CONTE UOMO GIUSTO PER RIAVVIARE IL MOTORE DEL NAPOLI LO VOGLIONO LA CITTÀ E PURE IL PRESIDENTE
Le obiezioni ci sono ma il desiderio è maggioranza: a Napoli vogliono Antonio Conte. E, come non accadeva da tempo, la piazza e Aurelio De Laurentiis hanno un punto d’incontro che guarda nella stessa direzione, con una spinta fortissima. È evidente che – come accaduto per Luciano Spalletti – la città è convinta di potergli cambiare l’immagine di antipatico, contaminarlo, e regalargli un nuovo approccio nel campionato italiano, arricchendone vita e linguaggio, quotidiano e calcio. L’uomo è duro e spigoloso, odia perdere e lo dice, ma è un grande organizzatore tattico e un grande gestore di uomini, capace di tenere sotto controllo una squadra, e il Napoli, che quest’anno è sfuggito al controllo psicologico, alla tattica e persino alle statistiche, cerca un leader, prima di tutto in panchina. Uno che sappia dove e come andare, insomma: tutto quello che è mancato. Capace anche di essere manager e di presentare una lista di calciatori convincendoli a seguirlo, non di accontentarsi di quello che passa il mercato. Antonio Conte è l’uomo della Provvidenza per i napoletani, la soluzione per tutto, e probabilmente è così, anche se viene da una autocombustione – quella al Tottenham – per diverse cause, soprattutto la presa di coscienza del dolore a causa della perdita di tre amici: Gian Piero Ventrone, Sinisa Mihajlović e Luca Vialli, e un po’ di calciatori che non hanno seguito i suoi comandamenti e qualche tensione di troppo con uno spavento di salute. Si è staccato dal calcio, ha rinunciato al primo invito in
corsa di De Laurentiis: sostituire Rudi Garcia e cominciare la sua esperienza a Napoli. Ma ora sarebbe tutto diverso: arriverebbe in una squadra da ricostruire, col tempo per farlo, con una piazza che lo aspetterebbe a Capodichino come il Salvatore di Napoli. Sarebbe l’uomo perfetto per rimettere in moto stupore e ambizioni: rivincere il campionato e tornare in Champions da protagonista. Ad oggi la migliore definizione del suo calcio è di Mark Ogden: «semplicità nella forma più pura», e si riferiva al Chelsea che cannibalizzò la Premier
League. A quel tipo di ripartenza guardano i napoletani. Un allenatore che arriva e rimette in moto tutto: taglia, cuce, ripensa e via in testa, ovvio. Sistema l’assetto difensivo, il compromesso della difesa a tre vale le aspettative, e trova un posto per Khvicha Kvaratskhelia. Il resto viene di conseguenza, inseguendo la semplicità che porta alla vittoria. Questo è il percorso. Poi c’è da capire se Conte vuole essere tutto questo, se vuole accollarsi Napoli e soprattutto Aurelio De Laurentiis. Conosce il sud, è un allenatore che sa accumulare, un vero reattore nucleare, in lui convivono: Mazzone, Sacchi e Trapattoni, padri e guide. È abituato alla vittoria, e, a sentirlo parlare, non è sazio. «Quello che conta, a casa mia, sono le vittorie. Chi vince scrive e fa la storia, gli altri possono solo fare chiacchiere». Forse il vero ostacolo è non avere la Champions League che, però, sarebbe il grande vantaggio per il campionato. Vive con la paura di ri-perdere che è la stessa di Napoli: tornare nell’ombra e aspettare un altro trentennio prima di tornare al titolo. Conte è il prescelto: ha il metodo, l’esperienza, le capacità. È l’unico che può ristabilire la continuità con la vittoria, la forza del suo calcio – distante da quello degli ultimi anni del Napoli – è la soluzione in grado di tagliare la nostalgia senza perdere le emozioni. Una trasfusione di nuovo pallone che può chiudere col passato.
L’ex tecnico di Juve e Inter mette d’accordo tifosi e De Laurentiis: nessuno come lui sarebbe capace di ricaricare squadra e ambiente