Corriere della Sera - La Lettura
IL PRIMO PROFETA WIRELESS? MARCONI
Poco più di un secolo fa il mondo è diventato wireless, e i fili, con tutti i loro limiti, hanno ceduto il passo a più efficaci strumenti di comunicazione. Se ora la radio ci sembra rudimentale, quasi arcaica, è grazie a essa che il pianeta si è scoperto per la prima volta «interconnesso». Il primo a realizzare il global network che oggi diamo per scontato fu il suo inventore, Guglielmo Marconi, di cui Marc Raboy, docente alla McGill University di Montreal, in Canada, ha scritto una ricca e stimolante biografia: Marconi. The Man Who Networked the World («Marconi. L’uomo che mise in rete il mondo», Oxford University Press, pp. 872, $ 39.95).
Lo scienziato aveva un’idea limitata delle possibili applicazioni della sua invenzione, specialmente a mano a mano che i progressi compiuti rendevano possibile la trasmissione di suoni fluidi, vicini alla radio così come noi la conosciamo, e non soltanto delle sequenze disarticolate di punti e linee del codice Morse. Come Thomas Edison aveva originariamente immaginato il proprio fonografo quale semplice dittafono, così Marconi non era neppure sfiorato dalla possibilità di usare la radio come mezzo di intrattenimento. Di padre italiano e madre irlandese, Marconi seppe però trasformare il proprio cosmopolitismo in uno strumento rivoluzionario. Brevettò e sviluppò continuamente il «telegrafo senza fili», fondando una compagnia internazionale per il suo sfruttamento. Riuscì sempre a mantenere il controllo della propria invenzione, e ci volle un trattato internazionale per porre un limite al suo monopolio — qualcosa che nessun grande inventore e imprenditore odierno, da Bill Gates a Steve Jobs a Mark Zuckerberg, può (ancora) vantare. Come nel caso del radiotelegrafo, anche Windows è «concesso in licenza» agli utenti, non venduto; i prodotti Apple si ispirano al modello di comunicazione globale del grande fisico italiano; e proprio come lui, il creatore di Facebook si propone di «connettere il mondo intero». Ha ragione Raboy: il nostro tempo è molto più simile a quello di Marconi di quanto ci aspetteremmo.