Scamacca non basta
GIANLUCA È SUPER LA DEA SCAPPA IL VERONA RIMONTA PER UN PARI D’ORO
Primo tempo dell’Atalanta, segna anche Ederson: nella ripresa Lazovic e Noslin rimediano nel giro di 4 minuti
Sarà stato felice Luciano Spalletti, ma era molto meno felice Gian Piero Gasperini, ieri sera. Il c.t. della Nazionale ha visto - come giovedì scorso, come ormai da 40 giorni - il Gianluca Scamacca a cui spera, conta, di dare la maglia di centravanti dell’Italia all’Europeo. L’allenatore dell’Atalanta ha visto la sua Dea spegnersi all’improvviso in un altro dei suoi black out stagionali e, assieme alla squadra, affievolirsi anche le speranze di un posto nella prossima Champions League. Perché il pareggio di ieri allunga due strisce negative: dal 17 febbraio, quasi due mesi, l’Atalanta non esulta in campionato nel suo stadio, che pure sembrava tornato il fortino di un tempo; ha vinto solo una delle ultime sette gare di campionato. Si era illusa a Napoli, e ora giovedì dovrà dimostrare che non sia stato un meraviglioso miraggio anche il sacco di Anfield.
Black out Ieri non è stata questione di sazietà da impresa stordente: nel primo tempo è stata un’Atalanta più che affamata, capace di “dimenticare” quanto fatto a Liverpool per concentrarsi solo sul capitolo campionato. Nella ripresa non ha dimenticato, semmai, la lezione di Cagliari. Quattro minuti di follia, dall’11’ al 15’: da un 2-0 in controllo a un 2-2 in apnea, tutta benzina nel motore del Verona, mentre quello nerazzurro ha iniziato a battere in testa, senza più ritrovare il rumore giusto. Quello che la squadra di Baroni ha sentito rombare per tutto il primo tempo, dominato in lungo e in largo dall’Atalanta, nonostante il tecnico gialloblù avesse tentato di “coprire” la squadra con Dani Silva basso a guardia di Koopmeiners: il centrocampo titolare era rimasto a casa (Serdar e Duda assenze pesanti) e l’onda dell’Atalanta era salita presto a travolgere troppa morbidezza, con Scamacca a surfare più in alto di tutti, a conferma di un momento d’oro. Il nono gol in campionato, 14° stagionale: la foto del suo essere diventato straripante. Una chance buona, un gol. Palla rubata da Toloi, rifinita da Koopmeiners e Scamacca aveva già scelto come scatenare il destro. Cinque minuti dopo, il suo lato B: il centravanti che sa giocare per la squadra, sale, fa da sponda e apre corridoi perfetti, come quello per Ederson libero di volare verso il 2-0. E dopo ancora, la versione che più deve essere piaciuta a Spalletti, quella della punta che non attacca solo l’area, ma anche gli avversari, che corre e rincorre, finché ne ha.
Chance sprecate Così sembrava anche l’Atalanta, frenata solo dal suo difetto di omesso killeraggio e da Montipò in versione migliore in campo. Almeno quattro occasioni per blindare il risultato: due mirate male da Pasalic e Koopmeiners, due cancellate dal portiere ancora su Pasalic e De Ketelaere, già tamponato da Magnani. Peccati di cui la Dea si sarebbe pentita nella ripresa, quando era normale non riuscire a replicare tanta intensità. Parate decisive che il portiere avrebbe riproposto anche nel finale, per tre volte su Miranchuk, per proteggere il pareggio. A cui il Verona - scampato il pericolo - ha iniziato a credere già ad inizio ripresa, una volta riordinate le idee nell’intervallo. Guai a dare energie a una squadra così: non l’avevano scoraggiata gli ultimi risultati (un punto nelle ultime tre partite), né quell’avvio traumatico. Appena ha capito che si poteva colpire, e come, la squadra di Baroni lo ha fatto. Aiutata dagli squilibri dell’Atalanta che ha beccato il primo gol da Lazovic, discretamente libero di colpire al culmine di una ripartenza nata dopo che De Ketealere aveva quasi preparato il 3-0 di Scamacca; e il secondo per una uscita tremebonda e fuori tempo di Carnesecchi su Noslin, trovato da un cross non irresistibile di Centonze.
Resistenza A quel punto la frenesia della Dea, sintetizzata da Lookman regolarmente rimbalzato dal muro gialloblù che nel finale Baroni ha solidificato anche con un 5-3-2, è diventata l’euforia del Verona. Che ha resistito aggrappato al suo portiere, per rispedire al mittente la possibile ansia da risultati dei giorni prima di Lecce, Frosinone, Cagliari e Sassuolo, le rivali per restare in A. Nel 1985 qui si prese lo scudetto, stavolta a Bergamo potrebbe aver guadagnato un punto decisivo per una salvezza altrettanto “storica”. Mandandone di traverso due all’Atalanta: e questa rimonta per la squadra di Gasperini rischia di diventare un rimorso da masticare a lungo, a fine stagione.