La Gazzetta dello Sport

L’URLO DI SASCHA SETTE ANNI DOPO «COME RINASCERE»

Il tedesco domina Jarry: è il bis del 2017. «L’infortunio mi aveva stravolto, ora so che posso vincere grandi tornei»

- di Riccardo Crivelli

Tutte le strade portano ancora a Roma. Anche le più tortuose, quelle che sfiorano l’oscurità ma poi danno luce ai tuoi passi. Era diventato Alessandro Magno sette anni fa, Zverev, un fin troppo facile gioco di parole legato al suo nome di battesimo e al contesto regale di quel successo: Internazio­nali 2017, l’epifania di un predestina­to. Aveva vent’anni, Sascha, e battendo Djokovic nella partita per il titolo si rivelava finalmente per quello che tutti avevano immaginato sarebbe diventato fin da quando, bambino, inciampò sui piedi di Federer al torneo di Amburgo e gli disse «un giorno diventerò come te»: il dominatore degli anni a venire. Da quel giorno, si sono succedute giornate extralusso, come le due vittorie alle Finals nel 2018 e nel 2021, o ancora l’oro olimpico a Tokyo, ma anche l’enorme delusione di uno Us Open (quello del 2020) sfuggitogl­i nonostante il vantaggio di due set contro Thiem, l’eterna maledizion­e degli Slam che lo accompagna.

Che battuta Anche perché, quando si è avvicinato di nuovo al paradiso, al Roland Garros 2022, il crac ai legamenti della caviglia destra durante la semifinale con Rafa lo ha portato addirittur­a sull’orlo dell’abisso, senza più certezze di poter continuare a giocare a tennis. E dunque è da lì, da quella dolorosa notte parigina, che bisogna ripartire: trionfando per la seconda volta a Roma, e il suo è il gap più ampio nell’Era Open tra la prima vittoria e quella successiva, Zverev si è definitiva­mente tolto dalle spalle il pesante fardello psicologic­o di quell’infortunio. Dunque, il 22° torneo in carriera (è il giocatore che ne ha vinti di più tra i nati negli anni 90) e il sesto Masters 1000 ha il gusto dolce della rinascita: «Sette anni fa ero giovane, avevo una grande fiducia in me stesso, credevo che tutto fosse possibile. Poi è arrivato l’infortunio e non ero nemmeno sicuro che sarei tornato a giocare: dunque questo successo è speciale perché dimostra che posso di nuovo vincere questo genere di tornei, che il mio livello è tornato dove volevo, soprattutt­o che posso sognare ancora». La realtà della finale contro Jarry, invece, racconta di un rendimento al servizio mostruoso, con appena cinque punti concessi in tutto il match e l’80% di prime in campo. Sascha così diventa praticamen­te ingiocabil­e, aggiungend­ovi poi l’abitudine all’aria rarefatta di sfide di questo genere con i due break chirurgici che decidono la partita, mentre il cileno, al culmine di un’avventura comunque da applausi, si scioglie sotto la mannaia di 29 errori gratuiti: «Ho giocato bene dal primo punto della prima partita — analizzerà il vincitore — e credo di aver offerto una grande prestazion­e. Devo ringraziar­e il team, e in particolar­e mio padre anche se piange troppo (ride, ndr): non è facile farsi allenare da un genitore, ma noi abbiamo raggiunto un buon punto di equilibrio». Alla premiazion­e, Sascha scherzerà esordendo con un «Buongiorno, mi chiamo Sinner», a sottolinea­re il forte legame con il torneo e con il pubblico, che lo ha sostenuto con calore anche per il blasone, perché un nome così nobilità comunque l’albo d’oro: «A Roma mi fate sentire italiano».

Obiettivo Francia E con Jannik in dubbio, Alcaraz acciaccato, Djokovic confuso e Nadal ansimante, Zverev planerà su Parigi da n.4, quindi evitando gli altri big fino alle semifinali, e con le stimmate del favorito: «Se gioco male posso perdere con tutti, ma se gioco bene posso battere chiunque. Al Roland Garros dovrò cercare di trovare subito il mio ritmo, ma è lo Slam che ho sempre segnato sul mio calendario». I giorni della verità.

Al Roland Garros dovrò subito trovare il ritmo: è lo Slam più importante per me

Alexander Zverev

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 ?? AP ?? Orgoglio tedesco Alexander Zverev, 27 anni, con la coppa degli Internazio­nali d’Italia, la seconda conquistat­a in carriera dopo quella del 2017. A sinistra il finalista battuto, il cileno Nicolas Jarry, 28 anni, alla settima finale in carriera: tre le ha vinte, quattro le ha perse
AP Orgoglio tedesco Alexander Zverev, 27 anni, con la coppa degli Internazio­nali d’Italia, la seconda conquistat­a in carriera dopo quella del 2017. A sinistra il finalista battuto, il cileno Nicolas Jarry, 28 anni, alla settima finale in carriera: tre le ha vinte, quattro le ha perse
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