La Gazzetta dello Sport

«Punto su Nesta per la continuità Monza ancora qui grazie a Silvio»

L’ad biancoross­o: «Sento una buona atmosfera, però è dal 1975 che non faccio più pronostici...»

- di Alessandra Gozzini MILANO

Oggi è un altro di quei giorni «in cui mi chiedo cosa sarebbe stata la mia vita se non avessi incontrato Silvio Berlusconi». Adriano Galliani non sarebbe stato il dirigente e l’amico fedele con cui condivider­e momenti di gloria, non sarebbe oggi il dirigente sportivo più longevo d’Europa, non avrebbe incontrato Alessandro Nesta.

► Da colonna del grande Milan a guida del Monza: come spiega la scelta del nuovo allenatore?

«Romantiche­rie a parte, c’è una ragione tecnica prioritari­a. Avevamo una short list di candidati e per ognuno abbiamo fatto delle valutazion­i specifiche: Nesta era quello con lo stile di gioco più vicino a Palladino. E dato che abbiamo una squadra che da due anni gioca in un certo modo e che conserverà la sua ossatura anche nella prossima stagione, abbiamo voluto dare continuità».

► La short list comprendev­a Baroni, Nesta, Pirlo: aver scritto insieme pagine di storia del Milan è stato un altro fattore decisivo?

«Conosco Nesta da più di dieci anni, la stima e l’affetto hanno avuto un loro peso ma sono stati secondari. Il primo motivo, ripeto, è stato tecnico. Sono stati bravi François Modesto e Michele Franco, riferiment­i dell’area tecnica, oltre ai nostri match analyst: mi hanno proposto degli studi approfondi­tissimi. Scegliere a quel punto è stato ancora più facile».

► Con Nesta per nuovi sogni di gloria?

«Da giocatore è stato straordina­rio, uno dei migliori difensori al mondo: non si diventa campioni del Mondo con la nazionale e con il club per caso. E con lui in dieci anni non ho mai avuto un problema: comportame­ntale, economico, niente. Se da allenatore sarà bravo la metà di quanto lo era da calciatore siamo a posto. La sua storia in questo aiuta, il prestigio che aveva da calciatore può essere un’arma in più».

► A proposito di storia: vede un possibile paragone con qualcuno dei grandi della panchina?

«Non ne faccio. Dico solo che ho captato una buona atmosfera. Ha parlato lui dei suoi grandi maestri: Zeman, Eriksson, Ancelotti. Ha fatto il suo percorso tra Stati Uniti e Serie B e ora eccoci qua. Inizieremo il 9 agosto in Coppa Italia contro il Sudtirol, il 13 affrontere­mo il Milan nel Trofeo Silvio Berlusconi: la partita della mia vita».

► Sarà anche un “anticipo” di campionato: obiettivi per la vostra stagione?

«Non amo fare pronostici: ho vissuto il mio primo campionato da dirigente e comproprie­tario del Monza nel 1975-76. Da 49 anni a questa parte non ho ancora capito come va il calcio, di nuovo aveva ragione il mio maestro Berlusconi: ha misteri gaudiosi e dolorosi uguali alla religione. Nei 31 anni al Milan è successo di credere di avere una squadra fortissima e arrivare noni, o pensare di essere più deboli e vincere la Champions. Ho alle spalle i primi dieci anni di Monza, dal 1975-‘76 all’86 quando iniziò la lunga storia con il Milan di Berlusconi: abbiamo saltato solo la stagione 2017-18 per la cessione del club. Questo è il settimo campionato dal ritorno a Monza: Silvio prese la squadra in C e ora siamo al terzo anno consecutiv­o in A, è meraviglio­so. Il Monza è una delle grandi cose che ha fatto il presidente nella sua vita».

► L’obiettivo minimo è salire a quattro?

«Al primo anno in A dissi che dopo una rincorsa lunga 110 anni non potevamo tornare in B dopo solo 12 mesi. L’anno scorso dissi che anche 24 sarebbero stati pochi. Oggi dico: non possiamo esserci impegnati tanto per resistere solo 36 mesi… Però occorre ricordarlo: il Monza nasce nel 1912 e conquista la Serie A nel 2022 con Berlusconi, che prima riporta il club in B dopo 19 anni, poi al debutto in A dopo 110. E in queste due stagioni abbiamo battuto Juve, Milan, Inter e Napoli, i quattro club italiani che hanno più tifosi al mondo. Qualcosa che senza Silvio sarebbe stato impensabil­e».

► La società resterà della famiglia?

«Non c’è nessuna trattativa di cessione. Teoricamen­te il club potrebbe essere anche venduto ma a persone o gruppi che tengano alto il vessillo biancoross­o. E’ ciò che desidera la famiglia Berlusconi, sa come l’ultima grande gioia sportiva di Silvio sia stata la promozione del Monza in A».

► Continua a battersi per la Serie A a 20 squadre?

«Assolutame­nte sì. Si parla di calendario affollato ma il campionato ha lo stesso format da vent’anni, sono le coppe europee che hanno aumentato gli impegni. Una previsione la faccio: le prime dieci squadre classifica­te del 2023-2024 saranno nelle prime dieci posizioni anche alla fine della prossima stagione. Noi siamo tra le altre 10: una volta siamo arrivati primi nella classifica di destra, una volta secondi. Che non vuol dire non porsi obiettivi più ambiziosi ma serve anche essere realisti: la Serie A a 18 squadre di fatto riduce il gruppo di chi lotta per la salvezza da dieci a otto. Le altre, specie quelle che giocano le coppe, sono in più avvantaggi­ate dai ricavi dei diritti tv internazio­nali: i broadcaste­r investono nei diritti europei, a discapito di quelli nazionali e quindi delle squadre che giocano solo il campionato».

► Lo affronterà con qualche nuovo colpo?

«Abbiamo 30 giocatori, qualcuno uscirà. E per far entrare qualcuno di importante, deve prima partire qualcun’altro. Numericame­nte siamo a posto ma cercheremo di capire se ci sarà l’occasione giusta per migliorare le nostre qualità. Colpani? Non dico né che si muoverà né che non si muoverà. Faccio mercato da 50 anni, quello che non capita in un mese, succede in un minuto. Ho preso Luca Marrone alle 20.00 e 45 secondi dell’ultimo giorno di mercato e fu decisivo con un gol nella finale playoff. Izzo è arrivato alle 19.58 dell’ultimo giorno di trattative e si è comportato benissimo. Posso dire che per Colpani non c’è nessuna trattativa in corso, poi cosa succederà non lo so».

► Dispiaciut­o che a lasciare sia stato Palladino?

«Il contrario, sono orgoglioso. Di lui, come di Carlos Augusto all’Inter o per Di Gregorio alla Juve. Raffaele ha scelto una squadra che gioca le coppe europee ed è stata una decisione legittima, io l’ho corteggiat­o e sperato rimanesse ma i rapporti restano affettuosi­ssimi. Si è comportato bene con noi, poteva andarsene un anno fa e invece ha rispettato la parola data a me e Berlusconi. Non ha fatto nessuno sgarbo al Monza».

«Al di là dell’affetto, lo stile di gioco di Alessandro era quello più vicino a Palladino» «Con Berlusconi conquistat­a la A dopo 110 anni, non possiamo perderla dopo appena 36 mesi»

Non ci sono trattative di cessione, nel caso parleremmo solo con investitor­i che tengano alto il vessillo biancoross­o

Se da tecnico Nesta sarà bravo la metà di quanto era da calciatore saremo a posto. Palladino? Orgogliosi di lui, nessuno sgarbo

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GETTY Prima linea Adriano Galliani, 79 anni, a.d. Monza. Qui con Warren Bondo, 20 e Matteo Pessina, 27
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