Corriere della Sera - La Lettura
Il dilemma della (piccola) patria Un ministero divide i tedeschi
C’è un elefante nella stanza della Grosse Koalition, che sei mesi dopo le elezioni si prepara a governare la Germania. Di tutti gli incarichi che Angela Merkel ha con pazienza e sofferenza distribuito tra Cdu, Csu e Spd, uno infatti spicca e fa discutere. È il nuovo superministero degli Interni, che il leader cristiano-sociale bavarese Horst Seehofer, designato a guidarlo, ha preteso e ottenuto di ampliare a nuove competenze e poteri. L’inedita definizione suona Ministerium für Inneres, Bau und Heimat, ministero per gli Interni, l’Edilizia pubblica e l’Heimat.
È naturalmente l’ultima parola ad aver prodotto un effetto esplosivo sulla conversazione pubblica tedesca: Heimat, piccola patria, «un Paese, una regione o un villaggio dove si è nati, cresciuti o ci si sente a casa», secondo la definizione del Duden. Ma in realtà un termine carico, quasi straripante di significati e usi anche contrapposti e contundenti, dove convivono memoria e pulsioni etniche, amicizia e xenofobia, famiglia e ostilità verso l’esterno — pace e guerra si potrebbe azzardare. Il regista Edgar Reitz lo sdoganò dai suoi aspetti più reazionari. I movimenti populisti, AfD in prima linea, sono tornati a usarlo come talismano contro la globalizzazione, il multiculturalismo, l’invasione dei rifugiati.
Ma andiamo per ordine. Di che cosa si dovrà occupare esattamente il nuovo ministero federale per l’Heimat? È fondata l’accusa, rivolta alla Csu bavarese, di voler mettere l’intera Germania in Dirndl e Lederhosen, i tradizionali abiti della Baviera?
Occorre dire che la cosa non è una novità assoluta. In Baviera e nel Nord Reno-Vestfalia esistono infatti due dicasteri regionali con questa competenza, anche se affatto diversa è la loro importanza. E ment re a Monaco l ’ Hei matministe r i um è dotato di fondi cospicui e sostiene le comunità rurali, dotandole di tutto quanto è necessario, internet compreso, per non