La Gazzetta dello Sport

Il primo compagno in F.1 «Iniziammo da amici ma si trasformò subito»

- g.gas.

Èstato il suo primo compagno di squadra in F. 1, quando nel 1984 un timido Senna esordiva nei GP con la Toleman. Anni dopo, alla domanda su chi lo avesse messo più in difficoltà tra i piloti in squadra con lui, Ayrton rispose: «Johnny Cecotto». Il venezuelan­o dopo due Mondiali nelle moto era passato alle auto. Andava forte, ma ebbe la carriera stroncata da un incidente a Brands Hatch proprio in quella stagione. Oggi, a 68 anni, ricorda tutto con serenità e un filo di nostalgia. «Corsi la mia prima gara in moto a 16 anni, con una Honda 750. Da ultimo a 3°, poi si ruppe la catena. Mio padre mi disse: “Bravo. Ma perché non lasci le moto, così a 18 anni ti facciamo correre in auto?”. Risposi: “Ci pensiamo quando ne avrò 18...”. Ma il “pallino” era rimasto. Nel 1980 mi dissi che il salto andava fatto. Iniziai dalla F.2. Nel 1983 ero in F.1, e al secondo GP andai a punti con una Theodore a Long Beach».

► Come finì in Toleman?

«Mi avevano chiamato: correvo con le BMW Turismo e speravano potessi aiutarli a ottenere i loro turbo. Il tentativo non riuscì, mi presero lo stesso. Ayrton aveva già firmato da primo pilota, aveva il motore con l’iniezione elettronic­a e faceva tutti i test. Io in inverno girai una volta con la vettura 1983 e poi basta. Al secondo GP in Sudafrica gli ero in scia quando mi esplose una gomma, gara finita. Lui invece fece un bel 6° posto, la sua prima volta a punti».

► Cosa sapeva di lui prima di diventarne compagno?

«Non lo conoscevo. Mi dissero che aveva vinto nella F.3 inglese.

Ebbi l’impression­e di un buon pilota, sicuro di sé. All’inizio andavamo d’accordo, ci feci anche un lungo viaggio in auto parlando di tutto: le famiglie, la ragazza che aveva sposato prima di venire a correre in Europa e da cui si era separato. Era un rapporto tranquillo. Cambiò il giorno in cui, per la prima volta, provai insieme a lui la stessa auto in un test a Donington. Andai leggerment­e più veloce. Da lì, basta: faticava a salutare, era diventato freddo».

► Che pilota era Ayrton?

«Doveva ancora crescere, fare esperienza. Ma era forte e guidava bene. A volte andava oltre, combinava qualche pasticcio in gara ma imparò alla svelta. La qualità maggiore era la sua grande velocità: in qualifica era fortissimo. Si vedeva che avrebbe fatto una gran carriera. Io ero tranquillo, per l’anno dopo avevo buoni contatti. Conoscevo Enzo Ferrari, cui dopo Surtees piacevano molto i piloti di moto, e andavo a trovarlo spesso. E avevo ottimi rapporti con Ecclestone, che gestiva la Brabham, e Williams».

► Come andò a Brands Hatch?

«Finalmente avevo un nuovo telaio. La squadra finì il montaggio il venerdì all’alba. Io ero andato in hotel giovedì a mezzanotte e l’auto era ancora a pezzi, con i meccanici che imprecavan­o. Il giorno dopo faceva freddo, al 2° giro, non stavo nemmeno tirando, mi schiantai. Era la nostra prima scocca in carbonio: appena toccato il guard-rail esplose e dal sedere in avanti non avevo più niente. Mi fracassai le gambe, le caviglie. In ospedale a Londra mi volevano amputare il piede destro. Mia moglie venne a prendermi dalla Germania con un professore di Monaco, mi caricarono su un jet e il giorno dopo mi operarono salvando il piede. Ma con la F.1 chiusì lì».

► La chiamò Ayrton?

«Quando mi feci male vennero in tantissimi in ospedale, lui no. Qualcuno glielo chiese e rispose che era rimasto così male vedendo l’incidente, e com’ero conciato, che non se la sentì».

► Cosa ricorda di quel 1° maggio a Imola?

«Ero impegnato nel DTM tedesco, vidi il botto insieme al medico ufficiale della BMW. Disse subito: “Ho un brutto presentime­nto”. Io non ci credevo, pensavo uscisse da solo dall’abitacolo. Ci rimasi malissimo. Dopo te ne fai una ragione, io ne ho visti diversi che ci hanno lasciato in moto. Non ci fai certo il callo, ma sai che può capitare».

► Si aspettava diventasse un’icona della F.1?

«Quando correvamo insieme non pensavo potesse vincere così tanto, all’inizio andava un po’ oltre e avevo paura si facesse male o non maturasse. Invece ci riuscì. L’incidente di Imola, per la sua dinamica, fu sfortuna. E fece la grossa fortuna di Schumacher che, almeno con la Benetton, non avrebbe vinto ciò che ha vinto».

Dopo un testa a testa a Donington ero stato più veloce di lui: da quel momento faticò a salutarmi

Doveva ancora crescere ma era forte, la dote migliore era la grande velocità

Cecotto su Ayrton Senna

 ?? INSTAGRAM @JOHNNY.CECOTTO ?? L’inizio dell’avventura Johnny Cecotto (a sinistra) e Ayrton Senna con la loro Toleman per la stagione 1984 di F.1
INSTAGRAM @JOHNNY.CECOTTO L’inizio dell’avventura Johnny Cecotto (a sinistra) e Ayrton Senna con la loro Toleman per la stagione 1984 di F.1
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Johnny Cecotto, 68 anni, iridato moto con la Yamaha in 350 nel ‘75 e in 750 nel ‘78, ha corso poi in F.1 e nel Turismo
Chi è Johnny Cecotto, 68 anni, iridato moto con la Yamaha in 350 nel ‘75 e in 750 nel ‘78, ha corso poi in F.1 e nel Turismo
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