La Gazzetta dello Sport

Barça-Psg duello al veleno

Il tecnico di casa esagera: «Sarà una guerra calcistica». Lucho, grande ex, risponde: «Loro? Tanti lanci lunghi» XAVI E LUIS ENRIQUE BOTTA E RISPOSTA TRA LEWA E MBAPPÉ SFIDA A SUON DI GOL

- di Filippo Maria Ricci INVIATO A BARCELLONA

Il problema è che c’è un pallone solo. Perché a sentire Xavi e Luis Enrique lo vorrebbero entrambi tutto per sé. E non si può fare. Quella di stasera al Montjuic, finalmente pieno e con record d’incasso grazie a prezzi desorbitat­i, il Barça indebitato ha scelto un selvaggio carpe diem economico, andrà in scena la battaglia del possesso. «Sarà una guerra calcistica», ha detto Xavi. «Cercheremo di prendere palla dal primo minuto e di non lasciarla più» ha risposto Lucho.

La paternità La battaglia sulla paternità del Dna Barça apertasi alla vigilia dell’andata è proseguita anche ieri, e oggi in campo andrà in scena un nuovo capitolo. Chi è stato il primo ad imprimere sulle sacre tavole il gioco tanto caro al Barcellona e ai suoi discepoli? Qui dicono Laureano Ruiz, responsabi­le della cantera negli anni 70 e padre della patria del club. Poi Rinus Michels, che chiese e ottenne Johann Cruijff. E il resto è storia. Il Dream Team con Guardiola testa pensante di Joahnn in campo, e via via Van Gaal, Rijkaard, Guardiola allenatore col suo primo triplete, Luis Enrique allenatore col secondo triplete del club. Successi arrivati con Xavi come direttore d’orchestra.

Tre modelli E per questo abbiamo chiesto al tecnico del Barça cosa si porta dietro di Pep e Lucho: «Tante cose. Con Luis Aragones sono stati gli allenatori che più mi hanno dato, che più hanno influito sul mio modo di vedere il calcio – ci ha detto –. Quando sono in difficoltà penso a cosa farebbero loro al posto io». E allora occhio al paradosso: se st a s e r a il Barcellona dovesse trovarsi sotto Xavi potrà pensare a Luis Enrique, li accanto a lui sulla panchina avversaria.

Emozionato Lucho è uomo sempre teatrale, e così ieri quando gli sono state riferite le parole di Xavi si è detto addirittur­a ‘emozionato’. «Lo ringrazio, sono stupefatto. Lo ho avuto come capitano ed è stato molto importante». Ok, compliment­i sinceri, ma siccome in ballo stasera oltre al passaggio in semifinale c’è anche questa storia del possesso della palla e del Dna blaugrana, ecco la stoccata: «Presseremo dal primo minuto e dovremo fare attenzioni alle palle lunghe per Lewandowsk­i. All’andata Ter Stegen ha fatto 24 lanci, il suo record personale». Come a dire che si, Xavi potrà anche dire di voler la palla ma ha imparato ad apprezzare e usare il gioco diretto. Poi quasi a volersi scusare per la frecciata, ecco i compliment­i: «Xavi è un allenatore top, i numeri parlano per lui. I giornalist­i cercano sempre la polemica e hanno interpreta­to maliziosam­ente le mie parole quando ho detto che non lo conoscevo come allenatore: parlavo del Luis Enrique giocatore

che avrebbe voluto farsi allenare da Xavi, da Guardiola e da Aragones (nomi mica scelti a caso… ndr) ma ormai non si può più. Perché solo se ti guida conosci davvero un allenatore».

Fiducia cieca Attorno alla palla c’è la partita. A Parigi è finita 3-2 per il Barça, che non arriva in semifinale da 5 anni: «Il Psg non è mai passato dopo aver perso la prima in casa, adesso la statistica si romperà. Siamo pienamente convinti che rovescerem­o il risultato» ha detto trasudando fiducia e sicurezza nei propri mezzi Lucho. Che recupera Hakimi (squalifica­to la scorsa settimana) e così Martquinho­s tornerà in mezzo e il pessimo Beraldo andrà in panchina. E poi occhi puntati su Donnarumma, che a Parigi ha vissuto il suo ennesimo “cauchemar” europeo, e su Kylian Mbappé, bloccato dal connaziona­le Koundé e in aria di Clásico considerat­o il suo imminente passaggio al Bernabeu. Ecco, già che ci siamo: per Barcellona e Madrid questa è una settimana tostissima: tra oggi e domani i quarti di Champions League, domenica la sfida che può riaprire o sigillare la Liga. Xavi stasera non avrà Christense­n e Sergi Roberto, squalifica­ti, e darà spazio a Pedri accanto a Gundogan e De Jong. Un terzetto che col pallone ci andrebbe volentieri a dormire. Perché sempre li torniamo, alla solitudine della palla contesa.

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Sopra a sinistra Robert Lewandowsk­i, 35 anni, attaccante del Barcellona. A fianco Kylian Mbappé, 25, punta del Psg
GETTY Scontro in attacco Sopra a sinistra Robert Lewandowsk­i, 35 anni, attaccante del Barcellona. A fianco Kylian Mbappé, 25, punta del Psg
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