Ollie, l’eroe che non t’aspetti «Giuro che me lo sentivo»
Dean Smith, ex allenatore del Brentford, diceva che Ollie Watkins aveva problemi con l’attenzione, non era abbastanza responsabile, così gli regalò un acquario. Grande idea. Insomma... Racconta Ollie: «Ho dato troppo da mangiare ai pesci e li ho trovati che galleggiavano». La responsabilità nella vita è sopravvalutata. Watkins ieri è entrato con la testa libera e ha portato tutta l’Inghilterra a Berlino, dove per fortuna non c’è mare: pesci sereni. Il mondo lo ha scoperto all’improvviso ma l’Inghilterra no. Watkins nell’ultima Premier ha segnato 19 gol con l’Aston Villa e ha chiuso quarto nella classifica cannonieri dietro a Haaland, Palmer e Isak. Allo stesso tempo, ha vinto il premio per il miglior assistman con 13 passaggi vincenti in stagione.
Bella combinazione.
Un 10 nel cuore Opta, che tiene le statistiche e prova ad andare oltre, ha fatto una domanda: «Ollie è l’attaccante più completo della Premier?». Affermativo. Watkins è introverso («Analizza troppo», diceva Gerrard), ha Thierry Henry come mito, ha detto di considerarsi un 10 che può giocare anche sulla fascia... e come se la cavi in area lo avete visto ieri. Tra i tanti, un grazie sarebbe da mandare a Unai Emery, che lo ha allenato con la consueta sapienza, e a Monchi, uomo mercato del Villa che ieri ha twittato: «Lo merita. Grande Ollie!!». Monchi ed Emery domenica tiferanno per gli altri ma hanno ragione: Watkins lo merita perché viene da lontano. Ha raccontato di aver iniziato perché un amico, che veniva sempre a giocare a casa sua, lo ha portato in un club: era l’Exeter City, in basso a sinistra guardando la cartina dell’Inghilterra.
Un profeta Ollie ieri sera ha esultato come si fa nei momenti più belli della vita: senza pensarci. Altro che mosse o pose: urlo liberatorio. Poi ha detto: «Lo giuro sui miei bambini, avevo detto a Cole Palmer che saremmo entrati e lui mi avrebbe dato un assist per un gol. È successo. Quando ho visto la palla entrare all’angolino, è stata la miglior sensazione della vita». Bellissimo per lui e per Southgate, che anni fa lo ha convocato per la prima volta e ieri lo ha fatto entrare per il monumento Kane. Una volta Watkins ha detto: «Se dovessi dare un consiglio ai bambini, direi di lavorare e crederci sempre. Si può sempre diventare quello che si vuole essere». Anche un ragazzo che corre su un prato, con tutta Dortmund a guardarlo.