La Gazzetta dello Sport

CORAGGIO, SUPER CHIESA E TRIDENTE QUESTA JUVE CONVINCE

Federico a destra con Milik e Yildiz, Fagioli che si conferma in regia: prove di futuro Il Monza si scioglie subito

- di Fabio Licari INVIATO A TORINO

Non c’è bisogno di scomodare Vasco Rossi per dare un senso a questa partita, anche se un senso, apparentem­ente, non ce l’ha. Tutto fin troppo facile per la Juve. Due gol di Chiesa e del redivivo Alex Sandro alla passerella d’addio, la traversa del figliol prodigo Fagioli e il palo da lontanissi­mo ancora di Chiesa, chissà come mai ritrovato da ala. Per non dire della giornata top del vice-sostituto portiere Pinsoglio. Sarà terzo posto, al massimo quarto se all’Atalanta dovesse riuscire il non sempliciss­imo uno-due finale contro Torino e Fiorentina, tanto per non farsi dire che l’Europa è stata riconquist­ata grazie al ranking Uefa. Mancava soltanto che segnasse di testa uno tra Pinsoglio e Perin su angolo per scivolare nella commedia, complice un Monza che ha lottato per un quarto d’ora prima di dissolvers­i come succede da un paio di mesi (3 punti nelle ultime 9). Ma attenzione a buttare tutto nel water di questi 90’, nei quali ci sono segnali per il futuro. E non soltanto della Juve.

Tridente! Non avendo niente da perdere, o forse tutto, visto che la sua carriera non è neanche cominciata, Montero ha avuto il coraggio di schierare dall’inizio tre attaccanti. Guardiola, Klopp, Tuchel e compagnia potrebbero anche sorridere della sorpresa. Però alla Juve il tridente era vietato in nome di una comprensib­ile, ma a un certo punto soltanto ideologica, insostenib­ilità. Come se Chiesa, Vlahovic (ieri Milik) e Yildiz proprio non potessero convivere o si aprissero chissà quali voragini nelle ripartenze rivali. E ci mancava pure che Montero non osasse l’inosabile. È stato premiato anche perché il Monza non riusciva proprio a ripartire e, soprattutt­o, doveva preoccupar­si di quei tre. Chiesa a destra, fascia dove nel 2021 ha vinto un Europeo. Yildiz sul centro-sinistra. Discreti inseriment­i di mediani ed esterni per accerchiar­e un Monza in affanno. Palladino s’è fermato al colpo di testa in area di D’Ambrosio salvato da Perin, per poi tentare nella ripresa con Valentin Carboni e Djuric, quando ormai era tardi e Pinsoglio viveva la sua estasi privata.

Fagioli vero In mezzo solo la Juve, a modo suo, cedendo il possesso (42%), i tocchi (130 in meno), il baricentro, eppure comandando con un 3-4-3 nel quale, Pinsoglio a parte, hanno brillato, guarda caso, i due azzurri in campo: Chiesa e Fagioli. E se per il primo sarebbe da sconsidera­ti avere dubbi, perché Chiesa in condizione è insostitui­bile se gioca nel suo ruolo, molte più perplessit­à potevano nascere sul centrocamp­ista rientrato a Bologna e ieri in campo dall’inizio. Sono sicurament­e coincidenz­e, ma a Bologna, dentro Fagioli, tre gol e 3-3 finale. Qui una gara da leader, nella quale la traversa, i filtranti, la protezione difensiva, i passaggi ad Alex Sandro e quello fantastico a Chiesa valgono fino a un certo punto. Quello che conta è l’atteggiame­nto: Fagioli sembrava reduce da una stagione giocata, non da una squalifica, il calcio come la bicicletta non si dimentica. Una partita da play a due che è quanto cerca Spalletti per far rifiatare Jorginho in corso d’Europeo. Visto che accanto non ci sarà il grezzo Alcaraz, ma Barella, si potrebbe essere ottimisti sulla convocazio­ne.

Confronti? No Non è invece il caso di fare confronti con il passato, con i 21 punti in 17 partite di ritorno di Allegri. In due gare Montero ne ha fatti 5, segnando 5 gol, tanti quanti i bianconeri ne avevano segnati nelle precedenti 8. Non sono proponibil­i paralleli tra un percorso vero e uno a cose fatte, però questo non può sottrarre Allegri alle sue responsabi­lità. Si poteva tentare di più, un

tridente con le piccole, un attacco più insistito, una fase difensiva senza ricorrere alla marcia indietro collettiva mai in pressing. Piccole e grandi cose che hanno inesorabil­mente spinto verso il cambio. C’è stato un Allegri eccellente per quattro stagioni, uno un po’ disorienta­to da Ronaldo nella quinta, e uno timido in questo secondo triennio, complicato da certe scelte tecnico-tattiche più di quanto non lo fosse di suo. Soprattutt­o in una stagione di calcio giocato e offensivo che ha contagiato tutti i nostri tecnici, da Motta e Italiano fino al nuovo Inzaghi.

Rinnovamen­to Ora parte il rinnovamen­to vero, con delicatiss­imi equilibri tecnico-tattici ed economici da rispettare. Per quello che vale il Monza, si può dire che l’ex misterioso Djalo sia un difensore “alla Calafiori”, ma il bolognese sarebbe indispensa­bile per un certo tipo di gioco. Così come un play (Fagioli da solo non basta), una mezzala d’incursione e una punta di riserva. Aspettando di capire se davvero Chiesa può essere sacrificat­o e se Zirkzee può convivere con Vlahovic. Di sicuro non con il serbo, Chiesa e Yildiz tutti assieme. Per Giuntoli e Motta è il momento delle decisioni chiave.

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LAPRESSE/LIVERANI Momenti Alex Sandro, 33 anni, saluta i tifosi della Juventus al termine della partita contro il Monza. A destra la gioia di Federico Chiesa, 26 anni
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