Nel Principato per voltare pagina «Qui ho tutto»
Lo aveva fatto anche dopo la delusione del Roland Garros. Tornare a casa. Nella Montecarlo che lo protegge, dove può andare in giro indisturbato senza rischiare di essere rincorso dai tanti tifosi che ora, da numero 1 al mondo lo aspettano, lo cercano, lo ammirano. Quelli che vogliono un selfie o un video. Tutti vogliono un pezzetto di Jannik Sinner, è normale, è il peso della fama. Oneri e onori, si dice. Ed è così. Jannik non è certo uno che si rifiuta, anzi. Si concede senza problemi, e chissà che il virus che lo ha fermato a Wimbledon non sia arrivato anche da qualche abbraccio di troppo, la vicinanza per un selfie. Il freddo di Londra poi, dove in una settimana secondo i metereologi è caduto l’86 per cento della pioggia che di solito cade in tutto il mese, non ha aiutato. Lui, ragazzo delle montagne, è praticamente cresciuto al mare. A Sesto Pusteria si rifugia quando ha bisogno di ritrovare le proprie radici: andando a sciare, o nei boschi a passeggiare con gli amici. A Montecarlo vive e lavora e, quando vuole, si nasconde. Nei giorni bui dopo l’infortunio, come quelli dopo l'eliminazione dal Roland Garros: «Vederla da casa mi ha dato molto fastidio, ho faticato a seguirla. Io volevo essere su quel campo, non vedere giocare gli altri». Per consolarsi si è anche rifugiato nel gelato, ordinato da asporto, uno dei piccoli peccati di gola che si concede, quando Umberto Ferrara glielo consente.
In pace Qualche fuga con la sua macchina “fatta su misura”, perché guidare lo rilassa, ma poco altro: «Quando voglio concedermi un momento solo per me, accendo la macchina e vado. Sempre che parta... Perché di solito, se sta ferma tanto, poi ha problemi», raccontava dopo il successo di Miami, quando gli chiedevamo che regalo si sarebbe fatto per il secondo Masters 1000 della carriera: «A Montecarlo mi sento bene, sto tranquillo, mi vesto come voglio. Esco e vado al supermercato senza che nessuno mi fermi». Lì sono abituati: Jannik è quasi uno dei tanti, tra piloti di Formula 1 e campioni di ogni genere. Il Country Club di Montecarlo è la sua seconda casa, lì si allena, lì fin quando era seguito da Riccardo Piatti ha cominciato a scambiare con i campioni, a imparare dai grandi. Lì si allena tuttora, quando non è in giro per il mondo: «Qui il tempo è bello, ci si può allenare all’aperto tutto l’anno e poi, essendoci tanti tennisti in giro, è più facile allenarsi con giocatori di alto livello». L’ultimo prima di partire per gli Stati Uniti, ad esempio, era stato Matteo Berrettini, anche lui di casa nel Principato proprio come Lorenzo Musetti, che a Wimbledon sta portando avanti l’Italia nel tabellone maschile.
Al circolo Jannik, in questi giorni, sarà raggiunto da Simone Vagnozzi, che lo allenerà fino alla partenza per i Giochi, con il resto della spedizione azzurra, il 23 di luglio, mentre Darren Cahill, da Londra, è tornato a casa e si ricongiungerà con il gruppo con tutta probabilità nei tornei sul cemento statunitense che fanno da preludio allo Us Open. Al Country, ovviamente, è amatissimo: «Il nostro Jannik, il nostro campione, il nostro numero 1». Di lui, ovviamente, tutti dicono la stessa cosa: è gentile, umile. Dalla concierge al presidente del Club. Ora Sinner ha bisogno di questo: lavorare lontano dai riflettori, coccolato dall'ambiente, dove vive da quando era adolescente. Una casa lontano da casa. Per curare le ferite dell'animo e tornare a vincere.