La Gazzetta dello Sport

IL MITO ERVING «VOTO DENVER LEBRON CAMPIONE SENZA TEMPO»

Il grande ex: «Deluso per i Sixers fuori dai playoff. James insegna come gestirsi nel basket di oggi»

- di Davide Chinellato

Philadelph­ia la porta sempre nel cuore. «Uscire dai playoff è stata una delusione, ma la nostra squadra mi piace, mi piace molto», racconta Julius Erving da Abu Dhabi dove sta facendo l’ambasciato­re per Nba a un evento della Jr. Nba, la lega giovanile che seleziona i migliori undicenni e dodicenni del mondo. Il mitico Doctor J però un occhio alla sua Philadelph­ia l’ha dato comunque: gara-6 contro New York al Wells Fargo Center, dove Erving è di casa, è stata il capolinea della postseason della squadra con cui Dr. J ha scritto i capitoli più belli della sua carriera da leggenda. E quella da cui comincia per fotografar­e i playoff Nba, che stanno per mandare in archivio il primo turno.

► Mr. Erving, partiamo proprio da Philadelph­ia: deluso dall’uscita dai playoff?

«Sono molto deluso, sì. Ci sono state due partite nella serie che avremmo dovuto vincere. Gara-2 a New York ad esempio, dove eravamo in vantaggio a 2 minuti dalla fine: non avremmo dovuto perdere quella partita, e nei playoff quando butti via delle vittorie finisci per pagarla, proprio come è successo».

► New York ha vinto 4-2: cosa

ha deciso la serie, secondo lei? «È stata una sfida molto equilibrat­a, nel complesso. New York aveva un giocatore inarrestab­ile come Jalen Brunson, noi avevamo Embiid e Maxey. Quelli che hanno aiutato Brunson, però, hanno fatto un lavoro migliore di quelli che hanno aiutato i nostri. Ma la squadra mi piace molto. Avessimo avuto una stagione intera al completo, con Embiid sano anziché infortunat­o per due mesi, sarebbe stato tutto diverso: avremmo chiuso tra le prime quattro a Est, invece di passare per il playin, e avremmo avuto il vantaggio del campo al primo turno. Per questo ho tanta fiducia per il prossimo anno, anche se uscire in questo modo è stato deludente».

► Embiid, la star dei Sixers, ha giocato infortunat­o. Nella sua carriera lei ha rappresent­ato la stella di una franchigia: cosa spinge a giocare nonostante tutto?

«C’è sempre qualcuno che ti spinge: la squadra, il tuo agente, tua moglie, i tuoi amici. Embiid comunque ha mostrato un coraggio e un carattere enormi, facendosi operare al ginocchio e rientrando poi in due mesi. La speranza è che in futuro si prenda cura del suo corpo in modo migliore, ma in questi playoff ha tenuto viva la squadra, l’ha portata fino a gara-6 dove probabilme­nte non sarebbe arrivata se lui non ci fosse stato. Ha mostrato quanto è leale alla squadra e alla franchigia, la stessa cosa che i Sixers hanno fatto con lui».

► È la stella giusta per Philadelph­ia?

«Penso che quello tra Embiid e i Sixers sia un matrimonio che abbia dimostrato di funzionare ma che possa riservare ancora il meglio per il futuro. Embiid ha 30 anni, è giovane e può dare ancora tanto. Guardate LeBron, che a 39 fa ancora la differenza: se Joel riesce a prendersi cura del suo corpo con un po’ della magia che ha LeBron, possiamo averlo al massimo della forma per altri 10 anni».

► A proposito di LeBron, che a 39 anni fa ancora la differenza: come ci riesce?

«Giocare a basket è quello che ha sempre fatto. È diventato un atleta di massimo livello in una generazion­e che non si è dovuta preoccupar­e della guerra o dei diritti civili, come quella degli anni Sessanta e Settanta. Gli anni Duemila che viviamo è un periodo molto più tranquillo per essere atleti, anche se in giro ci sono ancora tante cose che non hanno senso. Penso che il segreto di LeBron sia quello di aver messo sempre il basket al primo posto e dopo tutto il resto: ha capito come prendersi cura del suo corpo, come rimanere sano, come recuperare il modo migliore.

E penso che grazie a lui questo, d’ora in poi, diventerà la norma nel basket».

► Senza più Philadelph­ia, su chi punta per il titolo?

Su Embiid Ha 30 anni, può dare tanto e a lungo, se riesce a curare il corpo come LeBron

Sui Knicks Chi ha dato una mano a Brunson (nella foto) ha fatto meglio di chi ha aiutato Embiid

«Credo che i favoriti debbano essere considerat­i i campioni in carica. Denver ha fatto un ottimo lavoro eliminando i Lakers al primo turno, e in regular season è arrivata in volata con Oklahoma City e Minnesota per il primo posto a Ovest. Boston ha chiuso col miglior record in regular season, ma penso abbia avuto una strada più facile. I Celtics avranno il vantaggio del campo, anche se Miami ha dimostrato che a Boston si può vincere. Ma se devo scommetter­e su qualcuno per il titolo, dico Nuggets».

Su Denver I campioni (Jokic nella foto) hanno fatto un ottimo lavoro eliminando i Lakers

► Una squadra che l’ha sorpresa?

«Indiana. Vero che a Milwaukee mancavano Antetokoun­mpo e Lillard, ma gli infortuni fanno parte del gioco e i Pacers hanno vinto comunque: sono sicuro che avranno molta fiducia andando avanti».

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Julius Erving, classe 1950, in volo per una schiacciat­a. Si è ritirato nel 1987 dopo 11 stagioni a Philadelph­ia: i Sixers hanno ritirato la sua maglia numero 6
GETTY Leggenda volante Julius Erving, classe 1950, in volo per una schiacciat­a. Si è ritirato nel 1987 dopo 11 stagioni a Philadelph­ia: i Sixers hanno ritirato la sua maglia numero 6
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