I ragazzi terribili
Ora c’è anche El Azzouzi Il Bologna si gode la sua gioventù d’oro
Dalla prodezza in rovesciata alle prestazioni top: con Motta brillano le scoperte del duo Sartori-Di Vaio
Iragazzi terribili? Ecco: più terribile di Oussama El Azzouzi - marocchino di ventidue anni, centrocampista di rottura ma dalla ferocia anche offensiva - oggi non c’è nessuno. Il dettaglio è presto fatto: due gare da titolare negli ultimi due mesi, panchine reiterate, una Coppa d’Africa e poi… due gol, uno alla Lazio (18 febbraio) e l’altro in rovesciata alla Roma lunedì scorso. Masterclass. Tutti e due nella Capitale. Uno “spauracchio” Olimpico appunto. Alla sua presentazione disse: «Modelli? Idoli? Non mi viene in mente nessuno». Sartori lo prese l’estate scorsa dal St. Gilloise a 1,2 milioni di euro: quantomeno, oggi, il suo valore è schizzato. E poi? Da Riccardo Calafiori a Santiago Castro fino a Dan Ndoye ecco gli altri ragazzi terribili di Roma, tutte individualità “pescate” dallo stesso direttore tecnico Giovanni Sartori e dal direttore sportivo Marco Di Vaio.
Fischi
Chiaro che il ragazzo da copertina sia Riccardo Calafiori: Thiago Motta lo ha schierato da laterale sinistro della sua difesa a quattro, non succedeva da tempo ma c’era un perché: aprirsi in impostazione e andare a cercare anche Dybala quando viaggiava sui suoi binari. Calafiori è un acquisto da 4 milioni di euro che adesso ne vale circa 25, avendo solo ventuno anni e giocando praticamente e sempre da adulto. Contro la Roma, la sua ex Roma, ha sbagliato un solo pallone, quello che ha poi portato alla conclusione fuori di poco di Paredes. Il resto, niente da dichiarare di errato. Quando è uscito dal campo, la Curva Sud lo ha anche fischiato: non convinta però, non in massa, non in maniera totale perché in fondo c’è chi si è giustamente ricordato che “Cala” a Roma è cresciuto, ci ha «lasciato» quasi un ginocchio ai tempi delle giovanili, ci ha riprovato ma venendo poi sbolognato al Basilea, il club dal quale il Bologna lo ha preso e riattivato. Fischi da chi ha visto un prodotto che è tornato da vincente.
Zampata Poi c’è Santiago Castro, nel quale più dello zampino di Sartori c’è l’interventismo e il pressing del ds Marco Di Vaio che in cinque giorni in Argentina ha perfezionato un accordo oneroso ma lungimirante: acquistato dal Velez per 12 milioni, Castro per ora ha lavorato di inevitabili subentri ma allo stadio Olimpico ha fatto intravvedere la qualità del bomber spietato: un passaggio in profondità lo ha visto scattare e poi colpire Svilar al cuore, un gol poi annullato per mezza spalla avanti. Ma non è qui il concetto: perché il tempismo, il colpo da attaccante e la scelta di come segnare hanno dato piccoli iniziali spiccioli di quel che potrà essere. Un giocatore diverso da Joshua Zirkzee che, uscito prima, ha corso come un matto dalla panchina per andarlo ad abbracciare. Scena poi vanificata dal “Saot”, ma evidente dell’unione che cementa il Bologna di oggi.
Arriverà il gol Chiosa finale per Dan Ndoye, svizzero che all’Olimpico ha messo in piedi un primo tempo da applausi e un secondo comunque da ammirazione. Dan se la gioca sempre con Orsolini per la titolarità ed è un inseguimento sfiancante proprio del direttore dell’area tecnica Sartori. Due mesi a cercare di convincerlo, la spesa non indifferente (11 milioni) ma anche la certezza che diventerà (come già è) un giocatore da strappo e da rendimento. Presente al Premio Maestrelli, Sartori disse: «Un giocatore sul quale giurerei per il futuro? Ndoye». Un timbro. Ah, Ndoye è quello che fece il gol decisivo che estromise dalla Coppa Italia l’Inter a San Siro. In campionato non ha ancora trovato la gioia del gol ma ci è andato molto vicino. Tutta esperienza. Per il gol c’è tempo. Gol da Champions, spera la città.