Tra Juve e Milan vince la noia
PIOLI DIFENDE IL SECONDO POSTO ALLEGRI SPINGE SOLO NELLA RIPRESA
Primo tempo inguardabile, poi entra Chiesa e i bianconeri colpiscono un palo e creano qualche occasione. Zero tiri per i rossoneri
La Santa Alleanza del nulla. Né gol, né vincitori e gioco al minimo sindacale tra Juve e Milan, duellanti per il secondo posto. Il bilancio dei tiri in porta (7-0 per i bianconeri) spiega abbastanza chiaramente chi ha più da recriminare, per troppo spreco. Dopo un orrendo primo tempo, la Juve, con l’ingresso di Chiesa, ha preso per il collo la partita e l’ha trasformata in un assedio alla porta dell’ottimo Sportiello. Il gol non è arrivato e così la frenata continua: una sola vittoria negli ultimi 8 match di campionato. Se oggi il Bologna supera l’Udinese, affianca la Signora al terzo posto. Se invece l’Atalanta dovesse inciampare nell’Empoli e perdere, il Milan avrebbe già la certezza di un posto in Champions League. Anche per questo, Pioli può essere contento del punticino, strappato con sacrificio e sofferenza. Se contro Roma e Inter, il Diavolo avesse offerto una prestazione etica come quella di ieri allo Stadium, forse sarebbe stata un’altra storia. Se la Juve è cresciuta con cambi di qualità (Chiesa, Miretti, McKennie, Milik...), il Milan, incerottato e avvilito dal momentaccio, che ha perso pure Maignan nel riscaldamento, ha dovuto precettare due classe 2005 (Bartesaghi, Zeroli) e ha trovato nel portiere di scorta, in Thiaw e Gabbia un fortino provvidenziale. Ha deluso ancora una volta Leao, che in tanta difficoltà, con la fascia al braccio, avrebbe dovuto prendere per mano la squadra e rialzarla con la sua forza e il suo talento. Non era giornata di stelle. Vlahovic, sostituito già al 17’ del secondo tempo, è uscito furibondo scalciando bottigliette. Ok Milik, eroe di coppa, ma togliere il tuo bomber, quando manca ancora mezz’ora e la squadra ha bisogno di un gol, significa degradarlo sulla pubblica piazza.
Non c’è Maignan Due sorprese: non c’è Chiesa. Allegri gli preferisce subito Yildiz; e non c’è neppure Maignan, come detto. Juve con Weah largo a destra e Cambiaso all’interno, con il doppio compito di accerchiare Florenzi e, in fase passiva, di raddoppiare su Leao per ingabbiarlo con l’aiuto di Gatti. Milan sfigurato in difesa da infortuni e squalifiche, ma con i soliti principi. Musah, terzino, si accentra in costruzione come Calabria per aiutare Adli, mentre Reijnders sale subito in zona rifinitura. Solita fiammata iniziale della Juve, spinta dallo Stadium che ad ogni partita rinnova in modo commovente la professione di fede nei colori. Sembra che i bianconeri siano decisi ad approfittare del Diavolo malconcio e aggredirlo ( telefonata di Vlahovic all’8’), e invece, come di regola, la fiammata si smorza e la Juve si ritira poco tra le sue tende, dove si sente sicura. Così un Milan, lontano dalla forma titolare, chiude il primo tempo con il 57% di possesso, senza aver rischiato nulla, se non una punizione di Vlahovic ben intercettata da Sportiello al 47’. Buona la resistenza di Gabbia e Thiaw, discreta la circolazione di Adli, troppo falloso nel controllo e nell’appoggio Reijnders. Leao ancora una volta spento. Indicativa la strigliata che gli recapita Gabbia da lontano, quando una palla muore a centrocampo e Rafa, 20 metri più indietro, non muove un muscolo per andare a prenderla. Tra i bianconeri, il migliore del primo atto è Cambiaso, per dinamismo e proposte: un tiro a lato e un quasi-assist per Yildiz. Il giovane turco sprizza buona volontà, ma non trova mai lo spazio e il tempo per la giocata. Idem per Vlahovic che, al solito, vede i compagni troppo lontani. Forse l’avrete capito da soli: primo tempo di una noia mortale.
Divampa Chiesa Risveglio
I BIANCONERI Una sola vittoria nelle ultime otto giornate, Vlahovic sostituito. E oggi il Bologna può raggiungere la Juve al 3° posto
I ROSSONERI Con la difesa senza molti titolari il Milan ha pensato solo a non prenderle. Leao deludente. Ma la Champions è ormai sicura
brusco poco dopo il tè. Kostic estrae dal nulla un diagonale velenoso che Sportiello respinge accartocciandosi. Danilo manda il tap-in sul palo, più una colpa che un merito perché lo specchio era ampio. Al 17’ Allegri incide la partita con il bisturi, perché l’ingresso di Chiesa per Kostic è la scintilla che fa divampare il buon secondo tempo dei bianconeri. Dentro anche Milik al posto del furibondo Vlahovic. Chiesa comincia ingoiandosi Musah con uno stop a seguire, arma un colpo di testa di Milik (29’), scodella un pallone che crea il panico davanti a Sportiello prima del salvataggio di Thiaw e cerca la porta in prima persona. Una furia a sinistra, l’ex viola, accanto alla linea di gesso che ama e che ha rimpianto a lungo, mentre Yildiz ronza senza magia attorno a Milik. L’ingresso di Miretti e McKennie immette ulteriore qualità sotto porta e fa scivolare la partita sempre più verso l’assedio che il Milan spezza solo con un tiro a lato di Loftus-Cheek (29’). Per il resto, solo barricate, sulle quali salgono anche i ragazzini (Zeroli, Bartesaghi) come i Martinitt durante le Cinque Giornate di Milano. Resistenza governata da un ottimo Thiaw e protetta da Sportiello in giornata di grazia. Il Milan, senza aver mai tirato in porta, porta a casa lo stesso punto della Juve che ha centrato 7 volte lo specchio. A Pioli, dopo giorni di bufera, va bene così. Allegri oggi può essere raggiunto da Thiago Motta. Con quale carica metaforica lo scopriremo presto.