari o – ma è ancor più da verificare – a Mercedes.

Nella storia E pensiamo a quel che abbiamo visto (e vedremo) nell’ottica della storia, più che della cronaca. Cerchiamo cioè di trovare qualche emozione pensando che stiamo assistendo a qualcosa di epocale. Cominciamo: per Verstappen è stata la vittoria numero 55, la 38a degli ultimi 42 GP corsi. Allungano a 40 gare di fila in testa al Mondiale, il periodo più lungo di sempre in Formula 1. E per l’occasione ha allestito un Grand Slam, vale a dire vittoria partendo dalla pole, restando sempre in testa e col giro veloce. Una specie di cappotto imposto a tutti, rinforzato dai 22” inflitti al compagno di garage Checo Perez. È la quinta volta che gli riesce. Fangio, Piquet, Senna, Mansell e Vettel, per dire, in tutta la carriera ne hanno messi insieme quattro ciascuno. Da ieri sera Max è alla pari con Michael Schumacher e Alberto Ascari. Solo Lewis Hamilton (6) e Jim Clark (8) ne hanno di più. «È un tipo di giornate che non capita tante volte — ha commentato —. Non succede spesso che tutto vada alla perfezione. Che ti senti tutt’uno con la macchina. È una sensazione grandiosa». Talmente grande da essere inversamen­te proporzion­ale alle speranze lasciate agli altri. E meno male che la RB20, alla faccia del detto “squadra che vince non si cambia”, era stata rivoluzion­ata da Adrian Newey. Almeno all’inizio sarà più abbordabil­e, ci si era illusi. In mano a Perez forse. Con Max il programma è sempre lo stesso.

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Max Verstappen, 26 anni, nei box della Red Bull in Bahrain a colloquio con Neymar, 32. il calciatore brasiliano e Pallone d’oro che adesso gioca in Arabia Saudita con Al-Hilal, dopo sei stagioni nel Psg
GETTY Campioni a colloquio Max Verstappen, 26 anni, nei box della Red Bull in Bahrain a colloquio con Neymar, 32. il calciatore brasiliano e Pallone d’oro che adesso gioca in Arabia Saudita con Al-Hilal, dopo sei stagioni nel Psg

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