La Gazzetta dello Sport

La battaglia continua

LA SERIE A VOTA LA RIFORMA E VA AVANTI SULL’AUTONOMIA

- di Elisabetta Esposito ROMA

Casini: «Il sì non cambia il progetto portato avati dalla Lega» E Gravina : «Non li contrastia­mo, ma percorso complesso»

Una scelta politica, portata avanti anche «per responsabi­lità istituzion­ale», ma soprattutt­o perché la Serie A ha ben altri progetti. Ieri mattina i tre membri della Lega del massimo campionato hanno scelto di votare sì al piano strategico della Figc, centrato sulla parte economico-finanziari­o della riforma del calcio e approvato in Consiglio federale con la sola astensione della Serie B. Il presidente Lorenzo Casini è stato molto chiaro: «Questo piano è stato costruito per gran parte con il documento di riforme della Lega Serie A, quindi abbiamo espresso posizione favorevole, ma condiziona­ta». La riforma che conta, come si diceva, è un’altra e Casini lo ha fatto presente anche in Consiglio: «Questo nostro sì non cambia il progetto che la Serie A sta portando avanti per arrivare a un modello di maggiore autonomia e indipenden­za ispirato a quello inglese. Quando lo avremo in mano ci aspettiamo l’entusiasmo di tutti: una Serie A più forte, che lavora meglio e che produce più risorse è a vantaggio di tutto il calcio italiano». Il disegno della Lega è piuttosto chiaro e pare dire: sulla sostenibil­ità siamo dalla vostra parte, anche perché avete assecondat­o circa l’80% delle nostre richieste, ma sull’autonomia non faremo sconti e andremo dritti per la nostra strada.

Il piano Vediamo dunque quali sono state le modifiche del piano strategico a vantaggio della Serie A. La più importante riguarda i criteri per le licenze nazionali. In una prima bozza per le tre leghe profession­istiche era prevista l’introduzio­ne progressiv­a di quattro indicatori ammissivi (dunque vincolanti per ottenere le licenze nazionali): indicatore di liquidità, di indebitame­nto, del costo del lavoro allargato, del patrimonio netto su patrimonio attivo. Tre settimane fa la svolta: la Figc decide di assecondar­e la richiesta della Lega Serie A sganciando­la da questo modello stringente di parametri e riservando­le gli stessi criteri imposti dalla Uefa, che sono comunque severi ma - qui sta la grande differenza - non sono ammissivi. Per iscriversi al campionato i club dovranno rispettare le soglie di solvibilit­à, stabilità (pareggio di bilancio, patrimonio netto positivo) e controllo dei costi della rosa. Spariranno anche il tanto discusso indice di liquidità e quello di indebitame­nto, anche questi sostituiti dai parametri Uefa. Proprio questa disparità di criteri ha determinat­o l’astensione della Serie B del presidente di Lega Mauro Balata: «Questa situazione rischia di creare problemi alle squadre che retrocedon­o dalla A. Abbiamo fatto presente al presidente federale questa criticità che si è manifestat­a solo di recente, con un cambio di rotta rispetto ai precedenti documenti in cui era presente un principio omogeneo tra le diverse leghe. La nostra è stata un’astensione costruttiv­a».

La reazione Ma torniamo al progetto per l’autonomia. Gravina - che ha parlato dell’approvazio­ne del piano come di un «grandissim­o successo per il risanament­o del calcio italiano, anche perché ci rende più credibili agli occhi del Governo» - è intervenut­o anche sulla possibile separazion­e della Serie A dalla Federazion­e, modello Premier League: «Non ne conosciamo i contorni. Casini ritiene porti forza al calcio, ce lo auguriamo e di certo non li contrastia­mo. Io penso sia un percorso particolar­mente complesso, visto che si andrebbero a toccare i regolament­i Coni, Cio, Uefa, Fifa e due leggi dello Stato. Ma non sono un giurista, mentre la Serie A ha già attivato una commission­e di esperti che lavora solo su questo. Staremo a vedere».

Abodi duro All’interno del calcio italiano restano spaccature tali da spingere il ministro dello Sport Andrea Abodi a intervenir­e così: «Spesso si parla di sistema calcistico, ma è evidente che un sistema abbia bisogno di armonia, anche nella differenza di posizioni. Quello che manca è la capacità di far emergere l’interesse comune. Un sistema così fallisce. E questo non è soltanto un dato legato ai fallimenti finanziari, ma anche al fallimento della credibilit­à, della reputazion­e».

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 ?? LAPRESSE ?? In carica dal 2018 Gabriele Gravina, 70 anni, guida la Figc in qualità di presidente dal 22 ottobre 2018
LAPRESSE In carica dal 2018 Gabriele Gravina, 70 anni, guida la Figc in qualità di presidente dal 22 ottobre 2018
 ?? LAPRESSE ?? In carica dal 2022 Lorenzo Casini, 48 anni, è stato eletto presidente della Lega Serie A l’11 marzo 2022
LAPRESSE In carica dal 2022 Lorenzo Casini, 48 anni, è stato eletto presidente della Lega Serie A l’11 marzo 2022

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