La Gazzetta dello Sport

ZVEREV RIMONTA E CERCA IL BIS JARRY STUPISCE LA FINALE È SERVITA

Il tedesco, già re nel 2017, perde 6-1 il primo set da Tabilo e poi si scatena. Domani dalle 17 affronta il gigante cileno che vince la battaglia con Paul

- di Riccardo Crivelli

Venerdì 17, il terrore continua. Dura mezz’ora, il tempo che serve a Zverev per capire dov’è capitato e da dove arriva l’alieno imprendibi­le dall’altra parte della rete. Nel giorno che per tradizione dovrebbe portare sfortuna, la maledizion­e dei favoriti di questa primavera romana sembra avvolgere tra le sue spire letali anche il principe tedesco, che qui trionfò ventenne nel 2017 e che nei primi 30 minuti della semifinale si ritrova dominato da Tabilo, il diavolo mancino nato a Toronto e diventato tennista in Florida, ma adesso orgoglio del Cile. Sascha tira corto, e perciò viene travolto dal dritto di Jano, rimane troppo indietro, e così presta il fianco alle palle corte del rivale, e non fa la differenza con il servizio perché l’altro risponde a tutto. Una lezione in piena regola, cui il numero 5 del mondo si sottrae a poco a poco dall’inizio del secondo set, quando rinuncia a cercare le soluzioni di forza verso gli angoli e comincia a tirare in mezzo e profondo, togliendo al prode Alejandro le basi da cui sparare le sue spingardat­e. Si arriva al tiebreak, dove Zverev è più lucido per la maggior abitudine a maneggiare momenti così delicati, e il terzo set, con il comprensib­ile crollo del cileno, è un’agevole discesa. Che gli consegna la terza finale al Foro, decimo dell’Era Open a raggiunger­e il traguardo, dove assumerà su di sé il ruolo di salvatore dell’albo d’oro contro un altro cileno, Jarry: e non ce ne voglia l’avversario.

Come a casa Perché a Roma Zverev è diventato grande sette anni fa, tenendo finalmente fede ai vaticini di gloria che lo accompagna­vano fin da ragazzino e perché senza il tremendo crac alla caviglia al Roland Garros di due anni fa probabilme­nte avrebbe sfatato il tabù Slam e accarezzat­o il n.1 del mondo. Magari la Città Eterna gli offrirà il risarcimen­to: «Lo spero, ne sarei felice. La prima volta in finale qui avevo 20 anni, e se dovesse essere questo il posto della mia prima grande vittoria dopo l’infortunio ne sarei davvero felice. È un luogo che amo per davvero». Ricambiato: «È divertente perché di solito quando gioco in Italia mi trovo in uno dei tre paesi in cui ricevo più sostegno ed energia dal pubblico, anche stavolta è sato così. Certo, il pubblico si schiera spesso dalla parte della sfavorito, ma mi ha aiutato e l’ho apprezzato tantissimo. È un pubblico folle quello italiano, e se sta dalla tua è molto meglio...». Anche la terra di Roma , peraltro, ha rischiato di riservargl­i un brutto ricordo dopo la scivolata contro Fritz nei quarti: «Ho un dito bello gonfio, credo di essermi storto una capsula ma nessun osso rotto. Ho fatto una lastra ed è tutto ok. Ho preso qualche antidolori­fico e sono riuscito a gestire la situazione e a giocar bene senza alcun dolore».

Il gigante gentile L’11a finale in un Masters 1000 (eguagliato Becker, al Foro Zverev giocò anche quella del 2018 perdendo da Nadal) richiederà d’altronde la piena efficienza, perché il gigante gentile Jarry tira forte e non avrà sulle spalle il peso del pronostico, oltre ad aver vinto l’ultimo precedente sul rosso un anno fa a Ginevra (il bilancio complessiv­o però è 4-2 per il tedesco). Il nipote d’arte — nonno Jaime Fillol all’angolo alla fine ha esultato come se il torneo lo avesse vinto lui — viene a capo dell’americano Paul dopo un match dai mille volti, dominato fino a metà del

secondo set e poi scivolatog­li dalle mani per i troppi errori (49 gratuiti alla fine), peraltro determinat­i dalla necessità di continuare a spingere per impedire al n.16 di mondo di mettere i piedi dentro il campo e spingersi verso la rete per sottrarsi alla pesantezza di palla del cileno. Ma il terzo set è di nuovo di Nicolas, che può alzare le braccia al cielo dopo aver fallito i primi tre match point in un nono game palpitante che avrebbe potuto ribaltare un’altra volta l’esito della notte: «È una sensazione incredibil­e — dirà il vincitore — è stata una grande battaglia che ho vinto perché nel terzo set ho ritrovato il mio tennis. Zverev? Avversario formidabil­e, io devo solo rimanere positivo e concentrat­o». Lui è 2.01, Sascha 1.98: gloria nell’alto dei cieli.

 ?? AP ?? Il tedesco alla 3a finale
Alexander Zverev, 27 anni, ha vinto Roma nel 2017
AP Il tedesco alla 3a finale Alexander Zverev, 27 anni, ha vinto Roma nel 2017
 ?? ??
 ?? ??
 ?? GETTY ?? Novità cilena
Nicolas Jarry, 28 anni, alla prima finale di un 1000 Atp
GETTY Novità cilena Nicolas Jarry, 28 anni, alla prima finale di un 1000 Atp

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy