La Gazzetta dello Sport

Alla sostituzio­ne tutta l’amarezza del portoghese

Scarico, quasi indisponen­te e mai incisivo: il numero dieci rossonero è diventato l’ emblema della serata no della squadra di Pioli in attacco. E il pubblico lo contesta

- di Marco Fallisi MILANO

San Siro avrebbe voluto cantare, invece ha fischiato. Non a fine partita, dopo la brutta sconfitta del Milan con la Roma, ma al minuto 78, quando Pioli ha richiamato Leao in panchina per sostituirl­o con Okafor: dallo stadio sono piovuti fischi abbondanti, mentre Rafa usciva con il volto tra le mani. Poco dopo, la curva rossonera ha intonato il coro per il 10 milanista. Non è bastato per rivedere il portoghese in campo nel classico saluto della squadra ai tifosi a fine partita: nel gruppo c’erano tutti, ma mancava Leao, piuttosto nervoso. Rafa, soprattutt­o, è mancato durante la partita, e come lui il resto del tridente rossonero: il Pu-Gi-Le ha tradito nella notte più importante.

Blackout Rafa Al centro della scena c’è Rafa, clamorosam­ente scarico: chi si aspettava di ammirare il trascinato­re tutto istinto, gol e velocità di questo 2024 è rimasto a bocca asciutta. Mai uno spunto, mai uno strappo dei suoi e poco, pochissimo sacrificio quando la palla era tra i piedi di quelli in maglia bianca. De Rossi lo ha ingabbiato piazzandog­li addosso El Shaarawy e Leao si è intristito troppo presto, il resto è stato un film già visto in passato: quando la luce si spegne, basta osservare il linguaggio del corpo del portoghese per capire che non arriverà nessun cambio di passo. Se ne sono accorti i compagni, che lo hanno cercato meno del solito, e se ne è accorto Maignan: al 60’, dopo una mancata rincorsa su una palla riconquist­ata dalla Roma che ha mandato Cristante al tiro, il portiere rossonero si è rivolto a Leao rimprovera­ndolo vistosamen­te. E i fischi al momento della sostituzio­ne sono sembrati un epilogo quasi scontato: per Rafa non è la prima volta – era già successo a fine anno, in campionato contro il Sassuolo – ma la contestazi­one di ieri, per contesto e valore della partita, assume tutto un altro significat­o. «I fischi ? Erano romanisti, credo...», ha detto Pioli.

Giroud si gira ma… Il Diavolo spuntato fa notizia perché l’attacco è sempre stato la certezza di Pioli: lo ha tirato fuori dai momenti più difficili, quando la difesa ballava paurosamen­te, e dalle sue punte il Milan è riuscito a pescare risorse anche quando ad occupare l’area avversaria erano le riserve, da Jovic a Okafor e Chukwueze. Ieri non è successo: i rossoneri hanno perso senza riuscire a segnare per la prima volta dallo scorso novembre (0-1 con l’Udinese, sempre a San Siro) e la rete non è arrivata nonostante i tiri siano stati 25 ( l’ultima volta che il Milan aveva tentato più conclusion­i senza segnare era stato nel gennaio 2023, 34 tiri contro il Torino in Coppa Italia). Pulisic e Giroud, bomber della squadra, si sono fermati sul più bello, e il francese ha mancato l’appuntamen­to con la potenziale sliding door della partita: all’87’ Chukwueze – entrato per Pulisic – gli ha consegnato sul destro un pallone da spingere alle spalle di Svilar dopo una serpentina entusiasma­nte, Giroud si è girato ma non ha centrato il bersaglio, mandando il pallone sulla traversa. All’Olimpico servirà altro: fortuna, certo, ma anche la mira dei tempi migliori.

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GETTY Vano assalto Uno dei vari tentativi del Milan per segnare. Un’incursione di Rafael Leao, 24, fronteggia­to da Stephan El Shaarawy, 31

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