INTER AD ALTEZZA CITY E SE IL REAL È QUESTO... IL MILAN PARTE DIETRO
Al Manchester City anche il più umano degli stopper, come lo svizzero Akanji, può girare un corner all’incrocio dei pali, dopo 5’ di partita. Chiunque si immerga nella macchina da gioco di Guardiola, ne esce necessariamente più raffinato. I campioni in carica sono questo circolo virtuoso e poi, naturalmente, sono Erling Haaland che ieri ha segnato al Copenaghen il 6° gol in questa Champions, raggiungendo in vetta Mbappé e Kane. E hanno in Foden, giustamente celebrato da Pep, un regista offensivo nel pieno della deflagrazione tecnica, ai piedi del faro De Bruyne.
Al City va di diritto il ruolo di favorita della manifestazione. Ma l’Inter, che nella finale di Istanbul se l’è giocata alla pari, sa che può rifarlo. E lo sa pure Guardiola. Anche perché i nerazzurri sono cresciuti in convinzione dopo il passaggio in Turchia e nella qualità di gioco durante il campionato in corso. E hanno un Thuram in più.
Calhanoglu e Lautaro sono più determinanti di prima. Ieri il Copenaghen ha sorpreso il Manchester, accampato sotto le mura danesi, con una ripartenza fulminea. Azioni del genere, srotolate in corsa, con qualità di tocco e linee codificate, l’Inter ne produce in serie.
Tra la barca di Guardiola e quella di Inzaghi la luce è poca. Ma i nerazzurri devono ancora remare oltre l’Atletico Madrid del Cholo, fino ai quarti: gli inglesi ci sono già. Diffidare dei segnali di crisi del Real Madrid, perché poi a primavera rifiorisce sempre e fa il Real, ma la squadra che ieri è stata presa a pallate dall’ottimo Lipsia, fischiata dal Bernabeu ed è arrivata ai quarti strisciando sui gomiti, con i brividi di una traversa subita al 90’, oggi non spaventa nessuno. Con l’assist a Vinicius, Bellingham ha ricordato che razza di giocatore sia, ma gli affanni difensivi e le difficoltà offensive, palesi nel primo tempo, sono lacune strutturali, più che episodi. In campionato, Vinicius (9 gol) e Rodrygo (8) non hanno ancora raggiunto la doppia cifra. Haaland ha segnato di più da solo: 18. Ad Ancelotti manca parecchio un mostro da gol.
Basta dire che sulla strada del Milan ci sono le capolista di Premier League (Liverpool) e di Bundesliga (Bayer Leverkusen) per capire quando sia alta l’asticella in Europa League. Più di quella dell’Inter in Champions. Non si tratta solo di valori assoluti, ma anche di tipologia di gioco. Perso Tonali, con un centrocampo più tecnico, i rossoneri, specie nella prima parte della stagione (derby, Parigi), si sono dimostrati spesso vulnerabili alle transizioni. Per capirci, lasciare un solo mediano davanti alla difesa e alzare tutti ad altezza punte, come usa l’ambizioso Diavolo, può risultare molto pericoloso contro questa gente. Nella stagione dello scudetto, settembre ‘21, il Milan assaggiò cosa significa finire sotto i cingoli dei Reds. Nei primi 20’ rischiò di naufragare di brutto: sotto di un gol, fu tenuto vivo da Maignan che parò un rigore di Salah e tanto altro. Poi i rossoneri ne uscirono dignitosamente: 2-3. L’ultimo Liverpool di Klopp resta quella cosa lì, con i terzini più aggressivi del mondo, il solito Salah (15 gol in Premier), con più qualità in mezzo (Szoboszlai, Mac Allister) e un terminale più solido come Nunez (10). Se Wirzt e Hofmann, trequartisti e pedine chiave dell’imbattuto Leverkusen, 5 gol a testa in campionato, trovano spazi larghi, sanno far molto male. Xabi Alonso è meno aggressivo di Klopp, ma ha educato un gioco più evoluto. Le oscillazioni di Grimaldo a sinistra determinano difesa a 3 o a 4 e costruzione. Le Aspirine palleggiano in tanti attorno al pallone. Ma anche Pioli ha un gioco liquido e le conoscenze per
Guardiola favorito, ma Istanbul e Thuram spingono Inzaghi. Liverpool e Bayer Leverkusen da battere
intercettarlo. Le sincronie di un centrocampo tutto nuovo sono migliorate.
Con una partita di grande attenzione e organizzazione tattica, tipo quella di San Siro con il Psg, il Milan può reggere l’urto di inglesi e tedeschi. Diavolo eventualmente sfavorito con le due big, ma non battuto in partenza.
Però deve arrivare ai quarti. Stasera confronto a distanza con il Liverpool in salsa praghese: Pioli con lo Slavia, Klopp con lo Sparta. Senza snobbare i sogni della Roma, che alla solidità di Mou ha aggiunto un nuovo coraggio internazionale, e dell’Atalanta che in Europa si sente a casa, come dimostrato ieri.