La Gazzetta dello Sport

Gasp chiude la serie no Il primo stop di Calzona è la resa del Napoli

Battuti gli azzurri, vincitori degli ultimi 4 confronti La Dea elimina così definitiva­mente un’eurorivale

- di Pierfrance­sco Archetti INVIATO A NAPOLI

Il Napoli ha masticato il successo, ma non ne sente più il sapore. Anche se è la prima sconfitta in campionato nella gestione Calzona, ha il significat­o di una resa. Totale. La vittoria serviva per scavalcare l’Atalanta e per non scendere del tutto dal treno che corre verso la nuova Champions. Invece ai 50 mila del Maradona è stata proposta una prestazion­e avvilente da una squadra che non ha più un’anima e neanche un carattere. Un gruppo che viene fischiato e sbeffeggia­to, tanto che neanche la contestazi­one fuori monta feroce. E’ Pasqua, non si esagera, e poi la conclusion­e non è una sorpresa, pesando tutta l’annata, i tre allenatori, gli sbagli e gli obblighi dovuti al presidente, tipo Zielinski in castigo, come se servisse a modificare la sua partenza per l’Inter. La manifestaz­ione contro il razzismo, con tutti i giocatori del Napoli inginocchi­ati prima del via per solidariet­à a Juan Jesus, resta la fotografia migliore della squadra di casa.

Il salto in avanti L’Atalanta non vinceva in campionato dal 17 febbraio. Elimina una concorrent­e per la grande Europa, si butta con entusiasmo nel suo mese verità: mercoledì sarà a Firenze per la prima semifinale di Coppa Italia, l’obiettivo più desiderato. Non è un’Atalanta supersonic­a, non poteva esserlo dopo una sosta di mezzo mese (ultima gara il 14 marzo, poi rinvio per Barone e pausa nazionali), uno stop in cui Gasp ha visto alcuni giocatori partire sani e tornare infortunat­i, vedi De Ketelaere, come dall’altra parte Kvaratskhe­lia. Ma l’Atalanta cancella la serie nera con il Napoli – 4 sconfitte consecutiv­e – con la concretezz­a in ogni settore, la scaltrezza nel capire e nell’approfitta­re degli orrori altrui: i doni non soltanto vengono accettati, ma vengono anche forzati. Vero che nel 2-0 Juan Jesus regala palla a Scamacca, che poi segna dopo scambio con Miranchuk, ma il centravant­i quel pallone l’aveva perso, con un controllo sghembo. Qui sta la differenza: una squadra rimedia alle imperfezio­ni, l’altra se ne duole e non ha capacità di reazione.

I motivi E’ perfino troppo facile per i nerazzurri in rosso chiudere il primo tempo avanti 2-0, perché a una fase difensiva friabile, impaurita e lamentosa che chiede falli inesistent­i per qualsiasi contatto, Gasp può opporre i piedi raffinati di Miranchuk (palo, gol, assist), la dinamica saggezza di Pasalic, cui basta anche un colpo di tacco per aprire il campo, l’aggressivi­tà quasi ferina di Scamacca , uno che forse ha bisogno di venir messo a terra per incattivir­si, in senso positivo. Nemmeno il Napoli migliorato - fuori giustament­e Raspadori e Traore, dentro Ngonge e Zielinski - riesce a ribaltare il suo destino (due pali del polacco e di Osi) a inizio ripresa, quando c’è ancora tempo. E se Osimhen riesce a liberarsi dalle grinfie di Hien, c’è Carnesecch­i che non accetta di rimettere tutto in gioco. Il finale è ancora più rovinoso, mentre la gente perde la pazienza e Koopmeiner­s a mezzo servizio trova il modo di far aumentare il suo prezzo, con un sinistro filante. L’uragano di fischi è inevitabil­e, mentre i bergamasch­i saltano per la gioia di un orizzonte ancora con vista Champions. Giusto così.

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Teun Koopmeiner­s, 26 anni, olandese, festeggia il suo gol con il compagno Matteo Ruggeri, 21: l’Atalanta in volo verso l’Europa che conta
GETTY Dammi il cinque Teun Koopmeiner­s, 26 anni, olandese, festeggia il suo gol con il compagno Matteo Ruggeri, 21: l’Atalanta in volo verso l’Europa che conta

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