La Gazzetta dello Sport

Dall’Olanda ’78 al Psg Se i pali fanno la storia L’ultima del Loco Bielsa

- di LUIGI GARLANDO

Isette palloni del Psg finiti contro i pali e le traverse del Borussia Dortmund sono suonati come campane a morto dell’ennesimo sogno infranto. Sette rintocchi. Invece, i tanti pali colpiti da Fiorentina ed Atalanta, visto l’esito felice, hanno lasciato nel ricordo l’allegria di campane a festa. Sono state semifinali di legno. Un palo, per regolament­o, non dev’essere largo più di 12 centimetri, il tacco di una donna: attira, seduce, respinge. Il palo è un piccolo spazio che ha segnato spesso la grande storia del calcio, la frontiera tra il dentro e il fuori, il bivio tra due destini: porte scorrevoli, sliding doors, appunto. Quel 25 giugno 1978, al Monumental di Buenos Aires, l’olandese Rob Rensenbrin­k aveva il 12 sulla schiena. La misura di un palo. Lo chiamavano il Serpente, per l’abilità di insinuarsi in aree affollate palla al piede.

Per questa ragione e per una certa somiglianz­a di lineamenti e di capelli, poteva esser confuso con il compagno di nazionale Johan Cruijff. La distanza tra i due si sarebbe ulteriorme­nte accorciata, se al 90’ della finale mondiale contro l’Argentina avesse fatto gol. L’Olanda aveva pareggiato 8’ prima e i padroni di casa, già certi del trionfo, erano andati nel panico. Con quel gol il Serpente di Amsterdam sarebbe diventato il capocannon­iere solitario del Mondiale con 6 gol e, soprattutt­o, l’eroe eterno del primo e unico titolo mondiale degli Orange. Invece la palla, calciata di sinistro, superò il portiere Fillol, rotolò sui coriandoli di carta e morì contro il palo. Nei supplement­ari, Mario Kempes, che aveva firmato il primo vantaggio, griffò anche il secondo. Diventò lui il capocannon­iere solitario e la leggenda eterna. Per tutto il resto della sua vita, Rob Rensenbrin­k restò solamente “l’uomo del palo”. Chissà, se il Serpente avesse fatto gol, forse sarebbe cambiata anche la Storia grande, perché il generale Videla non avrebbe avuto quella festa di popolo, propaganda­ta per consenso, che il suo regime sanguinari­o aveva cercato e ottenuto. Nelle semifinali di legno, chi ha ballato di più è stato Carlo Magno Ancelotti che non passa per un uomo sfortunato. La sua vera sliding door cadde il 4 novembre 2001, Torino-Milan. A tre minuti dal 90’, con i granata in vantaggio di un gol, Pippo Inzaghi andò sul

I 7 legni francesi, quello di Resenbrink che minacciò il regime di Videla. Un dilettante per l’Uruguay di Marcelo

dischetto. La palla sfiorò la traversa e si perse in cielo. Fosse entrato quel pallone, Fatih Terim, l’Imperatore, sarebbe rimasto sulla panchina del Diavolo, invece, al fischio finale, Adriano Galliani ed Ariedo Braida telefonaro­no a Berlusconi: «Presidente, noi cambieremm­o l’allenatore». «Chi c’è libero?», chiese Silvio. «Ancelotti». «Procedete». Dall’autostrada Torino-Milano, Galliani chiamò Carletto che, in realtà, non era così libero, perché aveva già trovato l’accordo con il Parma, come riportato da tutti i giornali. Infatti spiegò Ancelotti: «Ho dato la mia parola a Tanzi. È già tutto fatto…». Il Condor si buttò in picchiata: «Sì, ma non hai firmato. Non fare niente, stai fermo. Domattina alle 9 siamo da te a Felegara». E la mattina seguente, Carlo Ancelotti diventò l’allenatore del

Milan. A metterlo sulla panchina rossonera era stato un gol sbagliato da Inzaghi che 6 anni più tardi, segnandone un paio al Liverpool nella finale di Atene, gli avrebbe regalato la seconda Champions League. La prima l’aveva vinta a Manchester nel 2003, battendo ai rigori la Juventus che lo aveva cacciato, davanti a tifosi che lo avevano contestato: «Un maiale non può allenare!». Insulto che in realtà non arrivava tale alle orecchie di Carletto, devoto dei salumi. Durante i 90’ senza gol al Teatro dei Sogni, lo juventino Conte aveva colpito la traversa di testa. Il prossimo primo giugno, Ancelotti giocherà una nuova finale di Champions sul suolo inglese, a Wembley. Il Borussia Dortmund sa già che questa volta i pali giocherann­o per gli altri.

El Loco Quel giorno si giocherà anche Costa Rica-Uruguay. Il c.t della Celeste, l’argentino Marcelo Bielsa, che non è considerat­o fortunato, ma Loco, pazzo, ha convocato in Nazionale un dilettante di 24 anni, Walter Dominguez. Numeri notevoli, 57 gol in 39 partite, ma pur sempre in un campionato equivalent­e alla nostra Eccellenza. Chi sa far gol, li fa ovunque, dicono. In parte è vero, anche se, di categoria in categoria, la qualità dei difensori cresce. Ogni bomber ha un suo rapporto intimo, esclusivo, con la porta, fatto di sensazioni, sguardi, che si porta dietro. Più difficile un balzo del genere per centrocamp­isti e difensori che vivono di relazioni con i compagni. Ma in questa storia l’aspetto tecnico conta poco. Qui vale la dimensione del sogno, la magia della realtà raccontata così bene da tanta letteratur­a sudamerica­na. Non a caso il club di Dominguez si chiama Juventud Soriano e richiama lo scrittore Osvaldo, altissimo cantore di calcio popolare. Il Loco e il bomber sconosciut­o sembrano sue creature, sbucate da un qualche campo polveroso nella sperduta Patagonia. Walter Dominguez è il fiore che spunta dall’asfalto, è la vita che meraviglia, è Cenerentol­a al ballo, è Biagio Antonacci che duetta con la cantante di strada, è il pittore da marciapied­e scoperto dal famoso gallerista, è Fantozzi al consiglio d’amministra­zione.

A proposito, «Chi ha fatto palo?»

 ?? ?? El Loco Marcelo Bielsa, 68 anni, c.t. dell’Uruguay dal 2023. È stato anche c.t. dell’Argentina e del Cile
El Loco Marcelo Bielsa, 68 anni, c.t. dell’Uruguay dal 2023. È stato anche c.t. dell’Argentina e del Cile
 ?? ??
 ?? ?? Collezione di legni
Il palo colpito da Emery del Psg nel ritorno della semifinale di Champions contro il Borussia Dortmund, uno dei sette legni centrati dai parigini nella partita vinta per 1-0 dai tedeschi, che hanno conquistat­o la finale
Collezione di legni Il palo colpito da Emery del Psg nel ritorno della semifinale di Champions contro il Borussia Dortmund, uno dei sette legni centrati dai parigini nella partita vinta per 1-0 dai tedeschi, che hanno conquistat­o la finale

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy