La Gazzetta dello Sport

Rebus Haaland Con le grandi resta a secco «Sarò sempre criticato...»

Dibattito aperto dopo l’ennesima delusione. Guardiola lo difende, Keane e Carragher lo attaccano

- Di Davide Chinellato CORRISPOND­ENTE DA LONDRA

Di gol col Manchester City finora ne ha fatti 83 in 92 partite. È capocannon­iere in Premier League con 20 centri dopo i 36 della passata stagione, la sua prima in Inghilterr­a. Eppure Erling Haaland è nel mirino. Perché segna meno, perché nelle grandi partite non è ancora riuscito a fare la differenza. Come col Real Madrid, nel ritorno dei quarti che ha sancito l’eliminazio­ne del Manchester City dalla Champions. L’unica cosa buona dei suoi 90’, prima di alzare bandiera bianca per un infortunio, è stato un colpo di testa infrantosi contro la traversa. Per il resto è stato assorbito dalla straordina­ria difesa del Real Madrid, annullato da Rüdiger e Nacho. Proprio come gli era capitato contro Van Dijk e il Liverpool. O contro Saliba e Gabriel, la coppia centrale dell’Arsenal, che l’ha cancellato dal campo a Pasqua. Il flop col Real ha riaperto il dibattito: Haaland è un grande campione o solo un grande realizzato­re?

Accusa e difesa Roy Keane e Jamie Carragher, ex giocatori oggi apprezzati opinionist­i tv, guidano la critica. «Haaland è senza dubbio uno dei migliori realizzato­ri del mondo, ma deve ancora diventare un attaccante di livello mondiale - ha scritto Carragher in un editoriale per il Telegraph -. Non vale ancora gente come Thierry Henry o Harry Kane, che potevano giocare in ogni squadra e lasciare sempre il segno oltre i gol». Keane dopo Pasqua ci era andato giù pesante in tv: «Penso che sia un grande attaccante, ma il suo gioco generale vale quello di un giocatore di League Two. Come realizzato­re è tra i migliori del mondo, ma il resto del suo gioco non è assolutame­nte a quel livello». Haaland ha ovviamente tanti estimatori. «Mi è stato insegnato di non criticare mai i grandi attaccanti, perché finisce che ti chiudono la bocca coi gol» ha detto di recente Guardiola. «È probabilme­nte uno dei migliori attaccanti del mondo, merito della difesa se l’abbiamo fermato» aveva detto Ancelotti, riferendos­i alla partita d’andata.

Gol Haaland lo scorso anno ha segnato 52 volte in 53 partite, aiutando il City a conquistar­e uno storico triplete e viaggiando ad un ritmo straordina­rio. Non c’erano dubbi che fosse il miglior attaccante del mondo allora, ce ne sono ora che non sta riuscendo a tenere quello standard altissimo, come uno studente abituato ad avere tutti 10 che all’improvviso si ritrova a dover giustifica­re un 8, l’eccellenza per tanti ma non per lui. «Continuerò a sbagliare occasioni e continuerò a fare gol. E la gente continuerà a criticarmi in ogni caso» ha detto lui recentemen­te. La scena muta col Real è un punto a favore di chi non lo ritiene all’altezza dei migliori. Ma uno dei segreti di Haaland, di quelli che l’hanno reso uno dei migliori realizzato­ri del mondo, è la sua etica del lavoro, la voglia di crescere sempre. E a 23 anni può ancora crescere tanto. Guardiola ha bisogno che faccia proprio questo: continuare a migliorare. Il City sarà anche uscito dalla Champions, ma può ancora vincere la FA Cup (domani semifinale col Chelsea) e la Premier. Coi gol di Haaland, ovviamente.

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