La Gazzetta dello Sport

FERRARI C’È SEMPRE UN MA PERCHÉ DI NEWEY OGGI NON SI PUÒ FARE A MENO

- di GIANLUCA GASPARINI

Le modifiche di Imola non bastano, la rossa ha davanti anche la McLaren: l’arrivo del genio è necessario

Chi si accontenta fa presente che a Imola, in gara, la Ferrari ha subìto in media un distacco di poco più di un decimo al giro dalla Red Bull. In passato, in effetti, s’era visto di peggio. Sul traguardo, dopo 63 giri, tra il vincitore Verstappen e Leclerc ballavano poco meno di 8 secondi. Peccato però che tra loro, e proprio infilata all’arrivo negli scarichi di Max, ci fosse la velocissim­a McLaren di Lando Norris. E che accontenta­rsi non sia un verbo particolar­mente diffuso o amato in F.1.

Il Cavallino, al GP dell’Emilia-Romagna, ha portato in pista le attese modifiche tecniche annunciate dopo le prime gare della stagione. Dovevano produrre un importante salto di qualità e, da un certo punto di vista, il migliorame­nto c’è stato. Ma manca sempre qualcosina, e questa invece non è più una novità. Spesso si tratta della qualifica poco felice, ed è il caso di Leclerc, ogni tanto della velocità sul dritto, ieri Sainz ha accusato misteriosi problemi di motore, a volte una scelta di gomme non del tutto azzeccata. Insomma, c’è sempre un però.

Compresa quella frase («Imola non era il posto migliore per introdurre gli sviluppi»), pronunciat­a da Carlos il sabato e da Charles la domenica, che induce una persona dotata di buonsenso a chiedersi perché allora per farlo non si sia scelta un’occasione diversa. Anche perché il circuito di Montecarlo, che arriva nel prossimo fine settimana, si presta ancora meno di Imola a valutazion­i di sorta sull’eventuale crescita della SF-24. La verità è che la rossa sta facendo ciò che deve, progredend­o sotto diversi punti di vista (monoposto, gestione gomme, strategie), e da inizio anno ha imboccato la strada giusta. Purtroppo non basta ancora. Con una piccola aggravante: la distanza si è sì ridotta, ma la gara di ieri ha certificat­o che in questo momento la Ferrari è la terza forza del Mondiale. Per il secondo anno consecutiv­o la McLaren ha visto l’introduzio­ne dei suoi sviluppi tecnici incidere in modo massiccio sulle prestazion­i: Norris ha vinto a Miami, e molti avevano dato parte del merito all’ingresso della safetycar capace di favorirlo, ma ieri si è confermato con un secondo posto che – alla luce della poderosa rimonta finale – vale a livello di prestazion­i come un altro successo. A Woking stanno lavorando molto bene, e non a caso in loco c’è un buon numero di tecnici di provenienz­a Red Bull, a partire dal capo progettist­a Rob Marshall e dall’aerodinami­co Peter Prodromou. Una vera scuola, quella di Milton Keynes. Con un professore conosciust­o da tutti, ovvero Adrian Newey.

Il genio inglese, Imola lo ha confermato, serve più che mai alla Ferrari desiderosa di bruciare le tappe per tornare protagonis­ta e in lotta per il Mondiale. Nessuno come lui è in grado di spostare valori consolidat­i. Doppiament­e, peraltro. Perché averlo in casa porta vantaggi e allo stesso tempo ne toglie agli altri, a chi contava su di lui in precedenza.

Da quando il suo addio è stato ufficializ­zato, il dominio della Red Bull non è sembrato più tale e di colpo Verstappen, per vincere, deve operare un mezzo miracolo come quello di ieri. Un caso, forse. Ma a Maranello non c’è più tempo da perdere.

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Sul podio Charles Leclerc, 26 anni, è alla Ferrari dal 2019. È secondo nella classica del mondiale dopo 7 gare
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