Lento e mai pericoloso Ronaldo, la notte triste di una stella al tramonto
Sbaglia un gol nel 1° tempo supplementare e segna il suo rigore: a 39 anni è ai saluti?
Europeo no Non è mai stato decisivo e chiude senza reti: ma per i tifosi è sempre il più amato
Il passaggio di consegne tra due ere del pallone è arrivato una sera di luglio a un pugno di chilometri dall’Elba, in una città che negli anni sessanta ha assistito alla prima esibizione live dei Beatles. In una parola: storia. Si è scritta anche ieri, in fondo, anche se l’epilogo è stato triste e orgoglioso. Il tutto da parte di un campione capace di giocare 120 minuti a 39 anni. Cristiano Ronaldo ha giocato l’ultima partita dei suoi sei Europei - nessuno come lui - al Volksparkstadion di Amburgo. E chi ha assistito a Francia-Portogallo dai seggiolini blu conservi il biglietto e lo sfoggi pure tra un decennio, perché vent’anni di dominio si sono conclusi con un’eliminazione ai rigori e dopo un penalty calciato all’angolino.
Addio triste La squadra di Martinez è uscita ai quarti di finale contro la Francia di Mbappé, sostituito da Deschamps alla fine del primo tempo supplementare. Ronaldo ha giocato tutta la partita, ma non si è visto. Anzi, l’ha fatto, ma soltanto in occasione del rigore della lotteria. Ha calciato preciso e poi ha sfoggiato la solita esultanza. Una sorta di “calmatevi tutti, che qui ci sono io”. Ha tirato un dardo agli spalti con occhi di sfida, ma alla fine si è dovuto arrendere. Alla Francia, dritta in semifinale contro la Spagna, e anche al tempo che passa. L’Europeo di Ronaldo è stato deludente. Non ha segnato, non è stato decisivo, e le domande da porsi sono tante: come mai Goncalo Ramos, il 9 del Paris Saint Germain da più di quaranta gol negli ultimi due anni, non ha giocato neanche un minuto con la Francia? Come mai Diogo Jota è rimasto in panchina per tutto il match? Ronaldo è Ronaldo, icona e leggenda. Vent’anni fa giocava il suo primo Europeo da protagonista con il Portogallo, perdendo la finale con la Grecia e uscendo tra le lacrime. Nel 2016, da “allenatore” aggiunto, festeggiò il titolo dando consigli a bordo campo. Quando lo speaker ha annunciato il suo nome durante la lettura delle formazioni, lo stadio ha vibrato. Fuori c’erano centinaia di magliette col numero sette. Ragazzi di tutte le età pronti a dire che CR7 è ancora il miglior centravanti al mondo, meglio di Leo. Ma il tempo passa, e quello che disse Francesco Totti una sera di maggio, l’ultima della sua vita da calciatore, si può applicare anche al ragazzo di Madeira che ha vinto di tutto e di più: maledetto tempo. L’ultimo atto di CR7 è stato abbracciare Pepe, il compagno di una vita che ha concluso tra le lacrime. Ieri, a 41 anni, ha giocato una partita da immortale strappando applausi da tutto lo stadio. Maledetto tempo, pure per lui.