La Gazzetta dello Sport

RE dicoppe

ANCELOTTI IL VINCENTE PUNTA ALLA QUINTA CON UNA DIFESA REAL L’allenatore, che ha già quattro Champions in bacheca, è passato a Manchester “all’italiana” E la Spagna ora applaude

- Di Filippo Maria Ricci CORRISPOND­ENTE DA MADRID

Il matrimonio perfetto. Il re della Champions e i “Reyes de Europa”. Carlo Ancelotti e il Real Madrid. L’unico allenatore con 4 Champions e il club che ne ha vinte 14, almeno il doppio rispetto a chiunque altro. Ancelotti vuole diventare Carlo V, quello sul cui impero non tramontava mai il sole, il sovrano capace di unire mezza Europa così come Ancelotti è l’unico allenatore vincitore in 5 Paesi diversi. Il Madrid cerca la “decimoquin­ta”. Per farlo bisogna iniziare ad aggiudicar­si il “Clásico” europeo: le partite col Bayern Monaco sono già 26 e lo score è quasi pari: 12 vittorie a 11 per gli spagnoli, 41 gol a 39.

Che numeri E pensare che quando Ancelotti ha portato la Décima Champions al Bernabeu, nel 2014, il Madrid non la vinceva dal 2002. Carlo sulla panchina blanca è a 5 semifinali su 5, con due eliminazio­ni, La Juventus di Allegri nel 2015, il City di Guardiola un anno fa, e due titoli, 2014 e 2022. Mercoledì Ancelotti ha raggiunto Guardiola in testa alla classifica delle semifinali: 10. Il primo in 18 partecipaz­ioni, 55%, il secondo in 15, 66%. Così come il Madrid è arrivato in semifinale in 12 degli ultimi 14 anni. A Manchester Carlo ha eguagliato Vicente Del Bosque come secondo allenatore del Real con il maggior numero di partite in Champions, 60: davanti resta solo Miguel Muñoz a 71. Carlo lo supererà il prossimo anno, quando si prenderà anche l’ultimo grande record che gli manca, quello delle panchine nel grande torneo continenta­le: al momento guida ancora Sir Alex Ferguson con 214, ma Carlo è a 201 (più 4 nel preliminar­e): nella 24-25 opererà il sorpasso.

La stessa medaglia Ancelotti è il Real sono fatti uno per l’altro. Due facce, l’uomo amabile, il club spietato, della stessa medaglia, quella della vittoria europea. Perché se è chiaro dal 1956 (anno della disputa della prima Coppa d’Europa subito vinta dal Madrid di Santiago Bernabeu) che il club della capitale spagnola ha una predilezio­ne marcata per il trofeo continenta­le, Ancelotti finora ha vinto 4 Champions e 5 campionati, su 17 e 28 tentativi rispettiva­mente. L’ironico titolo della biografia scritta con Alessandro Alciato, “Preferisco la coppa”, minuscolo gastronomi­camente o maiuscolo sportivame­nte, è una verità assoluta, la fotografia di una carriera straordina­ria spesa a raccoglier­e consensi, e titoli, in giro per l’Europa.

Elogio del difensivis­mo La forza di questa unione tra Ancelotti e il Madrid è tale che ieri la lettura dei quotidiani spagnoli per noi italiani è stata quasi esilarante. In nome della straordina­ria simpatia che circonda Carlo e l’immenso consenso che genera il club del Bernabeu abbiamo assistito all’elogio del difensivis­mo. Ai grandi si perdona tanto e si concede tutto, anche di chiudersi nella propria area come una squadra minore. Noi italiani dobbiamo ricordare che Fabio Capello è stato mandato via due volte dal Real Madrid, sempre dopo aver conquistat­o la Liga, perché il suo gioco speculativ­o non si addiceva al blasone del club. Nessuno ha criticato l’atteggiame­nto del Madrid all’Etihad mercoledì sera. Al contrario. “Lottare, difendere, soffrire, sacrificar­si”. E qualificar­si aggiungiam­o noi. I primi quattro verbi li ha pronunciat­i d’un fiato Carlo Ancelotti mercoledì con Movistar, la tv spagnola della Champions. In studio prima di Carlo aveva parlato Jorge Valdano, amico di Pep ed estimatore del calcio offensivo: col suo eloquio sempre elegante aveva pronunciat­o un’elegia del difensivis­mo, incatenand­osi convinto al catenaccio del Madrid all’Etihad. Elogi sinceri per una

prestazion­e difensiva mostruosa, che ha conquistat­o anche i puristi del possesso palla e del fraseggio.

Difesa numantina

Perché Carlo, e il Real Madrid, mettono d’accordo tutti. Da una parte la straordina­ria empatia trasmessa urbi et orbi dal tecnico emiliano, dall’altra la potenza della Casa Blanca, di fronte alla quale non ci si può che arrendere. E allora l’assedio subito dal City si trasforma in «difesa numantina» (l’assedio di Numancia reso popolare qui in Spagna da Tito Livio), l’incapacità di uscire dalla propria area passa in secondo piano di fronte all’ordine e alla disciplina difensiva, la qualificaz­ione è subito epica, rappresent­azione guerriera dello spirito indomabile di «Una squadra che non muore mai», titolo gettonatis­simo ieri. «A me piace vedere una squadra così. Abbiamo difeso bene. Molto molto bene» ha detto Carlo, e tutto il madridismo ha annuito. Ancelotti nel 2022 e nel 2023 aveva preso 4 gol da Guardiola all’Etihad, a 3 e a zero. Doveva cambiare e l’ha fatto. Rispolvera­ndo le sue origini italiche, e conquistan­do la Spagna. Ancora una volta. Ora sotto con l’Europa. Ancora una volta.

 ?? ??
 ?? ??
 ?? ??
 ?? ??
 ?? ?? 2
2
 ?? ?? 1
1
 ?? EPA ?? Festa madrilena I giocatori del Real Madrid mercoledì sera a Manchester festeggian­o sotto i propri tifosi
EPA Festa madrilena I giocatori del Real Madrid mercoledì sera a Manchester festeggian­o sotto i propri tifosi
 ?? ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy