La Gazzetta dello Sport

La grande bellezza

INCANTO POGACAR «VINCERE IL GIRO? SOGNO REALIZZATO E SONO MATURATO»

- di Ciro Scognamigl­io ROMA

Tadej Pogacar non era mai stato a Roma. Così, quando sale sul podio con l’impareggia­bile meraviglia del Colosseo sullo sfondo, ha gli occhi ammirati da cotanta bellezza e capisce subito che è il soggetto principale di una cartolina indimentic­abile. Come tutto il primo Giro d’Italia della vita di Tadej Pogacar, in fondo. Lo sloveno, che lo ha dominato, ci sale avvolto dalla bandiera del suo Paese – e pure con quella degli Emirati, per la Uae Emirates – ed è emozionato perché si è innamorato della corsa della Gazzetta al primo appuntamen­to. Colpo di fulmine. «Una esperienza pazzesca, una corsa pazzesca con tifosi italiani fantastici. Sono così felice di avere dato il meglio», ci aveva confidato all’Eur, a due ore dal via dell’ultima tappa. Il Giro del numero uno al mondo, ieri con maniche e bici Colnago rosa, è stato trionfale: sei tappe vinte e distacchi su Martinez e Thomas, con lui sul podio, siderali. «Potrei scrivere un libro, sono andato oltre le migliori aspettativ­e», avrebbe aggiunto più avanti dopo aver sollevato la bici come un gladiatore. Ieri sera, cena al ristorante Fungo Rooftop, all’Eur: ostriche, pappa al pomodoro con mazzancoll­e, fusilli al pesto di pistacchi di Bronte, tonno e bottarga, e la millefogli­e tra le portate. «Ispirare ragazze e ragazzi è una delle mie motivazion­i principali, loro sono il futuro e se vedono in me un esempio, lo considero un onore. Anche se, soprattutt­o all’inizio, il ciclismo deve essere un gioco», le sue parole forse più belle. Il contesto è stato magnifico, sì: i Fori Imperiali, baciati da un sole caldo, erano affollati da decine di migliaia di persone.

► Pogacar, allora cominciamo dalla borraccia che ha regalato a quel bimbo sul Grappa…

«In quel gesto c’è la bellezza del nostro sport. Ho visto un pubblico favoloso, pure nelle tappe più lunghe. E i bimbi… Quello sarà felice a lungo, forse per tutta la vita. Per questo l’ho fatto. È stata una coincidenz­a che lui fosse lì, le borracce non si possono dare a tutti, ma il momento era buono, l’ho visto che correva a lungo…».

► Torniamo a quando lei era bimbo: è vero che non c’erano bici per lei perché non si trovavano ruote abbastanza piccole?

Sorride. «Sì, io volevo cominciare nello stesso momento di mio fratello, che però aveva due anni più di me. Ero troppo ‘minuto’ in quel momento, penso che non sia capitata solo a me una cosa così».

► Quest’anno tenterà la doppietta con il Tour, ma a differenza di altri campioni per lei la corsa francese non è l’unico obiettivo della stagione...

Corsa da imperatore: «Ispirare i giovani è una motivazion­e: un onore se mi vedono come esempio. Tifosi favolosi, felice di aver dato il meglio. Tornerò»

«No, certo, il ciclismo non è solamente il Tour de France. Al Giro, qui, me la sono goduta tantissimo. È una questione di come gestisci la tua vita, di come trovi la felicità. Non puoi concentrar­ti, in una stagione, soltanto su un obiettivo, seppur grande. Per me è molto meglio variare, cambiare, divertirmi alle corse e nella vita. Vincere il Giro è stato come realizzare un sogno».

► Entrare nella storia quanto è importante?

«Ai libri di storia non guardo molto. Preferisco vivere il momento, il presente, godermi ogni cosa. Fino a quando sarà così, farò il ciclista».

► Ora deve preparare il Tour dopo un po’ di riposo, ma se potesse scegliere un posto favoloso dove andare in vacanza?

«Nessuno. Niente è meglio, dopo un grande giro, di stare a casa proprio per qualche giorno. Anche perché dovrò ripartire poco dopo per un ritiro in altura…».

► Si sente cresciuto dopo questo Giro?

«Sì, come corridore e anche come uomo».

► Il capo della gestione sportiva del team, Matxin, il suo compagno Rafal Majka e non solo lasciano intendere che andrà ancora più forte al Tour. Sarà così?

«Lo vedremo, ci penserò al momento opportuno. Penso di avere una ottima base, comunque, per il resto della stagione. Ho concluso in crescita il Giro».

► Forse è presto per dire che difenderà il titolo nel 2025, ma non è presto per dire che lo vorrebbe, visto quanto le è piaciuto il Giro?

«È troppo presto, in effetti, per fare adesso i programmi del prossimo anno. Ogni stagione è diversa. Ma al Giro d’Italia, di questo potete stare certi, tornerò».

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FOTO ILARIO BIONDI Nella storia Tadej Pogacar, 25 anni, con il Trofeo Senza Fine sulla terrazza del Campidogli­o: alle spalle i Fori Imperiali e il Colosseo
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BETTINI Monumental­e Tadej Pogacar, 25 anni, davanti al suggestivo scenario dell’Arco di Costantino si gode il trionfo al Giro d’Italia. Per lo sloveno sono state 3 settimane da assoluto protagonis­ta

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