La Verità (Italia)

Impresa Nardi: schiacciat­o Djokovic

Il giovanissi­mo tennista azzurro supera in 3 set il campione serbo a Indian Wells Ora entrerà nei primi 100 al mondo. L’italia spera di aver scoperto un altro Sinner

- Di GIORGIO GANDOLA «GIOTTO» Nardi disegna spesso traiettori­e perfette [Getty]

«Ma cosa ho fatto? È un miracolo». Non sapeva se ridere o piangere Luca Nardi dopo l’ace che ha inchiodato Nole Djokovic alla sconfitta. Maglietta bianca e calzoncini coloniali, il ventenne di Pesaro passeggia sulle rade nuvole california­ne sopra Indian Wells, pronto per il barbecue come certi giovani palestrati nei romanzi di Jonathan Franzen. Poiché siamo nella Coachella Valley, lui (numero 123 del mondo) sente anche la musica il giorno dopo avere eliminato the number one, che ormai considera i tennisti italiani con l’affabilità con cui il conte Dracula fissava i mazzi d’aglio appesi alla porta.

Quello che ha fatto Nardi 21 anni ad agosto - è semplice: ha mandato a casa Djoker (6-4, 3-6, 6-3), si è qualificat­o per gli ottavi di un torneo 1000 (quelli che contano oltre gli Slam), è il più giovane italiano ad aver battuto un numero uno, ha informato il circo della racchetta che il tramonto del fuoriclass­e serbo sarà anche lungo e spettacola­re, ma è cominciato per davvero. Perché perdere da Jannik Sinner (diamante puro) è un conto, arrendersi a un ragazzo che sta mettendo la testa fuori dal nido è ben altra cosa. Nardi ha il poster di Djokovic in camera e in una video intervista di otto anni fa diceva: «Il mio eroe è lui per come gioca, per come sta in campo, per come corre».

Vista da questa parte dell’adriatico l’impresa è stupenda e conferma la stagione d’oro del tennis italiano. «Credo che prima di questa notte nessuno mi conoscesse», ha detto il vincitore quando si è riavuto dallo choc, ma l’inconfutab­ile verità merita qualche approfondi­mento. Per chi segue il tennis lui è sempre stato un talento con l’aura da predestina­to. Ha esordito tra i profession­isti a soli 14 anni ed è diventato il più giovane tennista italiano di sempre a entrare nella classifica mondiale. Già allora i due bimbi terribili del circuito satellite erano lui e quell’holger Rune ormai stabilment­e fra i primi dieci del ranking. Alto 186 centimetri, fisico longilineo, cinque titoli Challenger su sette finali disputate, con questo successo Nardi entra di sicuro nella top 100 Atp. A prima vista è un altro cannoniere da Playstatio­n, di quelli che vanno a rete per ribattere le eventuali smorzate e per dare la mano all’avversario alla fine. Ma come i castelli in costruzion­e, nessuno può dire quante torri avrà fra un anno.

A Pesaro lo chiamano «Giotto» perché disegna traiettori­e perfette e vive nella semplicità protettiva della provincia italiana. Papà è un notaio tifosissim­o del Napoli (gli ha trasmesso lui la passione per gli azzurri), mamma è sempre stata la classica supportert­assista-psicologa che lo portava agli allenament­i e gli preparava le lasagne per fargli mettere su un po’ di muscoli. A Indian Wells la semplicità del neofita ha spiazzato tutti. Alla fine ha chiesto chi avrebbe incontrato (il problema, prima di scendere in campo contro Djokovic, neppure si poneva) e quando gli hanno detto che sarà l’americano Tommy Paul (numero 17 del mondo, si gioca oggi alle 19 ora italiana) ha commentato: «Davvero? Non lo sapevo, non avevo guardato il tabellone. Grazie per avermelo detto. Sarà un match molto difficile perché sta giocando bene e mi piace il suo stile». Alice nel paese delle meraviglie in purezza.

Durante la partita c’è stato un momento polemico che sta facendo il giro del web, come si suol dire. Nardi ha risposto a un servizio di Nole e poi si è fermato, pensando che fosse fuori. L’altro si è visto arrivare la pallina e l’ha giocata male. Punto per l’italiano. Allora il numero uno ha protestato con il giudice di sedia: «Si è fermato, lo devi punire». L’arbitro ha allargato le braccia: «Perché mai, non ha fermato il punto, non ha effettuato la chiamata. Solo perché si è fermato non vuol dire che anche il punto debba fermarsi».

Il serbo l’ha presa male e qualcuno già dice che da quel momento si è innervosit­o, andando in confusione. La cosa sa di giustifica­zione, di appiglio per nascondere a se stesso il destino dell’età (37 anni a maggio). A Indian Wells c’è qualcosa che forse finisce, mentre «Giotto» vola con la mente sulla valle della musica sognando qualcosa che comincia.

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