VALE DOPPIO
SINNER SI LANCIA PER IL TITOLO A MIAMI E IL N.2 IN CLASSIFICA «ME LA VOGLIO GODERE» Alle 21 (diretta Sky) la finale contro Dimitrov, se vince ottiene il terzo trionfo dell’anno e sorpassa Alcaraz: «Mi sto divertendo»
Se la notte precedente la prima finale a Miami non aveva chiuso occhio per l’ansia, ora Jannik Sinner, alla vigilia della terza in Florida, la quarta a livello 1000, è un’altra persona. Chiamatelo “Mr Enjoy”, l’uomo che fa la storia e si gode il momento, prendendo ogni sfida non più come un esame durissimo da superare, ma come un’occasione di divertimento. «Ora vivo le finali dicendomi “enjoy the moment”, goditi il momento. Sto mettendo a frutto il gran lavoro fatto con il mio team, contro Grigor giocherò l’ultimo match sul cemento prima dello swing sulla terra rossa, cercherò di chiudere nel modo migliore». Il modo migliore significherebbe, come sempre, segnare un’altra tacca nella storia del nostro tennis: Jannik diventerebbe il primo italiano a conquistare due titoli Masters 1000, ma anche il primo a raggiungere il numero 2 al mondo. Record che vive con distacco ma per i quali lavora da quando aveva 13 anni.
Opposti Jannik e Grisha, gioco e personalità agli antipodi. Essenzialità in campo e nella vita privata per l’altoatesino, gesti bianchi e un passato (diciamo pure presente) da viveur per il bulgaro. Sinner che cerca il terzo titolo dell’anno, tredicesimo di una carriera ancora agli inizi, e Dimitrov che punta al decimo, e a un secondo 1000 dopo Cincinnati 2017. Le precedenti sfide dicono 2-1 per l’altoatesino che, dopo la prima sconfitta agli Internazionali nel 2020, si è imposto sul rivale lo scorso anno sempre a Miami, al 3° turno, e poi a Pechino, nei quarti di finale. Un match particolare in cui Jannik, dopo una piccola sosta per vomitare in un bidone, è tornato in campo e ha chiuso in tre. Pechino è stato il torneo della svolta, come sostengono anche i suoi tecnici. Quello della grande consapevolezza, in cui dopo il vomitino e la vittoria con il bulgaro, Sinner ha battuto per la prima volta Alcaraz e Medvedev di fila. E se con l’amico-rivale spagnolo i precedenti erano in equilibrio, contro il russo aveva perso sei volte su sei. Da lì sono arrivati i successi di Vienna, la Davis, lo Slam e un 2024 che lo ha visto perdere una sola partita su 22 giocate. Numeri che condivide in parte con Dimitrov, l’unico con 20 vittorie sul circuito dall’inizio dell’anno a fronte di 4 sconfitte: «Sono statistiche che fanno piacere - ha commentato Jannik dopo la vittoria contro Medvedev -. Ma il segreto è solo affrontare le sfide giorno per giorno, cercando di fare un passo alla volta. Lo stesso faranno anche i miei rivali che hanno iniziato a studiarmi con più attenzione e studiare le contromosse». Intanto il più studioso sembra lui, almeno da come ha steso il n. 4 al mondo venerdì: «Un anno fa avevo perso da Daniil, ma adesso sono una persona diversa. Un giocatore diverso: con il team abbiamo lavorato, aggiunto tante nuove soluzioni al mio gioco. Ma l’evoluzione non è finita, c’è ancora margine di miglioramento in tanti aspetti». Intanto Medvedev è rimasto abbagliato dai progressi dell’italiano: «Fa tutto meglio, ha più so
Il segreto Ora vivo le finali godendo il momento. Gioco mettendo a frutto il gran lavoro
Le vittorie Sono numeri che fanno piacere, ma devo affrontare le sfide giorno per giorno
Corsi e ricorsi A ottobre Jannik batté il bulgaro a Pechino: per il suo team fu la vittoria della svolta
I complimenti Medvedev lo ha esaltato dopo la sconfitta: «Fa tutto meglio rispetto a un anno fa»
luzioni e soprattutto serve 10 volte meglio rispetto alla stagione scorsa».
La vigilia Sinner che guarda, prega, gioca, mangia, ama tennis dalla mattina alla sera, adesso non ha più timori. Ma non significa che si senta invincibile. La sua è una sicurezza frutto del lavoro, certosino, quotidiano, fisico, tecnico, tattico, mentale. Che accanto a lui ci sia coach Darren Cahill come in questi giorni o Simone Vagnozzi, la situazione non cambia: «È rimasto lo stesso - ha detto il tecnico australiano che guida la spedizione sul cemento Usa -. Ma il bello è che è rimasto lo stesso di prima di diventare un tennista professionista. Ama le cose semplici, questa è la sua forza». E allora anche la vigilia di questa finale contro Grigor Dimitrov è stata nel segno della semplicità. Nulla di diverso dalla solita routine: sveglia con calma nell’albergo dove fa base in zona Downtown, un po’ di palestra e trattamenti alla mattina, pranzo a Casa Tua, il quartier generale del team a Miami, e pomeriggio sul campo, prenotato per due ore dalle tre alle cinque del pomeriggio e sfruttato poco meno. Tra ripasso dei fondamentali e un po’ di lavoro a rete. Jannik e il team non hanno voluto scoprire le carte, si sono preparati per diverse soluzioni tattiche ma, come accaduto per la semifinale contro Medvedev, solo in campo capiremo il piano per l’assalto al titolo: «Grigor sta giocando un tennis incredibile, lo abbiamo visto contro Alcaraz – ha detto Sinner -. Fisicamente sta benissimo, la sua mano è straordinaria. Praticamente può fare tutto quello che vuole». Intanto Dimitrov, per provare a vincere una finale 1000 dopo 7 anni, ha dovuto “sinnerizzarsi”: «Ora metto davanti a tutto il lavoro e la disciplina». Chi sarà il primo della classe?