Non cambio e mi salvo
Un pieno di fiducia per Ranieri e Baroni Così si resta in A
Tecnici mai in discussione: la mossa di Cagliari e Verona per uscire dalla crisi
Per alcuni è un azzardo da evitare, per altri un rischio da correre. La verità è che il cambio in panchina è come lanciare in aria la monetina. Un po’ come in amore, dove la bellezza non è sempre il criterio vincente, così succede che l’allenatore più preparato, quello con un curriculum di tutto rispetto e che fa giocare bene le squadre, a volte in una certa piazza faccia misteriosamente flop. I matrimoni più difficili, finiti nel divorzio, si trovano spesso nei bassifondi della classifica. A Salerno è successo tre volte senza che si sia fatto registrare un miglioramento in temini di punti a partita: Inzaghi per Sousa, Liverani per Inzaghi,
Colantuono per Liverani. A Sassuolo, Ballardini ha alzato la media di Dionisi non migliorandone la classifica. A Empoli invece montagne russe: Adreazzoli ha fatto peggio di Zanetti e poi Nicola ha fatto meglio di lui. Ora tocca all’Udinese vedere se Cannavaro riuscirà a superare Cioffi, che aveva sostituito Sottil migliorando la media punti a partita, da 0,85 a 0,96. Oggi il debutto del campione del mondo, in casa, per lo spicchio di partita rimanente contro la Roma del collega iridato De Rossi.
Nobili scudettate Poi, là in fondo c’è una coppia che ha deciso di non lanciare la monetina ed è andata avanti dritta con le scelte di inizio stagione: Cagliari e Verona oggi sarebbero salve. Anche a Frosinone si è tenuta la barra dritta su Di Francesco ma i ciociari, terzultimi con l’Udinese, sarebbero costretti allo spareggio per evitare la B. Cagliari e Verona sono piazze nobili, scudettate, e forse anche per questo difficilmente inf luenzabi l i dalle mode. Durante il campionato
2022-23 gli avvicendamenti in panchina erano stati solamente otto; oggi, contando quello di Cannavaro a Udine, siamo già a tredici. La tendenza generale di cambiare allenatore è in aumento.
Sir Claudio Nonostante Claudio Ranieri sia l’allenatore più esperto della Serie A, non è uno che ha mai vissuto l’esonero come lesa maestà, anzi. Lo scorso 10 febbraio, infatti, nel momento peggiore della stagione con il Cagliari sconfitto in casa dalla Lazio che allungava a quattro la striscia di ko, Ranieri aveva di fatto rassegnato le dimissioni. Ma lo spogliatoio, guidato dal senatore Pavoletti, le aveva subito respinte: «Mister, continueremo a dare il massimo fino alla fine», le parole del capopopolo rossoblù. La svolta, “umana” più che tecnica: si è deciso di puntare su sorrisi ed educazione. Da allora Ranieri ha fatto 14 punti in otto partite e ha recuperato ben cinque posizioni in classifica: da penultimo a 14°. A 72 anni compiuti e una decina di trofei nella sua personale bacheca, tra cui la leggendaria Premier col Leicester, Ranieri non ha certo perso la voglia di studiare, sperimentare, mettersi in gioco. Con il suo Cagliari nelle ultime sei giornate è partito con ben cinque moduli diversi, e in tre casi l’mvp del match è andato a un giocatore entrato dalla panchina.
Baroni alle strette Marco Baroni ha conquistato Verona con le stesse doti: professionalità, ottimismo, toni sempre moderati. A fine stagione, se l’Hellas bisserà l’impresa dell’anno scorso, quando vinse lo spareggio con lo Spezia, il riconoscimento di miglior allenatore della stagione dovrebbe idealmente spettargli di diritto. Nel mercato di gennaio, per esigenze di bilancio, Baroni ha dovuto dire addio ai suoi pezzi più pregiati e con un manipolo di giocatori semi-sconosciuti ha ricostruito fiducia, identità e gioco. Un po’ come Ranieri, ha dato fondo a tutta la sua abilità tattica e motivazionale. Ha accolto il nuovo ma t e r i a l e umano, lo ha studiato e plasmato e infine ha avuto il coraggio di metterlo in campo. Tutti i nuovi acquisti si sono dimostrati all’altezza, a partire da Noslin, l’attaccante olandese che ha messo lo zampino in cinque gol. La stabilità nel cambiamento, equilibrio difficile ma vincente.