La Gazzetta dello Sport

IO, MISTER BELGIO

«Mi fido di Lukaku Stupito da CDK L’Italia all’Europeo è tra le favorite » Il c.t. dei Diavoli Rossi: «Tra Fiorentina e Bruges sarà una sfida spettacola­re La Serie A? Il calcio azzurro mi piace...»

- di Giulio Di Feo

Parlando con Domenico Tedesco, c.t. del Belgio, capisci subito tre cose. La prima: quando si riferisce alla sua nazionale usa sempre il noi, il plurale fa gruppo. La seconda: ha una conoscenza calcistica a prova di almanacco. La terza: anche se ha vissuto 36 dei suoi 38 anni in Germania parla un italiano che tanti italiani si sognano. La sua è la storia di un ex ingegnere della Mercedes che di sera allenava i ragazzi dello Stoccarda: «Poi un giorno mi offrono l’U17, e mi danno 3 giorni di tempo per pensarci. E lì mi dico: se non rischi, il treno non passa più». Nell’Italia che va avanti nelle coppe c’è tanto Belgio, tra stelle e rivali, ed è una situazione che a Tedesco fa piacere «non solo per i miei ma per tutto il calcio italiano, che seguo sempre da vicino».

► Si parte dalla Roma. La stagione di Lukaku?

«Complicata. Alla Roma è arrivato a campionato iniziato, si allenava con la seconda squadra del Chelsea, ha fatto tutta la preparazio­ne senza sapere cosa sarebbe stato di lui. Ero contentiss­imo quando ho saputo che sarebbe tornato in Italia. E a Roma è stato fin da subito protagonis­ta: è dura per uno che veniva da un’estate così. Quando prendi Romelu le aspettativ­e sono alte, ma lui gestisce la pressione con una tranquilli­tà incredibil­e».

► De Ketelaere a Bergamo invece l’ha stupita?

«Sì e no. No perché so bene quello di cui è capace Charles. Sì perché veniva da una stagione difficile, in cui non giocava e non ha mai trovato costanza».

► Si è fatto un’idea di cosa non andava a Milano?

«San Siro è uno stadio fantastico, ma a volte può essere una grande sfida per un giocatore nuovo. Magari inizi bene e trovi il ritmo. Se invece ti alleni una settimana e poi hai solo spezzoni per dimostrare quanto vali diventa dura. Però se firmi per un club di un certo livello sai a cosa vai incontro».

► La Fiorentina non ha belgi, ma sfida una belga in semifinale di Conference. Il Bruges è...

«Una squadra che ha cambiato allenatore da poco, che giocava bene già prima ma ora vince tutte le partite. Ha talento nei singoli e un impianto solido, sarà uno scontro spettacola­re».

► Ha preso il Belgio a febbraio dell’anno scorso e ha vinto 8partite su 12 centrando l’Europeo: cos’ha portato di suo?

«Quando sono arrivato il Belgio era appena uscito da un Mondiale che sfortunata­mente non era andato come sperava. In più, alcuni giocatori chiave come ad esempio Alderweire­ld, Mignolet e Hazard si erano ritirati. Ma in ogni cosa negativa si deve sempre trovare uno spunto positivo, così siamo partiti da lì per creare la base di un nuovo gruppo. Poi man mano abbiamo inserito dei giovani. Ora tutti li conoscono perché sono stati protagonis­ti sul mercato, ma quando li abbiamo chiamati Lukebakio e Mangala erano riserve all’Hertha e al Forest, Bakayoko era in squadra B al Psv, Doku al Rennes... Ci abbiamo creduto, investito e ci hanno ripagato».

► Come ha mixato la vecchia generazion­e che aveva tutto per vincere il Mondiale 2018 e la nuova?

«Io non guardo all’età, ma alle persone. Mi piace sapere chi sono davvero i miei ragazzi, vado a trovarli, li chiamo spesso. Voglio vedere chi c’è dietro al calciatore, per capire le motivazion­i. Lo faccio con tutti, giovani e meno. È fondamenta­le, ognuno ha il suo carattere e vanno messi insieme».

► All’Europeo non avrà Courtois...

«Parliamo del miglior portiere al mondo. Ma ne abbiamo comunque di eccellenti».

► L’Italia come la vede?

«Gli azzurri sono sempre candidati alla vittoria in qualsiasi torneo. E lo saranno sempre, perché sanno vincere le partite che contano».

► Quanta Italia c’è nel suo modo di allenare?

«Tanta, nella gestione della squadra. Tratto i miei giocatori come trattavano me i miei genitori, e in quello c’è molto di italiano. Tatticamen­te sono cresciuto nello Stoccarda dove si pratica un calcio dominante, contropres­sing, verticaliz­zazioni veloci. Ma ho imparato ovunque, parlando con i calciatori. Hanno tante idee, basta ascoltarli».

► Le piacerebbe un giorno allenare qui?

«Ora sono concentrat­issimo sull’Europeo e non ho davanti il piano della mia carriera, tutto dipende dalle situazioni. Non nascondo però che mi piace il calcio italiano, e che ci sono cresciuto».

► Beh, le voci che la avvicinano al Milan le avrà sentite, no?

«Non commento le voci di mercato perché sono troppe, non saprei dove cominciare e dove finire».

Su Lukaku Romelu desta alte aspettativ­e Ma gestisce la pressione con una tranquilli­tà incredibil­e

Su De Ketelaere Charles veniva da una stagione difficile ma io so bene di cosa è capace « Tratto i giocatori come i miei genitori trattavano me. Parlo con loro e li ascolto»

Sul Bruges Da quando ha cambiato tecnico ha sempre vinto. Che sfida con la Fiorentina

«Non commento le voci sulla panchina del Milan. Io non parlo mai di mercato »

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