Corriere della Sera - La Lettura
I baccelli dallo spazio e Barbalbero sono parenti
Pier Luigi Gaspa e Giulio Giorello sulle piante nel mito e nell’immaginario
Se l’opera più arcana di tutte è l’antico manoscritto di Voynich, con i disegni di piante che sembrano ritratte dal vero (ma non esistono), accompagnate da una scrittura accuratissima (mai decifrata), in ogni tempo, anche nel nuovo millennio, il regno vegetale entra a far parte dell’immaginario umano quasi sempre sul versante del soprannaturale, del magico, del misterioso e del segreto, popolando prima i miti e poi le fiabe e i romanzi, fino ai fumetti e ai film. Un volume che racconta le icone vegetali di tutti i tempi, con una ricca iconografia, è Giardini del fantastico (Ets) di Pier Luigi Gaspa e Giulio Giorel- lo. Biologo il primo, filosofo della scienza il secondo (ed entrambi appassionati esperti di fumetti) gli autori raccolgono in questo volume un erbario dell’immaginario botanico occidentale, dalla mela della Bibbia a quella di Biancaneve.
Il mondo delle piante, spiega il libro, è un laboratorio chimico naturale capace di veleni silenziosi, di linfe allucinogene o di farmaci salvifici, e nella storia dell’uomo occupa la linea di confine del nostro mondo fenomenico con l’occulto potere di Madre Natura. Ma il volume non è una classificazione scientifica dei diversi misteri botanici: per fare un esempio, se rivela il con- tenuto in alcaloidi che fornisce alla mandragora i suoi «poteri», si occupa però soprattutto di ricostruire la produzione fantastica dedicata a quella pianta, nei codici antichi, in Machiavelli o nei racconti di Jorge Luis Borges.
Il viaggio è nella fantasia umana, a partire dal mito, per arrivare ai miti moderni, con molti rimandi all’interno dei capitoli: nella parte dedicata a Le piante nel mito ci si inoltra nei culti nordici popolati da alberi sacri, e nel capitolo «Ecologie ed erbari fantastici di oggi» si riconoscono le tracce della tradizione, ad esempio nel solenne Barbalbero che parla agli hobbit ne Il signore degli anelli di J.R.R. Tolkien. Sono vegetali e magiche anche le mutazioni, che non appartengono solo alle ovidiane Metamorfosi, ma anzi si moltiplicano a mano a mano che ci si avvicina a noi: nell’era del mito Dafne diventa un cespuglio di alloro ma anche a fine Ottocento un ciocco di legno può diventare un bambino che si chiama Pinocchio. La parte più curiosa del volume è quella che attraversa proprio l’immaginario di metà e fine Novecento, letteralmente ossessionato dalle mutazioni d’ambito botanico, in clima di guerra fredda e di minaccia nucleare: da leggere e da guardare i capi-