Corriere della Sera - La Lettura
Dopamina vs. serotonina cioè piacere vs. felicità
Prospettive Mangiare un gelato e compiacersi dei molti «like» che otteniamo sui social offrono una gratificazione immediata che provoca dipendenza. Meglio cercare un appagamento più lento. Lo dicono la fisiologia e, a «la Lettura», il medico americano Robert Lustig
Robert Lustig è un endocrinologo americano, professore di pediatria all’Università della California, San Francisco. Ha scritto un libro che spiega le basi biochimiche dei comportamenti umani: che cosa succede nel nostro cervello quando, per esempio, ci si trova a Parigi in agosto, in casa si soffoca di caldo, sarebbe meglio bere acqua, invece si scende in strada per comprare un bel gelato al pistacchio e alla nocciola, e arriva la moglie che dice: «Però, addirittura due gusti!». Funziona così: la dopamina spinge alla ricerca di sollievo e di un piacere immediato, il gelato. Al primo morso di pistacchio, la beta-endorfina fornisce una specie di orgasmo alimentare, ma il commento coniugale scatena il cortisolo e lo stress: a quel punto, niente può impedire di buttarsi anche su un croissant al cioccolato.
L’occhio clinico di Lustig per i meccanismi dei ricettori cerebrali, decenni di esperienza da medico e una battaglia contro lo zucchero — «l’altra polvere», come la cocaina — e contro l’obesità infantile hanno dato al professore una visione d’insieme della società contemporanea, dominata da una sorta di scontro epico tra dopamina e serotonina.
The Hacking of the American Mind è un volume uscito qualche mese fa negli Stati Uniti che contrappone il piacere immediato — fornito da droghe, zucchero, alcol, tabacco, oppure like e retweet sui social media — alla felicità. Indulgere nella nevrosi della micro-ricompensa può generare dipendenza e depressione perché ci si assuefà in fretta, le dosi non sono mai abbastanza e si cade quindi in depressione. Soprattutto, la ricerca del piacere allontana la felicità intesa come appagamento.
Lustig non è un severo censore dei costumi, il suo approccio non è ideologico né moraleggiante ma neurologico e biochimico. Piacere e felicità sono due passioni positive, i moventi della vita, solo che dovrebbero stare in equilibrio e collaborare. Il piacere è il dominio della dopamina, la felicità è il regno della serotonina. Ma secondo Lustig l’America e l’Occidente, complice la tecnologia, sono sempre più schiavi della prima.
Come definire piacere e felicità?
«Ci sono sette differenze fondamentali. Il piacere è effimero mentre la felicità durevole, il piacere è viscerale e aumenta la pressione e il battito cardiaco mentre la felicità è più spirituale e rilassante, piacere è prendere (lo vediamo nello shopping o nel gioco d’azzardo) mentre alla felicità si arriva con il dare; il pia- cere può essere ottenuto con sostanze legali o non mentre la felicità è darsi obiettivi e raggiungerli, il piacere è una condizione di solitudine mentre la felicità si sperimenta in società, gli eccessi nel piacere provocano dipendenza mentre la felicità no. Soprattutto, il piacere immediato, il bisogno di ricompensa, è il campo della dopamina, mentre la felicità, l’appagamento, quello della serotonina. Sono entrambi due neuro-trasmettitori, ma non potrebbero funzionare in modo più diverso. Possiamo avere piacere e felicità solo se riusciamo a farli lavorare insieme».
Perché questo non accade?
«Viviamo in una società che stimola continuamente i meccanismi della ricompensa immediata, del piacere a corto raggio. I circuiti cerebrali sono occupati dalla dopamina, e sempre meno disponibili per produrre serotonina. Per esempio, l’abuso delle tecnologie scatena dopamina e riduce la serotonina. Il bisogno di controllare le email, i messaggi, le notifiche, la tendenza all’accumulo di follower o di like: qui si vede bene la dipendenza psicologica provocata dal bisogno di ricompensa immediata».
Come funziona l’abuso dei social media?
«Prendiamo l’interazione tra due persone. Se si svolge su Facebook, per esempio, questa attiva il circuito del piacere, soggetto al rischio di dipendenza. Abbiamo bisogno di sempre più like, sempre più contatti: la dopamina è in azione. Quando due persone si incontrano nella realtà, invece, gli sguardi reciproci attivano i neuroni-specchio alla base dell’empatia, e inducono la sintesi della serotonina».
Nel libro lei spiega che questa differenza si vede anche nella religione.
«Credo che sia l’esempio più chiaro. Ci sono un’infinità di religioni al mondo, e molte si basano su idee diverse ma tutte hanno una cosa in comune: un luogo dove i fedeli possano riunirsi, che sia la chiesa, la moschea o il tempio. Molti studi indicano che la religione interpretata in questa dimensione sociale, dove si generano empatia e serotonina, è capace in effetti di generare felicità. Ma la stessa religione, vissuta in modo solitario e nevrotico, diventa il regno del fanatismo e della paranoia».
Lei se la prende con le aziende e i governi, il sottotitolo del libro è «La spiegazione scientifica dietro la conquista dei nostri corpi e dei nostri cervelli da parte delle grandi aziende».
«Non ipotizzo un unico grande complotto. Ma le aziende sfruttano da sempre questi meccanismi di assuefazione. E oggi credo che i grandi protagonisti di internet siano a conoscenza del problema e non pensino affatto a contenerlo, anzi. Pensiamo a quel che ha fatto l’industria del tabacco per indurre la dipendenza nei fumatori, e per osteggiare gli studi scientifici che dimostravano i danni del fumo. Tutta la nostra società è fondata sul meccanismo della soddisfazione immediata e della dipendenza, funziona con le bevande gassate, i dolci, le sigarette, i telefonini. E i governi sono responsabili quando non prendono le misure che si impongono per la sanità pubblica. Contro lo zucchero, per esempio, un’altra grande fonte di assuefazione, al quale ho dedicato il mio lavoro precedente. L’abuso degli smartphone è un nuovo capitolo della tendenza contemporanea a lasciarsi irretire dalla gratificazione istantanea».
Lei parla di una crisi di civiltà e il suo approccio scientifico porta comunque a conseguenze politiche e sociali notevoli. Quali reazioni ha ricevuto il suo libro in America?
«Nessuno lo ha contestato nel merito, prima di pubblicarlo lo avevo fatto leggere ad altri scienziati in modo che fosse inattaccabile. Sono successe un paio di cose strane, un tour promozionale annullato per improvvisa mancanza di fondi… Ma ho ricevuto commenti entusiastici. Per esempio, da molti anni sono un grande ammiratore dell’economista Jeffrey Sachs, per quello che scrive e per la sua battaglia contro la povertà. Non ci conosciamo, ma qualche mese fa squilla il telefono e chi mi sta chiamando? Jeffrey Sachs, per dirmi che il mio libro è fenomenale e per chiedermi di insegnare alla Columbia University. Mi ha fatto piacere».
Alla fine del libro lei indica anche dei modi per sottrarsi allo strapotere della dopamina.
«Non è facile uscire dalle dipendenze, ne sanno qualcosa le persone che vanno in rehab per sottrarsi all’alcol o alle droghe. Il primo passo per guarire è riconoscere di avere un problema. Poi si può provare a fare qualcosa. Per aspirare alla felicità senza accontentarsi del piacere immediato io suggerisco le quattro C: Connect, cioè privilegiare la connessione sociale tra persone reali; Contribute, ovvero altruismo, volontariato, filantropia; Cope, ovvero fare attenzione alle ore di sonno e dedicarsi alla meditazione; e Cook, cioè cucinare per sé stessi, gli amici o la famiglia. Quando si cucina si è concentrati. Fa bene tutto quello che riduce il multitasking e l’iperstimolazione».