La Gazzetta dello Sport

Sotto la buona stella di Valentino e Giacinto Se il mister era portiere

- di LUIGI GARLANDO

La stella conquistat­a dall’Inter in realtà è la terza. La seconda ce l’ha in cielo dal settembre 2006, quando si spense Giacinto Facchetti. Ai funerali in Sant’Ambrogio, i tifosi esposero uno striscione: «Ora sei una stella». Appunto. La prima stella, Giacinto, leggenda della Grande Inter e della Nazionale, la vinse nel ‘66 con un campionato rivoluzion­ario: 10 gol da terzino. Oggi i nerazzurri festeggian­o lo scudetto contro il Torino, a 75 anni quasi esatti da quell’Inter-Torino (30-4-49) che fu l’ultima esibizione italiana del Grande Torino. Un giorno, come tutti i bambini di Cassano d’Adda, il piccolo Valentino Mazzola stava facendo il bagno nel fiume. Lo chiamavano Tulèn, in dialetto, perché prendeva a calci tutto, anche i barattoli, le tolle. Un suo amico, Andrea, detto Ciapìn, stava annegando. Valentino si rimboccò idealmente le maniche, si tuffò e lo tirò fuori. Il 22 novembre 1942 Tulèn e Ciapin si ritrovaron­o di fronte allo stadio Mussolini di Torino: Valentino Mazzola al primo anno in granata, Andrea Bonomi debuttante nel Milano, come si chiamava allora. I due amici si salutarono per l’ultima volta all’aeroporto di Barcellona in quel tragico 4 maggio 1949: il Milan era diretto a Madrid per giocare con il Real, il Torino aveva fatto scalo di rientro da Lisbona. A fine carriera, Bonomi si impiegò in banca e ogni sabato mattina portava i resoconti a casa Facchetti che aveva messo radici a Cassano d’Adda. El Ciapin provò anche a portare Giacinto in rossonero. A raccontarc­i tutto è Gianfelice, figlio di Giacinto, attore e scrittore, che i primi calci li tirò con una maglietta granata e che, quando cominciò a parare, chiamavano Bacigalupo, perché Cassano, dov’è cresciuto anche Sandro Mazzola, è enclave del Toro.

I Mazzola e i Facchetti, destini intrecciat­i. Una logica arcana, più che il caso, ha voluto che Inter-Torino facesse oggi da scrigno alla gioia nerazzurra per la seconda stella. Gianfelice ce lo racconta in un libro, «Capitani»(Piemme), prezioso per il lavoro di scavo e fascinoso per la ricchezza di inediti. Un’appassiona­nte galleria di «miti, esempi, bandiere», caratteriz­zati non tanto dalla fascia al braccio, quanto dalla stoffa del cuore: Piola, Boniperti, Antognoni, Maldini, Del Piero, Totti, Zola, Zanetti, Riva, Scirea,

Mazzola e Facchetti uniti da Cassano d’Adda, da Inter-Toro e da un libro. Perché Lopetegui è un caso raro

Juliano, Di Bartolomei, Baggio... Naturalmen­te Giacinto e Valentino. Non ha fatto in tempo a imbucarsi Lautaro, ma Gianfelice aggiunge: «È la prova di quanto possa dare una fascia. Lautaro è stato trasfigura­to dai gradi. È maturato oltre i gol. Non si risparmia mai, un esempio». Oggi il Toro attacca il Toro, la squadra di Giacinto contro quella di Valentino. Il cuore di Gianfelice Facchetti farà gli straordina­ri.

Dai pali alla panca Per Dino Zoff la spiegazion­e è matematica: «In una squadra ci sono dieci giocatori e un portiere. Logico che gli allenatori ex portieri siano pochi». Lui, leggendari­o capitano al Mundial ‘82, è stato uno dei più apprezzati e vincenti: Coppa Uefa e Coppa Italia alla guida della Juve; come c.t. azzurro è arrivano a un golden-goal dal titolo europeo nel 2000. Ha fatto buone cose Walter Zenga in Italia e all’estero, ma per lo più, i portieri, a fine carriera, diventano istruttori di ruolo o collaborat­ori tecnici, come Landucci, secondo di Allegri. Anche all’estero i casi sono rari. Michel Preud’homme, il Muro delle Fiandre, ha vinto due campionati in Belgio (Standard Liegi, Bruges). Il mitico Ricardo Zamora, ha conquistat­o due volte la Liga con l’Atletico Madrid (’39-40, ’40-41). E proprio un portiere spagnolo pare aver scelto il Milan per il futuro: Julen Lopetegui, ex guardiano di Real Madrid e Barcellona, che ha vinto due titoli europei da c.t. della Spagna (Under 19, Under 21) e un’Europa League alla guida del Siviglia. Se così sarà, Lopetegui proverà a diventare il primo ex portiere a vincere uno scudetto in Serie A. Che un ex numero 1 possa essere vincente anche in panchina, il Milan lo ha scoperto sulla sua pelle nella finale di Coppa dei Campioni 1992-93, contro il Marsiglia. L’allenatore di Basile Boli, autore del gol decisivo, era infatti Raymond Goethals, santone belga che ha messo in bacheca anche una Supercoppa europea e due Coppe Uefa (Anderlecht). Ma torniamo alla domanda iniziale: perché pochi portieri allenatori? I portieri sono proverbial­mente considerat­i “pazzi”. La loro unicità di funzioni e di maglia li isola. Sono single che pensano solo a se stessi e alla tana da difendere. Gestire le esigente di una famiglia di 23 giocatori è un balzo troppo grande. E, probabilme­nte, esiste anche una remora psicologic­a, magari inconscia. Allenare significa studiare una strategia che aiuti la squadra ad arrivare in porta. In altre parole, per un ex portiere allenare vuole dire trovare il modo più efficace per fare del male a un ex collega. Trasferirs­i dai pali alla panca comporta un tradimento, passare dalla parte del nemico: dopo una vita a combattere il gol, cominciare a produrne. Come un capo indiano che diventa guida per i visi pallidi o Lance Armstrong che passa all’antidoping. Da qui il freno inibitore che spinge gli ex portieri a trasformar­si in preparator­i di portieri, in modo da poter continuare a far guerra al gol per interposta persona. Lopetegui invece pare che abbia stretto un patto col Diavolo.

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 ?? ?? Basco Julen Lopetegui, 57 anni, ha allenato la Spagna per due anni e il Real Madrid per 4 mesi
Basco Julen Lopetegui, 57 anni, ha allenato la Spagna per due anni e il Real Madrid per 4 mesi
 ?? ?? Capitani coraggiosi A sinistra Valentino Mazzola, capitano del Grande Torino che conquistò 5 scudetti consecutiv­i e scomparve tragicamen­te nell’incidente aereo di Superga il 4 maggio 1949. A destra Giacinto Facchetti, capitano dell’Inter che in nerazzurro vinse 4 scudetti, due Coppe Campioni, due Interconti­nentali e una Coppa Italia. È morto nel 2006
Capitani coraggiosi A sinistra Valentino Mazzola, capitano del Grande Torino che conquistò 5 scudetti consecutiv­i e scomparve tragicamen­te nell’incidente aereo di Superga il 4 maggio 1949. A destra Giacinto Facchetti, capitano dell’Inter che in nerazzurro vinse 4 scudetti, due Coppe Campioni, due Interconti­nentali e una Coppa Italia. È morto nel 2006
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