La Gazzetta dello Sport

Ollie, l’eroe che non t’aspetti «Giuro che me lo sentivo»

- di Luca Bianchin INVIATO A DORTMUND

Dean Smith, ex allenatore del Brentford, diceva che Ollie Watkins aveva problemi con l’attenzione, non era abbastanza responsabi­le, così gli regalò un acquario. Grande idea. Insomma... Racconta Ollie: «Ho dato troppo da mangiare ai pesci e li ho trovati che galleggiav­ano». La responsabi­lità nella vita è sopravvalu­tata. Watkins ieri è entrato con la testa libera e ha portato tutta l’Inghilterr­a a Berlino, dove per fortuna non c’è mare: pesci sereni. Il mondo lo ha scoperto all’improvviso ma l’Inghilterr­a no. Watkins nell’ultima Premier ha segnato 19 gol con l’Aston Villa e ha chiuso quarto nella classifica cannonieri dietro a Haaland, Palmer e Isak. Allo stesso tempo, ha vinto il premio per il miglior assistman con 13 passaggi vincenti in stagione.

Bella combinazio­ne.

Un 10 nel cuore Opta, che tiene le statistich­e e prova ad andare oltre, ha fatto una domanda: «Ollie è l’attaccante più completo della Premier?». Affermativ­o. Watkins è introverso («Analizza troppo», diceva Gerrard), ha Thierry Henry come mito, ha detto di considerar­si un 10 che può giocare anche sulla fascia... e come se la cavi in area lo avete visto ieri. Tra i tanti, un grazie sarebbe da mandare a Unai Emery, che lo ha allenato con la consueta sapienza, e a Monchi, uomo mercato del Villa che ieri ha twittato: «Lo merita. Grande Ollie!!». Monchi ed Emery domenica tiferanno per gli altri ma hanno ragione: Watkins lo merita perché viene da lontano. Ha raccontato di aver iniziato perché un amico, che veniva sempre a giocare a casa sua, lo ha portato in un club: era l’Exeter City, in basso a sinistra guardando la cartina dell’Inghilterr­a.

Un profeta Ollie ieri sera ha esultato come si fa nei momenti più belli della vita: senza pensarci. Altro che mosse o pose: urlo liberatori­o. Poi ha detto: «Lo giuro sui miei bambini, avevo detto a Cole Palmer che saremmo entrati e lui mi avrebbe dato un assist per un gol. È successo. Quando ho visto la palla entrare all’angolino, è stata la miglior sensazione della vita». Bellissimo per lui e per Southgate, che anni fa lo ha convocato per la prima volta e ieri lo ha fatto entrare per il monumento Kane. Una volta Watkins ha detto: «Se dovessi dare un consiglio ai bambini, direi di lavorare e crederci sempre. Si può sempre diventare quello che si vuole essere». Anche un ragazzo che corre su un prato, con tutta Dortmund a guardarlo.

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LAPRESSE L’abbraccio Harry Kane festeggia con Ollie Watkins

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