Al «Tg1» l’ex pm finge di ritrattare
Mezza retromarcia sull’incontro con la parente del boss: «Può pure darsi che Decaro non ci fosse». Mentre il sindaco di Bari dà una nuova versione: «C’erano dei ragazzi...»
ha detto ancora Emiliano, «se ha bisogno di bere, se ha bisogno di assistenza, te lo affido».
Parole che hanno suscitato polemiche infinite e che Decaro
torna a smentire: «Non so cosa ricorda Emiliano», dice il sindaco di Bari e presidente dell’anci, «io non ho mai incontrato la sorella di nessuno per parlare della questione del traffico a Bari vecchia. Ho incontrato tante persone nella città vecchia per cercare di trovare una soluzione che tenesse insieme le esigenze dei residenti e dei commercianti. Venti anni fa ero un giovane assessore, ero ingegnere e mi occupavo di trasporti. Ero stato chiamato dal sindaco Emiliano per occuparmi della mobilità. Uno dei primi temi che ho affrontato è stato proprio quello della mobilità nella città vecchia. Oggi ce lo siamo dimenticati perché, per fortuna due terzi della città vecchia è pedonale, c’è la zona a traffico limitato, ci sono le telecamere. Quello era un periodo», sottolinea Decaro, «in cui c’era il parcheggio selvaggio, l’illegalità all’interno della città vecchia e non solo per i parcheggi. Bari vecchia 20 anni fa era Scippolandia. C’era un magistrato antimafia (Emiliano, ndr) e un giovane assessore che, preso anche dal furore del tecnicismo, voleva chiudere la città vecchia. Non è stato facile, si sono arrabbiati tutti in quel periodo: i residenti, i dipendenti del Comune, i dipendenti dei negozi del centro che parcheggiavano lì. Si sono arrabbiate anche alcune persone legate ai clan criminali. Credo non sia stato semplice per loro non entrare con l’automobile o vedersi spuntare le telecamere che recuperavano le targhe di chi entrava».
Decaro scende nel dettaglio della minaccia raccontata da Emiliano: «Una sera», sottolinea il sindaco, «c’erano dei ragazzi anche abbastanza grandi. Uno dei quali mi ha avvicinato, non so cosa avesse nella tasca del giubbotto. Io lo dissi il giorno dopo a Emiliano e qualche giorno dopo io e Emiliano, mentre andavamo in cattedrale da soli, abbiamo incontrato questo gruppo di persone e lui, a modo suo, da magistrato antimafia, disse a quelle persone: “A Decaro lo dovete lasciare stare, è un giovane
ingegnere, sta lavorando per me, serve al quartiere e serve soprattutto ai bambini che stanno per strada con le macchine che passavano davanti alla piazza della cattedrale”. Questo è stato».
Decaro nega, quindi, l’episodio raccontato da Emiliano e poi commenta la fotografia che ieri ha fatto il giro dei siti e dei tg: «Mi sono svegliato», argomenta il sindaco, «e ho trovato la mia faccia su alcuni giornali nazionali accostati al termine mafia, mi sono chiesto chi fossero le due donne nella foto e ho contattato le persone con cui ho lavorato sull’antimafia sociale e sul contrasto alla criminalità organizzata, l’ex comandante dei carabinieri di Bari vecchia e poi l’ex dirigente della polizia di Stato e abbiamo avuto difficoltà a capire chi fossero. Poi ho chiamato don Franco, il parroco della cattedrale, e abbiamo capito tutti insieme che sono due persone parenti del boss Capriati ma che non hanno nulla a che fare con il resto della famiglia. A me», aggiunge Decaro, «è dispiaciuto finire in una foto dove vengo accostato alla mafia ma immagino anche la difficoltà di queste persone che non c’entrano nulla. A me dispiace ma io ho le spalle larghe, queste due persone non c’entrano nulla».
In serata, poi, Emiliano ha ritrattato la sua ricostruzione dell’incontro fatta sul palco per Decaro al Tg1, anche se già due anni fa a Telenorba aveva raccontato lo stesso episodio senza che venisse smentito: «Sinceramente io ho parlato con la signora Capriati. Se Antonio non si ricorda che era accanto a me, è possibile che abbia ragione. Se ritratto? No, sono passati 18 anni, io parlavo a una piazza intera che capiva che cosa stavo dicendo. Non ho fatto errori in questi giorni, quando si dice la verità non si deve avere paura di nulla».