City trasformista Così Guardiola vuol battere il Real
La duttilità di Pep: Foden si accentra e con De Bruyne si sistema dietro a Haaland
Sempre uguali, sempre diversi. Uno dei segreti del Manchester City di Pep Guardiola è la sua capacità di cambiare tutto senza cambiare niente, di trovare usando i soliti uomini la chiave tattica per vincere. «Giocare contro il City è difficilissimo perché non sai mai cosa aspettarti - ha detto Jürgen Klopp prima di una recente sfida di Premier -. Li conosci, ma Pep riesce sempre a trovare il modo per sorprenderti». Nemmeno questo 2023-24 ha fatto eccezione. Se l’anno scorso la chiave del triplete era stato il 32-4-1 con John Stones avanzato nel ruolo di mediano accanto a Rodri, dando protezione alla difesa e liberando le incursioni offensive di Ilkay Gündogan, in questa stagione, complici gli infortuni a uomini chiave (Stones stesso, ma anche Kevin De Bruyne e Erling Haaland) e le diverse caratteristiche dei giocatori in squadra (Mateo Kovacic non è Gündogan), Pep ha fatto giocare il suo City in tanti modi diversi. E contro il Real Madrid, dopo il 3-3 dell’andata, promette di trovare di nuovo la chiave tattica per mettere in difficoltà Ancelotti, senza rinunciare a nessun big.
Variante Duttilità è la parola chiave del City degli ultimi anni. Nel 2023-24, il 3-2-4-1 del triplete è stato spesso sostituito da un 4-2-3-1 altrettanto malleabile. Stones è stato fuori a lungo, Guardiola ha provato nel ruolo di difensore-mediano anche Manuel Akanji (lo svizzero è uno splendido jolly dietro), con risultati altalenanti, e chiesto al 19enne Rico Lewis di crescere oltre i suoi anni, rendendosi conto però che il giovane che rappresenta il futuro del City forse non ne è ancora il presente. Il ritorno di De Bruyne ha aperto più soluzioni, compresa la necessità di farlo convivere in campo con almeno uno tra Phil Foden e Julian Álvarez. Ecco allora che Guardiola ha modificato ulteriormente il suo assetto difensivo, chiedendo ai terzini di salire per permettere a Foden o Álvarez, che in fase di non possesso difendono da esterni alti, di accentrarsi dietro Haaland e accanto a De Bruyne quando la squadra attacca. Ha funzionato così bene che Álvarez fino a dicembre è stato uno dei migliori (giocando forse pure troppo) e che Foden sta vivendo la stagione della consacrazione, con 21 gol e 11 assist in tutte le competizioni che l’hanno fatto entrare, a 23 anni, nella collezione di gioielli più preziosi di Guardiola, tra quelli insostituibili come Haaland, De Bruyne e Rodri. Da centrale e nel vivo del gioco rende più che sulle fasce, dove resta ottimo.
Difesa La retroguardia è il reparto più trasformista. Il City difende sempre a 4, ma già dallo scorso anno ha “perso” Stones, che in fase di impostazione avanza anche oltre la mediana. La variante ora è che Guardiola chiede anche agli esterni di salire. Ha ripreso a farlo Walker, che prima dell’infortunio costatogli l’andata col Real sulla destra era assolutamente incontenibile, capace di spingere quanto un’ala. Nelle ultime partite lo ha fatto con estrema efficacia anche Josko Gvardiol, autore di due gol splendidi la scorsa settimana, prima contro il Real Madrid e poi col Luton. L’adattamento del croato arrivato in estate per 90 milioni non è stato semplice, anche perché Guardiola gli ha chiesto di spostarsi dal centro a sinistra. «All’inizio era confuso, perdeva troppi palloni. Poi gli ho parlato, gli ho detto che dai difensori mi aspetto cose semplici: non ha più sbagliato» ha detto Pep. Il croato ora quando avanza ha mostrato di saper fare male in zona gol. E il City ha trovato un’arma in più, uno di quei piccoli cambiamenti da inserire nel suo arsenale senza cambiare niente. Guardiola contro il Real non modificherà l’assetto, non cambierà gli uomini chiave. Ma la vittoria del City, la semifinale di Champions, dipendono da quei piccoli aggiustamenti che Pep è così bravo a trovare. Quelli che fanno la differenza.