Corriere della Sera - La Lettura
IL SAPERE BIOLOGICO FONTE DI LIBERTÀ
Il Dna è divenuto l’icona della nostra era: dopo il secolo della chimica (Ottocento) e quello della fisica (Novecento), siamo ora nel millennio delle scienze della vita, che da discipline «storiche», della descrizione ontogenetica del vivente, sono divenute discipline della «sintesi del vivente». Questo cambiamento si riverbera sul nostro vivere quotidiano. Dalla ricerca scientifica alle sue applicazioni biotecnologiche in medicina, industria e agricoltura, tutte le tradizionali discipline sono oggi rivoluzionate dalla biologia: dalla filosofia all’antropologia, dall’economia alla giurisprudenza (vedi European Center for Law, Science and New Technologies, www.unipv-lawtech.eu).
Le pratiche del nostro vivere (da come ci si riproduce al fine vita; dal quesito «di chi è il corpo, di chi sono le cellule?» ai brevetti sul vivente) divengono biopolitiche e gli avanzamenti del sapere lasciano intravedere applicazioni in grado di trasformare la stessa percezione di che cosa sia oggi «umano», con le contraddizioni che segnano tutti i passaggi rivoluzionari nel corso della storia: paure e aspettative si mescolano.
Informarsi sui progressi della biologia diviene parte integrante della nostra cultura: è una disciplina cui occorre dedicarsi con pazienza per impadronirsi degli strumenti concettuali necessari a una valutazione consapevole delle applicazioni tecniche. Cittadini capaci di scegliere, in autonomia, che cosa si ritiene lecito applicare delle tante innovazioni prodotte dalla ricerca biologica sono in grado di assicurare un armonioso vivere sociale, di combattere le ingiustizie e di promuovere la fioritura di nuovi diritti civili, perseguendo la nozione di cittadinanza scientifica (al di là delle dichiarazioni della rivoluzione americana e di quella francese).
Purtroppo siamo lontani dalla cittadinanza scientifica ed anzi vi è una generale ignoranza del sapere biologico da parte della classe dirigente (decisori politici, magistrati, operatori dei media). Ai biologi il compito di partecipare con il proprio sapere alla necessaria comune riflessione con i filosofi per indirizzare l’elaborazione delle norme da parte degli uomini del diritto.