La Gazzetta dello Sport

L’OSSESSIONE DI GASP LA FORZA DI SCAMACCA IL PROBLEMA DELLA JUVE

- di STEFANO AGRESTI

Non è un’ossessione, o forse sì. Ma un vuoto, un buco nero, quello sì, lo è indiscutib­ilmente. All’Atalanta di Gasperini - questa meraviglio­sa squadra che negli ultimi otto anni ha divertito l’Italia, entusiasma­to l’Europa e realizzato imprese sparse - manca terribilme­nte una coppa. Il resto se lo è preso tutto: ha battuto chiunque, Liverpool incluso; ha costruito campioni e poi li ha venduti per inventarse­ne altri; ha giocato un calcio coinvolgen­te, trascinant­e; ha acquistato una consideraz­ione inimmagina­bile anche a livello internazio­nale. Le manca, appunto, un trofeo, qualunque questo sia, da toccare, baciare, alzare al cielo. Perché poi è vero che arrivare ai quarti di finale della Champions (è successo anche questo, quattro anni fa) dal punto di vista tecnico vale molto più che vincere la Coppa Italia, ma vuoi mettere il sapore che dà accarezzar­e, lucidare, mettere in bacheca un trofeo tutto tuo?

Chissà se questa sarà la volta buona, in Coppa Italia o magari - perché no? - in Europa League: l’anno del primo successo di Gasperini, all’ottava stagione, e del ritorno alla vittoria dell’Atalanta, a distanza di 61 anni dall’ultima e unica volta.

Certo è che l’Atalanta è solida come mai. Lo si è visto nella doppia semifinale con la Fiorentina: all’andata ha giocato male e le è andata bene, avendo limitato la sconfitta a un solo gol di scarto; ieri si è riscattata in pieno, benché abbia dovuto aspettare i minuti finali per piegare i viola, rimasti in dieci. La squadra di Italiano va fuori con tanti rimpianti, per le reti che ha fallito a Firenze (problema grave e mai risolto) e per l’imperdonab­ile ingenuità che ha commesso al 95’, quando ha subito il 3-1 in contropied­e benché fosse in inferiorit­à numerica. Gasperini ha sapienteme­nte sfruttato tutte le armi che aveva: è partito con Koopmeiner­s, De Ketelaere e Scamacca, poi ha via via inserito Pasalic, Lookman, Miranchuk. Tanta qualità, il segnale di un organico ricco. Il centravant­i romano è stato di nuovo dominante: due gol fantastici (uno annullato), l’espulsione di Milenkovic, la partecipaz­ione a tutte le azioni pericolose. Ha però preso anche un’ammonizion­e evitabile: salterà la finale, non sarà un’assenza da poco.

Riuscirà la Juve di Allegri, bruttarell­a e nemmeno vincente (ha conquistat­o la miseria di tre successi nelle ultime quattordic­i partite), ad arginare l’entusiasmo, l’efficacia e la voglia di Coppa dell’Atalanta? Mica facile. Certo, il 15 maggio è ancora piuttosto lontano: i bianconeri hanno tempo per cercare di ritrovare un po’ di serenità, di condizione fisica, di stabilità tattica. Senza dimenticar­e che la squadra di Gasperini, da qui all’appuntamen­to dell’Olimpico, dovrà disputare due gare in più, avendo anche la semifinale europea contro il Marsiglia. Eppure la sensazione è che la finale di Coppa Italia metta di fronte una barca che vola sul mare piatto con le vele gonfie, e un’altra che viene sbalzata a destra e sinistra dalle onde, e per di più naviga controvent­o. Ormai anche i suoi marinai sembrano faticare a riconoscer­e l’autorità di Allegri. Un giorno sbuffa Chiesa, un altro Cambiaso: segnali di burrasca.

Si discute molto di Allegri. Delle sue scelte, della Juve senza gioco, dei risultati negativi. È normale che venga criticato, non è certo privo di colpe se c’è stata questa involuzion­e nella seconda parte della stagione e se la squadra non ha una

L’Atalanta è un gioiello: le manca solo un trofeo, questa è l’occasione La Signora gioca male? Servono i calciatori... Ma in finale fa paura

fisionomia, un’identità. Sarebbe però esagerato, anzi sbagliato, attribuire ogni responsabi­lità al tecnico, e diventereb­be perfino pericoloso in prospettiv­a futura. Qualcuno pensa forse di cambiare volto alla Juve, rendendola di nuovo competitiv­a ai livelli più alti, con il semplice cambio di allenatore? Non crediamo sia così. Il problema principale della squadra bianconera

non è in panchina, ma in campo. Il problema è la qualità dei calciatori, mediamente modesta, e il rendimento dei (pochi) campioni che ci sono. Con il disarmante Alex Sandro in difesa e un centrocamp­o così povero di tecnica e geometrie, con il Chiesa e il Danilo del periodo recente, con questo Kostic e il Bremer visto contro la Lazio, nemmeno un mago riuscirebb­e a venirne fuori. L’Atalanta è lì, in agguato: il 15 maggio ha un appuntamen­to con la storia. Ma la Juve e Allegri, quando sembrano a un passo dal crollo, trovano risorse imprevedib­ili. Insomma: se oggi i bergamasch­i sembrano superiori in tutto - gioco e giocatori, condizione atletica e carattere - questo non significa che siano destinati a vincere. La Juve, in una partita, può sorprender­e e rinascere. Poi, comunque vada la finale di Coppa Italia, è necessario che si cominci a rafforzare la squadra del futuro: l’inseguimen­to all’Inter in campionato, la Champions e addirittur­a il Mondiale per club non possono essere affrontati con questo organico. Non puoi farlo, se ti chiami Juventus.

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Che gioia Scamacca, 25 anni (a sinistra) esulta con De Roon dopo il gol del 2-0. L’attaccante della Dea è stato protagonis­ta nella vittoria per 4-1 contro la Fiorentina

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