La Gazzetta dello Sport

DA VIÑALES RINATO A MARQUEZ CARICO I SEGNALI DI VITA DELLA MOTOGP

- di GIANLUCA GASPARINI

Sembrava una fotocopia della domenica del Qatar, con il favorito Pecco Bagnaia rapidament­e in fuga su uno dei circuiti che ama di più. Invece è bastato un suo errore, nella frenata in fondo al rettilineo del traguardo, per regalare alla gara Sprint del GP del Portogallo un finale vivace e divertente. La fetta di torta più grossa, in termini di punti e prestigio, se l’è presa l’Aprilia di Maverick Viñales, con un successo che ha confermato la crescita della moto di Noale e ha mostrato una reazione importante da parte di un pilota che alla prima uscita a Losail era sembrato opaco.

Lo spagnolo, grande talento spesso e volentieri campione di discontinu­ità, non ha dimenticat­o come si fa a vincere: se mantiene la testa sgombra e corre senza caricarsi di troppa pressione, con l’andar del tempo può togliersi

altre soddisfazi­oni. E tenersi anche il posto in squadra, perché non è un segreto che per inseguire un ulteriore salto di qualità l’Aprilia si stia guardando in giro e mezzo schieramen­to oggi come oggi sia in scadenza di contratto.

Il bel colpo di ieri ha rafforzato le credenzial­i di Maverick per l’avvenire. Chi, paradossal­mente, ha fatto ancora più notizia di lui è stato Marc Marquez. Non tanto per il secondo posto finale (anche un anno fa era finito sul podio, terzo, nella Sprint di Portimao), quanto per la modalità con cui ha recitato da protagonis­ta: la caduta nelle prove del mattino, la partenza brillante con annessa rimonta, il piccolo calo, il ritorno in lotta e infine il sorpasso “da cattivo” ai danni di Jorge Martin – non certo una “mammoletta” – che gli ha consentito di prendersi il secondo posto. Insomma, un distillato di ciò che, come caratteris­tiche agonistich­e, Marc ci ha abituato a

vedere nei suoi anni migliori. Non è una garanzia di ritorno definitivo al vertice – deve ancora capire al meglio la Ducati dopo un decennio con la Honda, i rivali sono forti e la rossa 2024 è migliore di quella dell’anno passato che ha a disposizio­ne lui – però alla MotoGP un Marquez così mancava. E la grinta mostrata nella staccata che ha sorpreso Martin, un’entrata decisa, di forza, ha dato la misura di una ritrovata sicurezza nelle proprie doti di combattent­e. Segnali non definitivi, confinati a una gara più corta rispetto al GP, ma comunque intriganti. Oggi si rifà tutto, con più punti sul tavolo da gioco, e un Bagnaia che torna ad essere il candidato principale al successo. Il modo in cui Pecco stava controllan­do la Sprint è figlio del solito grande lavoro di preparazio­ne, suo e della squadra, messo in atto durante le prove.

Cui aggiunge (è accaduto in Qatar e di nuovo ieri) un tocco di aggressivi­tà al via che gli consente di scappare e gestire, la modalità a lui più congeniale per portare a casa la vittoria. Ma la giornata di ieri ha ricordato a tutti che in MotoGP, contrariam­ente alla F.1, le sorprese esistono.

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Sul podio Marquez (31 anni, a sinistra) e Viñales (29)

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