Juve nel mirino Noi ci proviamo
LA SVOLTA DI MOTTA IL BOLOGNA HA GIÀ NUMERI DA GRANDE ORA L’ULTIMO SCATTO
I princìpi
Thiago punta sia sulle posizioni e sull’interazione tra i giocatori, sia sulla riaggressione
Palleggio da big e solidità difensiva a livello di Inter e Arsenal. E contro la Salernitana torna Zirkzee
La svolta europeista di Thiago Motta attende soltanto la certificazione del voto – pardon, della classifica – per l’ingresso nell’elite del Continente. Con le altre pretendenti al posto Champions che hanno accelerato, come l’Atalanta che ha una partita in meno e la Roma derossiana che ha cominciato a correre da un po’, e con il calendario che si assottiglia, ogni sfida può essere un passo avanti. E l’appuntamento casalingo con la Salernitana è un appuntamento goloso per il Bologna. La sua
classifica emette luce da ogni lato e non è frutto del caso. Il lavoro di Motta ha già avvicinato i rossoblù ai canoni del calcio che funziona in Europa, i suoi numeri già proiettano la squadra ai vertici continentali.
Che numeri Nei suoi diciotto mesi alla guida del Bologna, Thiago ha completamente rivoluzionato il Bologna. Da squadra estremamente diretta – non come ai tempi di Kenneth Anderson centravantone di riferimento ai tempi di Ulivieri, ma comunque molto diretta – in un organismo di palleggio che non ha smesso di verticalizzare ma che ha imparato a scegliere il momento giusto per farlo: Zirkzee che torna dopo l’infortunio è una spezia che rende il gioco più piccante con i suoi movimenti a scendere per “legare” il gioco, ma non è un ingrediente fondamentale. A
Empoli, il Bologna ha costruito tanto e vinto anche senza l’olandese funambolico. Il Bologna avanza con criterio, con il palleggio come tutte le big d’Europa, dal City al Bayern, dal Leverkusen all’Arsenal: a oggi solo otto squadre, nei cinque campionati top, sono migliori nel rapporto tra passaggi completati e campo guadagnato in progressione. I Gunners, con Juve, Inter e Bayern, sono le uniche squadre che concedono meno expected goal rispetto al Bologna, al top anche per numero di tocchi concessi agli avversari nella propria area. Ecco, l’Arsenal di Arteta è forse il paragone migliore per la capacità di combinare fluidità in possesso e solidità in fase difensiva.
Posizione In comune con il club londinese che contende la Premier a Liverpool e City, ci sono i principi di calcio posizionale che Thiago Motta ha instillato nel Bologna: l’occupazione degli spazi oltre le linee di pressione avversarie - pensate ai movimenti di Fabbian, Ferguson o dello stesso Zirkzee -, l’isolamento degli esterni d’attacco per l’uno contro uno - Saelemaekers, Orsolini, Ndoye -, la partecipazione dei terzini e dei difensori centrali, come l’avanzamento dello strepitoso Calafiori di questi tempi. Il palleggio che ne deriva è utile anche in fase di non possesso, perché il Bologna è sempre corto e così può più facilmente andare in riaggressione,
altro elemento fondante del calcio posizionale.
Relazioni Motta però ha fatto di più, introducendo nella sua squadra anche elementi di calcio “relazionale”, cioè meno legato alle posizioni da occupare in campo e più all’interazione tra i giocatori. Come peraltro aveva fatto Spalletti nel Napoli scudettato. «Calcio posizionale o calcio relazionale? Faccio fatica a definire una cosa e l’altra, penso che il nostro gioco sia un misto di questi due aspetti», ha dichiarato di recente Thiago. Il Bologna sa interpretare entrambi i registri a seconda delle necessità e degli avversari. Come una big d’Europa.