ZVEREV RIMONTA E CERCA IL BIS JARRY STUPISCE LA FINALE È SERVITA
Il tedesco, già re nel 2017, perde 6-1 il primo set da Tabilo e poi si scatena. Domani dalle 17 affronta il gigante cileno che vince la battaglia con Paul
Venerdì 17, il terrore continua. Dura mezz’ora, il tempo che serve a Zverev per capire dov’è capitato e da dove arriva l’alieno imprendibile dall’altra parte della rete. Nel giorno che per tradizione dovrebbe portare sfortuna, la maledizione dei favoriti di questa primavera romana sembra avvolgere tra le sue spire letali anche il principe tedesco, che qui trionfò ventenne nel 2017 e che nei primi 30 minuti della semifinale si ritrova dominato da Tabilo, il diavolo mancino nato a Toronto e diventato tennista in Florida, ma adesso orgoglio del Cile. Sascha tira corto, e perciò viene travolto dal dritto di Jano, rimane troppo indietro, e così presta il fianco alle palle corte del rivale, e non fa la differenza con il servizio perché l’altro risponde a tutto. Una lezione in piena regola, cui il numero 5 del mondo si sottrae a poco a poco dall’inizio del secondo set, quando rinuncia a cercare le soluzioni di forza verso gli angoli e comincia a tirare in mezzo e profondo, togliendo al prode Alejandro le basi da cui sparare le sue spingardate. Si arriva al tiebreak, dove Zverev è più lucido per la maggior abitudine a maneggiare momenti così delicati, e il terzo set, con il comprensibile crollo del cileno, è un’agevole discesa. Che gli consegna la terza finale al Foro, decimo dell’Era Open a raggiungere il traguardo, dove assumerà su di sé il ruolo di salvatore dell’albo d’oro contro un altro cileno, Jarry: e non ce ne voglia l’avversario.
Come a casa Perché a Roma Zverev è diventato grande sette anni fa, tenendo finalmente fede ai vaticini di gloria che lo accompagnavano fin da ragazzino e perché senza il tremendo crac alla caviglia al Roland Garros di due anni fa probabilmente avrebbe sfatato il tabù Slam e accarezzato il n.1 del mondo. Magari la Città Eterna gli offrirà il risarcimento: «Lo spero, ne sarei felice. La prima volta in finale qui avevo 20 anni, e se dovesse essere questo il posto della mia prima grande vittoria dopo l’infortunio ne sarei davvero felice. È un luogo che amo per davvero». Ricambiato: «È divertente perché di solito quando gioco in Italia mi trovo in uno dei tre paesi in cui ricevo più sostegno ed energia dal pubblico, anche stavolta è sato così. Certo, il pubblico si schiera spesso dalla parte della sfavorito, ma mi ha aiutato e l’ho apprezzato tantissimo. È un pubblico folle quello italiano, e se sta dalla tua è molto meglio...». Anche la terra di Roma , peraltro, ha rischiato di riservargli un brutto ricordo dopo la scivolata contro Fritz nei quarti: «Ho un dito bello gonfio, credo di essermi storto una capsula ma nessun osso rotto. Ho fatto una lastra ed è tutto ok. Ho preso qualche antidolorifico e sono riuscito a gestire la situazione e a giocar bene senza alcun dolore».
Il gigante gentile L’11a finale in un Masters 1000 (eguagliato Becker, al Foro Zverev giocò anche quella del 2018 perdendo da Nadal) richiederà d’altronde la piena efficienza, perché il gigante gentile Jarry tira forte e non avrà sulle spalle il peso del pronostico, oltre ad aver vinto l’ultimo precedente sul rosso un anno fa a Ginevra (il bilancio complessivo però è 4-2 per il tedesco). Il nipote d’arte — nonno Jaime Fillol all’angolo alla fine ha esultato come se il torneo lo avesse vinto lui — viene a capo dell’americano Paul dopo un match dai mille volti, dominato fino a metà del
secondo set e poi scivolatogli dalle mani per i troppi errori (49 gratuiti alla fine), peraltro determinati dalla necessità di continuare a spingere per impedire al n.16 di mondo di mettere i piedi dentro il campo e spingersi verso la rete per sottrarsi alla pesantezza di palla del cileno. Ma il terzo set è di nuovo di Nicolas, che può alzare le braccia al cielo dopo aver fallito i primi tre match point in un nono game palpitante che avrebbe potuto ribaltare un’altra volta l’esito della notte: «È una sensazione incredibile — dirà il vincitore — è stata una grande battaglia che ho vinto perché nel terzo set ho ritrovato il mio tennis. Zverev? Avversario formidabile, io devo solo rimanere positivo e concentrato». Lui è 2.01, Sascha 1.98: gloria nell’alto dei cieli.