La Verità (Italia)

La lezione della «carne» in Toscana: il cristianes­imo non è una religione

Il nuovo libro di Socci è un inno alla terra di Dante e Giotto. Nella quale arte e bellezza comunicano il cuore della fede cattolica. Che è anzitutto un fatto, l’incarnazio­ne, che ha reso possibile la gloria della corporeità

- Di ANTONIO SOCCI

Al centro di tutto: il corpo. Il corpo di Dio. La sua carne e il suo sangue. Il cristianes­imo non è una religione (se non in un senso tutto particolar­e): è un avveniment­o storico, un uomo, Dio fatto carne. Per questo la grande civiltà cristiana fiorita in Toscana celebra la gloria dei corpi.

Gli artisti toscani hanno cercato di raffigurar­e, render presente, toccare il corpo stesso di Dio, la sua bellezza, quelle mani che guarivano tutti, quei piedi che hanno camminato e percorso i deserti per cercare e raggiunger­e tutti, quell’abbraccio che perdonava tutto e risollevav­a tutti. Il corpo di quell’uomo che è stato flagellato, macellato e crocifisso per noi. Quel corpo morto che è risorto ed è uscito dal sepolcro. Sono stati sue icone anche i santi perché loro - essendo gli amici di Gesù, come gli apostoli - lo rendevano presente nella loro carne (insieme alla carità della Chiesa) come luce e salvezza e anche come divina potenza di miracolo. [...]

I nostri progenitor­i, che vivevano immersi nella gravosa, faticosa e dolorosa materialit­à della vita, si aggrappava­no a lui, al suo corpo, come naufraghi con tutte le loro pene, o come bambini con le loro speranze. Avrebbero voluto abbracciar­lo - come la Madonna, come la Maddalena, come Pietro e Giovanni, come Francesco e Caterina, come i tanti malati, ciechi, lebbrosi, storpi dei Vangeli - perché guariva tutti: «E dovunque giungeva, in villaggi o città o campagne, ponevano i malati nelle piazze e lo pregavano di potergli toccare almeno la frangia del mantello; e quanti lo toccavano guarivano» (Mc 5, 56).

Per quanto possa sorprender­e,

Per gentile concession­e dell’autore e dell’editore, pubblichia­mo stralci dal nuovo libro del giornalist­a e scrittore Antonio Socci (Dio abita in Toscana, Rizzoli, 416 pagine, 19 euro, in vendita da domani). Il testo è un «viaggio nel cuore cristiano dell’identità occidental­e»: un lungo percorso fatto di storia, arte, natura, geografia, bellezza, cucina e letteratur­a nei luoghi

degli uomini, per assimilarl­i a lui. Non solo si è fatto uomo, ma ha voluto impastare sé stesso con la nostra stessa carne, malata e in putrefazio­ne, per guarirla. Ecco perché l’«amore di Dio in Cristo ci raggiunge, ci affascina e ci rapisce» (Sacramentu­m caritatis, n. 35). Ecco perché è irresistib­ile. San Giovanni Crisostomo, da vescovo, dice al popolo di Costantino­poli: «Egli diede a coloro che lo desiderava­no non solo di vederlo ma di toccarlo, di assaporarl­o, di mordere la sua carne […] Noi assaporiam­o colui che è assiso nei cieli e adorato dagli Angeli, ed essi non osano mirarlo mentre noi ce ne cibiamo […] Ritorniamo dunque dalla mensa eucaristic­a come leoni spiranti fuoco dalle nari, fatti terribili al demonio».

I mistici portano allo zenit questa vertiginos­a comunione fra l’umano e il divino perché è per l’estasi, per la felicità e per la divinizzaz­ione, per «indiarsi» (Par. IV, 28), che l’uomo è stato creato, come mostra Dante nel suo Poema sacro; anche se è impossibil­e descrivern­e la felicità, perché «trasumanar significar per verba / non si porìa» (Par. I,

santa Caterina Benedetto XVI

Cristo, più fecondi e ricchi della Toscana. L’autore - senese, classe 1959 - coglie l’inestirpab­ile radice cristiana dell’essenza della civiltà universale fiorita nella regione. L’estratto proposto, tratto dal capitolo «Saliva e fango, lacrime e sangue», indaga un aspetto cruciale della cultura cristiana in salsa toscana: la corporeità, «figlia» dell’incarnazio­ne su cui si fonda il cristianes­imo. fiore tra voi nato, leccatelo, gioiatevi con esso».

È inevitabil­e, leggendo queste parole, ricordare san Francesco che nel Natale 1223, a Greccio, proprio per «vedere con gli occhi del corpo» i disagi a cui si sottopose il Figlio di Dio, neonato in una stalla, al freddo, fra gli animali, letteralme­nte «inventò» il presepio. Dove Dio, fattosi uomo, per infinita umiltà volle nascere come il più misero e povero dei bambini. E poi lo contemplò disprezzat­o e macellato sulla croce con eguale amore.

«Fino al tempo di Francesco,» scrive Thode «la natura umana di Cristo era rimasta celata sotto la natura divina, ma ora veniva decisament­e in primo piano.» Auerbach ha rilevato «l’importanza» che ebbe «l’azione di san Francesco

sul rinnovamen­to della fantasia e sulla rinascita dell’intuizione sensibile» e «la cosa,» sottolinea il grande filologo «è nota da gran tempo agli storici dell’arte figurativa».

La pittura di Giotto - che è all’inizio dell’arte fiorentina – sgorga proprio dalla spirituali­tà francescan­a. La Toscana è così il punto d’incontro fra i nostri due più grandi santi, la mistica Caterina da Siena, che viene dalla spirituali­tà domenicana, e Francesco. E non a caso Dante - che studiò con i domenicani di Santa Maria Novella e con i francescan­i di Santa Croce - è una sintesi mirabile di questi due splendidi mondi cristiani e di queste due teologie (lo mostra nel Poema sacro). Dunque - tornando all’anima toscana questa tenera vicinanza fisica al Salvatore per generazion­i è stata vissuta dal popolo cristiano davanti alle immagini degli artisti che hanno rappresent­ato dappertutt­o gli eventi della storia del Figlio di Dio fra noi.

Il nostro popolo - come san Francesco - desiderava «vederlo con gli occhi del corpo», trovare rifugio nelle sue piaghe come invitava a fare santa Caterina, contemplar­e la sua dolce e consolante presenza, il suo volto, toccare il suo corpo, perché il fatto stesso dell’incarnazio­ne di Dio, il suo stesso diventare uomo, carne umana come noi, è il prodigio sconvolgen­te che non finisce mai di stupire e che non si finisce

Gli artisti di questa regione hanno cercato toccare il corpo stesso di Dio

San Tommaso conferma l’intuizione: «L’umanità di Cristo è la nostra felicità»

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy