Zaccagni gol blinda la Coppa nella serata di Eriksson
Il Sassuolo fa 1-1 con Viti e lascia la Serie A a testa alta. I biancocelesti salutano Felipe
Le cose più belle ci sono prima e dopo la gara. In mezzo c’è invece una partita bruttina che una Lazio con la testa già in vacanza non riesce a vincere, ma ottiene comunque il punto che le serviva per avere la certezza matematica del settimo posto e quindi della qualificazione in Europa League. Un 1-1 peraltro giusto, perché alla prova svogliata della squadra di casa fa da contraltare la prestazione convincente del già retrocesso Sassuolo, che evidentemente ci teneva a salutare la Serie A in maniera dignitosa.
I brividi Anche se lo spettacolo non è esaltante, i 50 mila dell’Olimpico tornano a casa con la certezza di non aver sprecato la serata. Perché le emozioni vissute prima e dopo il match sono da brividi. Si comincia con il saluto a Sven Goran Eriksson, il tecnico del secondo scudetto che da mesi lotta contro un male incurabile. Lo stadio lo inneggia, sui maxischermi passano le immagini della sua Lazio bella e vincente. E lo svedese sospira: «Mai avuta una squadra così forte», poi ringrazia il pubblico e si concede il giro d’onore. A fine partita è invece Felipe Anderson a rendere lucidi gli occhi dei tifosi. Dopo otto anni si chiude la sua avventura in biancoceleste e l’ovazione che l’Olimpico gli riserva racconta l’amore del popolo laziale per un giocatore che ha conquistato tutti con le doti umane e le qualità tecniche.
La partita La prova della Lazio non è all’altezza di queste emozioni. Ma l’unica cosa che conta arriva lo stesso, quel punto che serviva per evitare di restare col fiato sospeso fino al recupero tra Atalanta e Fiorentina. La Lazio è ufficialmente in Europa League ed è un risultato assolutamente da non disprezzare, specie per come era messa la classifica prima dell’arrivo di Igor Tudor. Certo, in vista della prossima stagione, il lavoro che attende il tecnico croato non sarà facile. Nell’ultima di campionato, contro un Sassuolo ordinato e voglioso, ma non certo trascendentale (oltretutto Ballardini dà ampio spazio ai giovani lasciando in panchina i vari Pinamonti, Lauriente, Boloca e Toljan) la Lazio palesa di nuovo i limiti che l’hanno frenata durante tutto l’anno, sia con Sarri sia con Tudor: la difficoltà a segnare (il risultato si sblocca solo grazie a una punizione dai 25 metri di Zaccagni con la gentile collaborazione della barriera avversaria) e la fragilità difensiva sui palloni alti (il pari di Viti arriva sul solito pallone che spiove in area e sul quale i biancocelesti si fanno sorprendere).