Van der Poel come fosse a casa sua «Lo adoro»
Negli ultimi quattro anni, due successi e due secondi posti per il campione del mondo: senza Van Aert, avrà tutti contro
Il paradosso è che Mathieu Van der Poel avrebbe potuto essere belga, nonostante sia di madre francese – Corinne, la figlia di Raymond Poulidor – e di padre olandese, Adrie. Sì, perché il campione del mondo è nato a Kapellen, provincia di Anversa, una decina di chilometri dal confine con i Paesi Bassi, e ci ha sempre vissuto in gioventù, con i genitori di stanza lì dal 1989. Papà Adrie ha raccontato che prima dei 18 anni Mathieu si è trovato davanti alla scelta della nazionalità sportiva, ma per rispetto della storia di famiglia non ne ha voluto aggiungere una terza. Il paradosso sta nel fatto che non c’è corridore contemporaneo, neppure fiammingo, che sia tagliato per il Fiandre più di lui: due successi e due secondi posti tra il 2020 e il 2023, un quarto al debutto quando nel 2019 fu protagonista di una corsa clamorosa.
In quell’occasione, cadde dopo 60 km, cominciò il primo passaggio sul vecchio Qwaremont oltre la 120a posizione e fu protagonista di un inseguimento forsennato, non rinunciando mai ad attaccare nonostante le ferite. Senza Wout Van Aert, infortunato mercoledì nella “Attraverso le Fiandre”, e senza Pogacar (assente per scelta) non può che essere lui il favorito: «Ma preferisco correre con tutti i migliori. Wout e pure Jasper (Stuyven) sono stati molto sfortunati. Lavori mesi per prepararti al meglio per Fiandre e Roubaix, e solo pochi giorni prima devi rinunciare non per colpe tue». Van der Poel può trionfare da iridato in carica come solo Bobet, Van Looy, Merckx, Boonen e Sagan. E fare tris, al pari di Buysse, Leman, Boonen, Museeuw, Cancellara e il nostro Fiorenzo Magni (unica tripletta consecutiva della storia). «È una gara con muri in rapida successione: è una corsa aggressiva, e per questo motivo la adoro». In tre parole: fatta per lui.