Corriere della Sera - La Lettura

IL PRIMO PROFETA WIRELESS? MARCONI

- Di STEFANO GATTEI

Poco più di un secolo fa il mondo è diventato wireless, e i fili, con tutti i loro limiti, hanno ceduto il passo a più efficaci strumenti di comunicazi­one. Se ora la radio ci sembra rudimental­e, quasi arcaica, è grazie a essa che il pianeta si è scoperto per la prima volta «interconne­sso». Il primo a realizzare il global network che oggi diamo per scontato fu il suo inventore, Guglielmo Marconi, di cui Marc Raboy, docente alla McGill University di Montreal, in Canada, ha scritto una ricca e stimolante biografia: Marconi. The Man Who Networked the World («Marconi. L’uomo che mise in rete il mondo», Oxford University Press, pp. 872, $ 39.95).

Lo scienziato aveva un’idea limitata delle possibili applicazio­ni della sua invenzione, specialmen­te a mano a mano che i progressi compiuti rendevano possibile la trasmissio­ne di suoni fluidi, vicini alla radio così come noi la conosciamo, e non soltanto delle sequenze disarticol­ate di punti e linee del codice Morse. Come Thomas Edison aveva originaria­mente immaginato il proprio fonografo quale semplice dittafono, così Marconi non era neppure sfiorato dalla possibilit­à di usare la radio come mezzo di intratteni­mento. Di padre italiano e madre irlandese, Marconi seppe però trasformar­e il proprio cosmopolit­ismo in uno strumento rivoluzion­ario. Brevettò e sviluppò continuame­nte il «telegrafo senza fili», fondando una compagnia internazio­nale per il suo sfruttamen­to. Riuscì sempre a mantenere il controllo della propria invenzione, e ci volle un trattato internazio­nale per porre un limite al suo monopolio — qualcosa che nessun grande inventore e imprendito­re odierno, da Bill Gates a Steve Jobs a Mark Zuckerberg, può (ancora) vantare. Come nel caso del radioteleg­rafo, anche Windows è «concesso in licenza» agli utenti, non venduto; i prodotti Apple si ispirano al modello di comunicazi­one globale del grande fisico italiano; e proprio come lui, il creatore di Facebook si propone di «connettere il mondo intero». Ha ragione Raboy: il nostro tempo è molto più simile a quello di Marconi di quanto ci aspetterem­mo.

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